Terrorismo islamico, avvertimento per un film già visto

Mentre il jihad globale colpisce indiscriminatamente la popolazione civile, c’è chi filosofeggia, distingue, precisa, spinge all’accoglienza senza limiti. Una scelta che somiglia in modo imbarazzante a quella compiuta da una certa sinistra negli Anni ’60, agli albori del terrorismo politico italiano. Un errore che costò lacrime e sangue versato da innocenti servitori dello Stato, assassinati per mano di amici-degli-amici

Prima che in Italia cominciassero gli “anni di piombo”, l’allora prefetto di Milano, Libero Mazza, stilò un rapporto per il ministro dell’Interno pro tempore, Franco Restivo, nel quale faceva un resoconto della situazione che si stava creando a Milano. Nel rapporto il prefetto faceva presente che dalle due parti estreme dello schieramento politico stava emergendo un clima di violenza pericolosa per l’ordine pubblico. Nel documento si attribuiva maggiore forza numerica alla sinistra, facendo anche accenno al gruppo che stava costituendo le Brigate Rosse.

Apriti cielo. Il Prefetto Mazza fu massacrato dalla sinistra: intellettuali, sindacalisti, partiti e peracottari in servizio permanente effettivo; e quando il terrorismo di destra e di sinistra insanguinò l’Italia, nessuno gli chiese scusa.

Oggi la storia si ripete con il terrorismo islamico: non sono mancati gli allarmi, gli avvertimenti, ma per carità, ancora una volta gli intellettuali, gli aspiranti all’integrazione, gli accoglienti, i cattolici che-più-cristiani-non-si-può, hanno detto che no, non è vero, sono pochi, sono strumentalizzati.

Poi scoppiano le bombe e si ritrovano tutti a essere Charlie, Paris, Bruxelles e fanculo ai menagrami populisti e sciacalli che avevano lanciato l’allarme.

Allora erano i “compagni che sbagliano”, oggi sono i “sedicenti musulmani che hanno deviato dalla religione di pace”.

Eppure, guarda un po’, allora cominciarono la XXII Ottobre e poi i NAP con la politicizzazione dei malavitosi di mezza tacca (uno per tutti Cesare Battisti con i Nar, ndr); oggi, come si è saputo degli attentatori suicidi di Parigi e quelli dell’aeroporto di Bruxelles, accade con i terroristi islamici indottrinati in carcere.

E Gillo Pontecorvo, nella ‘Battaglia di Algeri’, aveva ben descritto come l’FLN ottenne la redenzione del magnaccia Alì La Pointe, fino a trasformarlo in un combattente di prim’ordine.

Ma noi niente, sordi, ciechi, muti… Dobbiamo accogliere i migranti, dobbiamo integrarli, dobbiamo capirli, spieghiamo loro come si fa l’amore in Occidente; e poi non sono manco immigrati, sono francesi, belgi di terza, quarta generazione, che nutrono risentimento per non aver raggiunto il successo, la ricchezza, la parità di classe. Insomma una lotta di classe con il burqa, con il niqab.

L’ISIS rivendica e dice “siamo in guerra con voi”. E noi rispondiamo facendo melina: ‘ma chi vi pensa?’, ‘chi vi cerca?’, ‘messaggio respinto al mittente’, ‘noi non siamo in guerra con nessuno’.

Ah no? E le bombe, i droni e via cantando? Operazioni umanitarie, aiuti agli amici. Ergo, non siamo in guerra, al massimo stiamo conducendo un’operazione di polizia, quindi non è guerra.

Intanto chiediamo agli imam – che non espelliamo, perché li consideriamo moderati – di condannare e indurre a condannare i terroristi sedicenti islamici (voglio essere politicamente corretto), insomma li vogliamo come moderni “zio Tom”.

Bene. E che faremo il giorno in cui i terroristi diverranno forza dispiegata nelle metropoli occidentali e dopo aver imposto la sharia, come hanno già fatto in alcuni quartieri totalmente arabizzati, inizieranno a creare strutture parallele e a sgozzare i collaborazionisti? Cominceremo a pensare a una convivenza fra istituzioni parallele all’interno dello stesso Stato?

Stamane ponevo una questione a fronte dei titoloni dei giornali e di alcuni editoriali che usavano a piè sospinto la parola “guerra”: la vogliamo vincere o preferiamo perderla? Temo che la seconda sia la risposta giusta.

Statemi bene, amici miei, io vi ho avvertiti.

Naturalmente non ho soluzioni e meno che mai penso sia giusto quell’ “espelliamoli tutti”, scritto su un giornale stamattina. Una fanfaronata da Capitan Fracassa.

PHOTO DA LE SOIR – © ULDERICO PIERNOLI – RIPRODUZIONE RISERVATA

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