Battlehack, team italiano ha trionfato nella finale mondiale
Dopo aver vinto BattleHack Venice, tappa italiana dell’omonima maratona tecnologica, tenutasi l’11 e12 luglio presso l’incubatore veneto H-Farm, il Team Venice trionfa anche alla finale mondiale di San Francisco del 16 novembre, davanti ad un gruppo di canadesi (secondi classificati) e una squadra proveniente da Singapore (terza).
San Francisco – Battlehack è il format di hackathon proposto da Braintree, una società di PayPal, giunto alla 4a edizione. Nel corso del 2015 ha fatto tappa in 14 città: Atene, Berlino, Chicago, Londra, Los Angeles, Melbourne, New York, Raleigh, Singapore, Stoccolma, Tel Aviv, Tokyo, Toronto e Venezia. In ogni città, i migliori hacker si cimentano nel risolvere problemi di carattere sociale che hanno un impatto a livello globale. I vincitori di ogni tappa nazionale ricevono in premio la partecipazione alla finale presso il quartier generale di PayPal nella Silicon Valley californiana, dove si contendono la famosa ascia-trofeo, simbolo del hackathon, oltre ai 100.000$ in palio. Gli hacker possono partecipare singolarmente oppure in team (di massimo 4 persone) e sono liberi di utilizzare qualsiasi linguaggio di programmazione ma hanno il vincolo di includere le APIs di PayPal, Braintree o Venmo quali unici metodi di pagamento all’interno della soluzione proposta. La proprietà del software scritto rimane ai partecipanti che possono decidere di costituirsi in startup.
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Ancora una volta i giovani italiani si dimostrano capaci di competere brillantemente a livello internazionale, perfettamente padroni dei più avanzati strumenti tecnologici.
Abbiamo raggiunto via web Caterina Vidulli, 27 anni, di Trieste, laureata in ingegneria gestionale con il massimo dei voti presso l’università di Udine.
D: Raccontaci quest’esperienza: siete partiti alla volta di San Francisco con un obiettivo minimo? Sentivate di avere le carte giuste per il successo finale?
R: Sicuramente quando siamo partiti non avevamo la certezza di vincere, ma sapevamo di essere molto competitivi: diversi membri del team avevano partecipato a moltissimi hackaton in passato e conoscevamo bene il format, inoltre volevamo portare un progetto sull’auto, che permettesse di controllarla da remoto. Quando poi, appena arrivati a San Francisco, abbiamo preso due multe in due giorni per non aver capito alcune regole di parcheggio della città, ci è venuta l’idea di IFcar e non ti nascondo che eravamo certi si trattasse di un progetto con alto potenziale.
D: Come hai conosciuto gli altri componenti del team? Quali specifiche competenze aggrega?
R: Conoscevo già sia Cristiano Griletti (aka Mastro Gippo) che avevo incontrato in diversi hackaton precedenti in H-Farm, e Sara Spadafora, che aveva partecipato al programma di accelerazione di H-Farm con la sua startup GLIX nel settore del fashion. Invece Cristy Gutu, studente di informatica all’ultimo anno di liceo, lo abbiamo incontrato direttamente alla prima tappa del BattleHack. Il team è molto eterogeneo e aggrega tutte le competenze necessarie ad una startup: Cristiano è un programmatore hardware che sviluppa circuiti elettronici e “hackera” auto da dieci anni, Cristy è uno sviluppatore software specializzato in applicazioni Android, Sara è una grafica specializzata in brand communication ed io ho esperienza pluriennale nel mondo delle startup e sono specializzata nello sviluppo di progetti di business, tra cui l’ultimo Shamat. Gli altri team internazionali contro cui ci siamo scontrati, invece, erano quasi tutti composti solo da programmatori e con pochissime donne.
D: Puoi parlarci del progetto che vi ha permesso di vincere l’hackaton?
R: L’abbiamo chiamato IFcar, permette di trasformare qualsiasi auto in una intelligente. Consiste in un piccolo dispositivo che si installa nella presa OBD della propria auto, che ha accesso a informazioni come la posizione delle ruote, l’apertura delle portiere, l’accensione dell’aria condizionata, i finestrini, la velocità, ecc.; inoltre, grazie a diversi sensori, può rilevare la posizione GPS, la temperatura interna, l’inclinazione dell’auto ed altro ancora. Un’applicazione per smartphone permette di controllare il dispositivo, creando delle regole che risolvano i piccoli problemi quotidiani combinando i diversi elementi. Ad esempio, chi non ha mai dimenticato l’auto aperta o con i finestrini abbassati quando piove? Con IFcar si può impostare l’invio di un avviso quando ci si allontana dall’auto lasciando le portiere o i finestrini aperti. Oppure, si possono evitare multe per errori di parcheggio: può emettere un suono quando si entra in una strada a traffico limitato, o attivare una sveglia nei parcheggi a tempo, che ricorda quando bisogna spostare l’auto. L’idea ci è venuta proprio quando a San Francisco abbiamo preso due multe nelle prime 24 ore perché non sapevamo che le ruote dovessero essere girate verso il marciapiede nei parcheggi in salita; IFcar avrebbe potuto avvisarci ed evitarci la multa! Ognuno può creare le regole che preferisce oppure acquistare pacchetti di regole già pronte, come nel caso di quelle che riguardano il traffico di una città. Una delle applicazioni che è piaciuta di più alla giuria è stata quella che permette di salvare i bambini dimenticati in auto sotto il sole, problema molto sentito visto che in media muore un bambino ogni nove giorni. Se l’auto è spenta, la cintura posteriore è inserita e la temperatura supera una certa soglia, IFcar abbassa i finestrini di qualche centimetro, salvando il bambino, e lancia una chiamata ai genitori. Tramite l’acquisto di sensori aggiuntivi, come ad esempio quello di movimento, è possibile anche prevenire il furto: se l’auto è spenta e dentro c’è movimento, viene lanciata un’allerta.
D: Progetti futuri (tuoi e del team)? Valuteresti un trasferimento oltre oceano se dovessero giungere proposte particolarmente allettanti?
R: Valuteremo qualsiasi proposta in base alle opportunità che si presenteranno! Inoltre San Francisco ci è piaciuta moltissimo per la sua dinamicità e per la ricchezza di opportunità per chi vuole fare impresa, quindi è ovviamente una città allettante. In ogni caso, al momento sia Sara che io stiamo lavorando alle nostre startup, rispettivamente GLIX (www.glix.info) e Shamat (www.shamat.co), che si trovano a uno stadio più avanzato e che secondo noi sono altrettanto valide. Invece Cristiano e Cristy, che al momento sono più liberi, sono molto interessati a portare avanti IFcar. Vedremo!
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