“Spero il Vesuvio si riprenda le case dei napoletani”. Maria Teresa Meli, eterogenesi di una giornalista

L’ultima sparata della giornalista del ‘Corriere della Sera’ sembra mutuata dal lessico della peggiore curva calcistica, ma purtroppo mostra il cambiamento di stato di taluni ‘osservatori’, trasformatisi in ‘attori’ ideologicamente schierati

Mi auguro che il Vesuvio si riprenda le case che i napoletani hanno messo là“. Una frase gettata come un sasso indirizzato a un vetro. Lo facesse chiunque, sarebbe assai criticabile, ma proferita da una giornalista del ‘Corriere della Sera‘ fa sensazione, se non impressione.

Ieri mattina, nella quotidiana edizione di ‘Agorà‘, trasmissione condotta da Gerardo Greco, Maria Teresa Meli ha così commentato le immagini provenienti dal litorale di Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove l’abusivismo edilizio ha causato danni vergognosi al patrimonio demaniale. Una vergogna che merita tutta la critica possibile, ma non certo il richiamo alla furia degli elementi e alla potenza delle eruzioni di un vulcano, il Vesuvio, che in quelle zone fece tabula rasa nel 79 d.C.

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Forse la ‘battuta’ discutibile della giornalista di origini siciliane è stata sottovalutata, tanto che l’account ufficiale su Twitter della trasmissione l’ha rilanciata. La reazione degli utenti e dei telespettatori è stata immediata, densa di comprensibile ira, condita da una critica puntuale.

Critica che è stata ancora più intensa, perché poco dopo – forse per contestualizzare la battuta precedente – Maria Teresa Meli ha aggiunto: “Bisogna chiedersi perché certe cose avvengono al Sud e in Lombardia cittadini non si comportano così“.

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Anche questa un’osservazione condivisibile, ma che forse meriterebbe una spiegazione più complessa.

È indubbio che la ‘sensibilità’ civica in molte regioni del Meridione sia affievolita, per usare un eufemismo, ma il compito di un giornalista non è ergersi a giudice di cassazione, comminare la condanna e mettere in esecuzione la pena.

Compito di un giornalista è raccontare i fatti, spiegarne i fondamenti, lasciando alla pubblica opinione la libera formazione dell’opinione.

Purtroppo, Maria Teresa Meli appartiene alla schiera di giornalisti che – senza un’opportuna separazione tra cronaca e opinione – hanno scambiato la funzione giornalistica per badge di partecipazione alla partita politica, cambiando in modo surrettizio la funzione esercitata.

Una eterogenesi che non aiuta la democrazia – anzi fomenta la confusione – e non consente alla cittadinanza un’adeguata informazione, libera da pregiudizi etnici e politici. Se poi una nota giornalista, evocando la potenza della lava vulcanica, quale mezzo per ripulire le vergogne dell’abusivismo edilizio (che ha molti padri e molte madri), traduce la testimonianza in acquisizione del lessico della curva calcistica più esecrabile.

Per questo merita una sanzione (seppur dimostrativa) equivalente al Daspo comminato ai maleducati che rendono inguardabile il calcio.

PS

Se i napoletani, oltre incazzarsi con qualche ragione, facessero anche una serena autocritica, ne beneficerebbe l’intero Paese.

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