La Risoluzione Francese e l’Europa sull’orlo del precipizio

Di fronte alla ‘fuga in avanti’ della Francia, giustificata dagli avvenimenti, l’Unione Europea rischia la crisi istituzionale irreversibile. Se la risposta ‘unanime’ dei 28 sarà solo a ‘geometria variabile’, emergerà la debolezza strutturale della costruzione europea, oggi al bivio tra dissoluzione e approdo federale

L’ennesimo “11 Settembre” jihadista ha scosso Parigi e il mondo intero, ma ha soprattutto inferto un colpo traumatico all’immaginario collettivo europeo continentale, mostrando una lacuna di fondo: l’ignoranza su un fenomeno che invece aveva già colpito con analoga efferata brutalità gratuita su gente inerme.

Sembra che nel frattempo non sia accaduto niente – dopo il vero 11 Settembre – a Mosca (assalto teatro Dubrovka, 23-26 Ottobre 2002), Madrid (l’11 Marzo 2004), Beslan (1-3 Settembre 2004), Londra (7 Luglio 2005), nelle mille incursioni di Boko Haram in Nigeria, Camerun, Niger. Ancora in Siria o in Iraq, Afghanistan; di nuovo a Parigi all’inizio di quest’anno. In Yemen.

Il risveglio dell’opinione pubblica e il fallimento di 14 anni di minacce non comprese? I decisori politici e la classe dirigente europea, con specifiche colpe in vigilando della cosiddetta sinistra progressista incline a guardare la realtà con gli occhi del desiderio, non dell’analisi cruda e spesso – per questo – fetida hanno fallito. Per costoro, i moscoviti massacrati al teatro Dubrovka di Mosca fossero persone di ‘Serie C’ o i bambini di Beslan massacrati come pidocchi da eliminare, o le bimbe afghane o yemenite, date in pasto agli orchi istituzionali in matrimoni forzati e contro natura, non esistono, non sono mai esistiti. E perfino i mordi di New York, Madrid e Londra sono frutto di un complotto?

La sala del Bataclan, trasformata in campo di battaglia, l’Ypres del 2015 sul suolo della Francia, europea più che mai
La sala del Bataclan, trasformata in campo di battaglia, l’Ypres del 2015 sul suolo della Francia, europea più che mai

La Francia si è scoperta vulnerabile in un 13 Novembre sembrato quasi un 8 Settembre della prevenzione, con soldati combattenti del jihad indisturbati nella loro azione di consegna della morte, come spedizionieri di una fatwa permanente verso chi non si adegua, non si converte, non sposa l’islam ‘vero’ del verbo hanbalita.

Sull’orlo del precipizio, François Hollande aveva due possibilità: cedere alla pressione degli avvenimenti tragici, lasciando la Francia in una confusione istituzionale con un tragico precedente storico (il 1940); reagire all’aggressione con tutte le forze. Il socialista finora perdente su tutta la linea – e a picco nei sondaggi – ha scelto di reagire, cercando di salvare la Francia e se stesso.

La dichiarazione di guerra di lunedì 16, di fronte al Senato e all’Assemblea Nazionale in seduta comune in Congresso a Versailles, segna anche il giro di boa della storia del processo di integrazione europea, di fronte a uno speculare bivio: perire o sopravvivere, rilanciare l’integrazione o ridurla a meri calcoli economici, evolvere verso un sistema costituzionale in grado di proteggere tutti allo stesso modo dagli imprevisti della Storia o indietreggiare verso un pericoloso individualismo statale incapace di affrontare singolarmente i problemi. Anzitutto quello dell’esistenza in vita di persone e istituzioni.

Per questo motivo, la Risoluzione Francese rischia di far diventare obsoleto ogni meccanismo comunitario, se il richiamo all’articolo 47.2 del Trattato di Lisbona – con l’avocazione della solidarietà europea, non già di quella atlantica – rimarrà lettera mezza viva e mezza morta. Se l’intervento dei 28 sarà a ‘geometria variabile’, lasciato alla discrezione degli Stati, la conseguenza più pericolosa sarà la prossima dissoluzione del processo di integrazione europea, la fine dell’UE come la conosciamo oggi e il ritorno indietro a Stati nazione pomposamente ‘sovrani’, ma del tutto incapaci ad affrontare la realtà.

Non c’è dubbio infatti che la ‘fuga in avanti’ di Hollande manifesti una debolezza di fondo e forse anche un’illusione. La debolezza di istituzioni comuni che ancora vengono anticipate da azioni individuali degli Stati. L’illusione che un Paese – per quanto potente e popolato – possa farcela da sola o possa imporre agli altri partner il proprio punto di vista.

Nessuno Stato europeo è in grado di agire al 100% da solo in settori chiave come la difesa militare e la sicurezza interna europea. Se alla Risoluzione Francese non seguirà una ‘Sala della Pallacorda’ europea, un riavvio immediato del processo di costituzionalizzazione dell’Europa, noi (noi europei, tutti inclusi, nessuno escluso) non scivoleremo solo nell’inconsistenza geopolitica, andremo incontro alla perdita dei nostri valori comuni e la pace sarà solo una parola vuota che conterrà solo un concetto diverso: la sottomissione alla barbarie.

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