La prossima notte torna l’ora solare: lancette indietro di un’ora dalle 3 alle 2

Si dormirà un’ora in più nel passaggio dall’ora legale, che però ha consentito di risparmiare quasi 90 milioni di euro di energia. Le lancette torneranno un’ora avanti il prossimo 27 Marzo 2016

Roma – Un’ora in più di sonno ma giornate con meno luce. Torna così tra sabato 24 e domenica 25 l’ora solare e dovremo spostare le lancette dell’orologio un’ora indietro.

L’ora solare ci accompagnerà fino al 27 marzo del 2016. L’ora solare sarebbe tecnicamente diversa in ogni punto del globo terrestre, in quanto riferita alla posizione del sole, mentre l’ora legale, istituita per garantire un risparmio energetico grazie ad un uso inferiore della luce elettrica, termina dopo sette mesi ed è una variazione convenzionale dell’orario astronomico.

Nei paesi dell’Unione Europea e in Svizzera l’ora legale inizia l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre, quando subentra appunto l’ora solare. Solitamente, quando l’orario coincide con quello del fuso orario di riferimento, in Italia questo spostamento in autunno delle lancette prende il nome di ‘ora solare‘ o ‘ora civile convenzionale’. In alcuni Paesi l’ora solare è però di fatto sospesa e si adotta l’ora legale per tutto l’anno.

Nelle società antiche e prima della diffusione degli orologi tutto questo non accadeva perché l’organizzazione delle civiltà agricole non si basava su bioritmi fissi come nelle moderne civiltà industrializzate. I contadini, che costituivano la grande maggioranza della popolazione, si alzavano infatti sempre all’alba seguendone inconsciamente il progressivo anticipo in primavera o ritardo in autunno.

Nell’impero romano la cosiddetta ora prima era sempre quella che seguiva il sorgere del sole, indipendentemente dall’istante in cui questo evento astronomico si verificasse.

Nell’età contemporanea l’espediente dell’ora legale non fa così che riprodurre almeno in parte questo antico spostamento dei bioritmi umani a seconda delle stagioni. Ed il cambio di passo è subentrato per un’esigenza di risparmio energetico.

Il primo a parlarne nel 1784 era stato Benjamin Franklin, l’inventore del parafulmine, che ne pubblicò un concetto sul quotidiano francese Journal de Paris. Le riflessioni di Franklin si basavano sul principio di risparmiare energia ma non trovarono seguito. Ci volle oltre un secolo perché l’idea di Franklin fosse ripresa nel 1907 dal costruttore inglese William Willett. E questa volta trovò terreno fertile nel quadro delle esigenze economiche provocate dalla Prima Guerra Mondiale.

Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede così il via libera al ‘British Summer Time’ che stabiliva lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti paesi imitarono presto la Gran Bretagna perchè in tempo di guerra il risparmio energetico era diventata una priorità. L’ora legale non può ovviamente aumentare le ore di luce disponibili, ma solo indurre un maggior sfruttamento delle ore di luce che sono solitamente “sprecate” a causa delle abitudini di orario.

In termini di risparmio energetico, secondo quanto rilevato da Terna – gestore della rete elettrica nazionale – durante il periodo di ora legale (dal 29 marzo 2015) quell’ora quotidiana di luce in più ha consentito all’Italia di risparmiare complessivamente 552,3 milioni di kilowattora (549,7 milioni di kWh il dato del 2014), un valore pari al consumo medio annuo di elettricità di circa 210 mila famiglie.

Nei mesi di aprile e ottobre si è registrato, come di consueto, il maggior risparmio di energia elettrica, perché in questi due mesi ci sono le giornate più “corte” in termini di luce naturale rispetto ai mesi dell’intero periodo.

Spostando in avanti le lancette di un’ora, quindi, si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi come luglio e agosto, invece, poiché le giornate sono già più lunghe rispetto ad aprile, l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità.

In termini di costi, l’Italia ha risparmiato con l’ora legale 89,3 milioni di euro, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media 16,17 centesimi di euro al netto delle imposte. Nel dettaglio, a marzo si è avuto un risparmio di 16,2 milioni di kWh, ad aprile di 144,0 milioni di kWh, a maggio di 80,5 milioni di kWh, a giugno di 31,1 milioni di kWh, a luglio di 30,3 milioni di kWh, ad agosto di 31,9 milioni di kWh, a settembre di 70,6 milioni di kWh e a ottobre di 147,7 milioni di kWh.

Dal 2004 al 2015 il risparmio complessivo del Paese è stato di circa 7 miliardi e 270 milioni di kilowattora, pari a un valore di circa 1 miliardo e 79 milioni di euro.

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