Siria, aerei bombardano convoglio dell’ISIS. Almeno 40 jihadisti uccisi

L’attacco è avvenuto nella notte fra il sabato e domenica su un convoglio diretto partito da Raqqa e diretto nella parte orientale della provincia di Hama. Testimoni locali riferiscono che il raid è opera di caccia siriani o russi. Esclusa partecipazione di aerei statunitensi o della Coalizione Internazionale a guida Usa

Damasco  – Nella notte tra sabato 17 Ottobre e domenica 18, aerei avrebbero effettuato un raid di attacco contro un convoglio di miliziani jihadisti dell’ISIS. I caccia avrebbero colpito in particolare 16 veicoli partiti da Raqqa – capitale del sedicente Stato Islamico – e diretti nella parte orientale della provincia di Hama, in Siria.

Ne ha dato notizia il controverso Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, un think tank con sede a Londra, che cita informazioni riferite da testimoni sul terreno. L’attacco – sempre secondo i testimoni citati dal centro di analisi diretto da Rami Abdel Rahman – sarebbe stato portato a compimento da caccia siriani o russi: esclusa la presenza di velivoli degli Stati Uniti o di altri Stati aderenti alla Coalizione Internazionale a guida Usa.

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Rami Abdel Rahman ha riferito alla France Presse che nell’attacco sono rimasti “i corpi carbonizzati di decine di combattenti.

Dalla fine di Settembre, anche la Russia ha lanciato attacchi aerei contro obiettivi dell’ISIS in Siria, ma anche contro gruppi combattenti contrari al regime del presidente siriano Bashar al-Assad, che Mosca sostiene, anche se di recente la posizione intransigente sulla sua permanenza al potere si è ammorbidita e Putin ha ammesso che nel medio termine Assad potrebbe dover accettare di abbandonare il potere, nel quadro di una soluzione politica e negoziata della guerra civile siriana.

Lo stesso ‘oculista prestato alla Siria’ – Assad – ha ammesso che si farebbe da parte, nel caso servisse per riportare la pace nel suo Paese. E in questo quadro, anche gli attacchi russi contro gli ‘oppositori laici’ di Assad (riuniti nell’Esercito Libero Siriano) si sono diradati e i caccia russi hanno inquadrato con più determinazione obiettivi dell’ISIS.

Secondo Henry Kissinger, Mosca agisce in Siria nel quadro di uno schema geopolitico puro e non ideologico, teso ad allentare la tensione sul fronte sud-occidentale dei confini nazionali per porre un argine alle potenziali infiltrazioni jihadiste nel Caucaso. L’ex Segretario di Stato americano, e consigliere per la sicurezza nazionale ai tempi di John Kennedy e Lindon Johnson, in un editoriale sul ‘Wall Street Journal‘ ha bocciato la politica di Obama in politica estera, specialmente sul Medio Oriente, vicino al collasso per una perdita di leadership creativa degli Stati Uniti, che subiscono gli interessi degli alleati della regione e non determinano più l’agenda.

Mosca è intervenuta in Siria al di fuori della Coalizione Internazionale a guida statunitense, ma appare più efficace degli Stati Uniti nella lotta contro l’ISIS, una circostanza che agli esperti di dietrologie ha dato conferma dei legami tra Usa e jihadisti, considerati frutto della ‘creatività’ americana.

Kissinger ha ammonito Obama di riflettere sul tema, perché è prioritario eliminare la minaccia portata avanti contro il mondo libero dall’ISIS, piuttosto che cacciare Assad, un obiettivo eventuale da rimandare a tempi più maturi e, soprattutto, nel quadro di una soluzione non bellica del conflitto siriano. Un’alleanza tra Russia e Stati Uniti – ha sottolineato il Premio Nobel per la Pace 1973 – è la soluzione per stabilizzare il Medio Oriente e rientra negli interessi americani e negli obiettivi valoriali di Washington.

Dal marzo 2011, data di inizio degli scontri fra il governo Assad e una multiforme coalizione di oppositori, nel conflitto siriano hanno perso la vita oltre 250mila persone. Gli sfollati, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono oltre 11 milioni: almeno 4 milioni hanno scelto le nazioni confinanti – Turchia, Libano, Giordania e Iraq – mentre altri 150mila hanno chiesto asilo all’Unione Europea. Gli altri 6,5 milioni sono sfollati interni, persone che hanno abbandonato tutto, ma hanno scelto di rimanere nel Paese.

Le milizie jihadiste dell’ISIS si sono macchiate di crimini contro l’umanità, in una infinita sequela di atrocità che non ha risparmiato donne, vecchi, bambini, soprattutto delle minoranze religiose cristiane, yazide e sciite.

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