Guerra al jihad, una Guardia Nazionale in ogni Stato dell’UE

L’invito del ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ai propri concittadini di arruolarsi nella Riserva Operativa dovrebbe essere seguito in tutta Europa con la costituzione su base statale di un corpo ausiliario di supporto a Forze Armate e alle Forze di Polizia, denominato Guardia Nazionale

Roma – Patrick Calvar, direttore del DGSI (Direction Générale de la Sécurité intérieure, il servizio segreto interno di Parigi), alla fine dello scorso mese di giugno,  nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli attentati del 13 Novembre 2015 aveva avvertito: “al prossimo attacco islamista, c’è il pericolo che scoppi la guerra civile”. Ossia che gruppi estremi nazionalisti possano prendere l’iniziativa e colpire obiettivi, persone, gruppi legati ai musulmani francesi. Una dichiarazione passata in secondo piano in Italia, sulla stampa nazionale. Una settimana dopo, Calvar alla medesima commissione anticipava il cambio di strategia dell’Isis, con utilizzo di mezzi di trasporto come ordigni (autobomba e non solo), in pure stile “car-intifada” (uso delle auto per investire la gente inerme). Poi la Strage di Nizza del 14 Luglio 2016.

Sabato 16 Luglio, è stato il ministro dell’Interno di Parigi, Bernard Cazeneuve, a inoculare nel dibattito istituzionale transalpino un richiamo alla tradizione della partecipazione civica al mantenimento della sicurezza nazionale.

A Nizza, durante un meeting in prefettura per fare il punto della situazione dopo l’attacco jihadista di due giorni prima, il capo di Place Beauvau ha attinto all’inno nazionale per chiamare i francesi a prendersi le proprie responsabilità nella guerra contro il jihadismo: “Aux armescitoyens” (Alle armi, cittadini). Invito rivolto, con un pizzico di retorica (più che giustificata: qui non giudichiamo la presidenza Hollande, non rientra nell’economia di questa analisi), a tutti i cittadini: arruolatevi nella Riserva Operativa (Réserve Opérationnelle).

La Riserva Operativa in Francia è aperta a giovani dai 18 ai 30 anni, a ex militari o ex poliziotti in congedo, i cui arruolati affiancano Forze Armate e Polizia Nazionale nel controllo del territorio e nel primissimo intervento, dopo un corso di aggiornamento/formazione di 15 giorni (per chi affianca le forze dell’ordine) o di 30 (per chi affianca i militari dell’Armée de Terre) che consenta di partecipare alla campagna di sicurezza nazionale denominata “Operation Sentinelle”.

La chiamata alle armi di Cazeneuve è sicuramente un espediente reattivo, dopo il quarto attacco di vaste dimensioni che la Francia ha dovuto fronteggiare in 18 mesi, ma di certo è anche l’unico modo per portare sulla strada gli strumenti di difesa della sicurezza pubblica e cercare di opporsi a un pericolo e a minacce sfuggenti, altamente mobili, potenzialmente suicide e imprevedibili.

L’unico modo, infatti, di minimizzare il danno di un attacco jihadista è opporre una resistenza attiva al singolo evento con personale in grado di agire in contesto urbano per:

  1. rispondere al fuoco nemico;
  2. contrattaccare con precisione;
  3. affrontare l’emergenza nell’immediato in attesa dell’arrivo dei reparti tattici (per crisi più estese sia in profondità di attacco che in durata cronologica dell’incursione terroristica);
  4. prestare le prime cure sanitarie su eventuali vittime bersaglio dell’azione jihadista in ambiente ‘combat’, in modo da ridurre il numero dei morti causati da impossibilità di intervento medico.

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Sotto questo profilo, l’esperienza transalpina della Riserva Operativa è un buon modello di partenza, che però va adottato da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea (e perfino dalla uscente Gran Bretagna), con un paradigma uniforme che dovrebbe assumere la forma di Guardia Nazionale statale, finanziata con risorse finanziarie divise equamente tra Unione Europea e ciascuno Stato membro e uno statuto analogo a quello delle Guardie Nazionali dei 50 Stati membri dell’Unione Nord-Americana.

La Guardia Nazionale dovrebbe essere aperta a cittadini dell’Unione Europea residenti sul territorio di ciascuno Stato con compiti di corpo ausiliario delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, nonché dell’intelligence territoriale e statale.

In questo modo, cittadini con determinati requisiti – di età, psico-fisici, moralità e legalità, capacità professionale e specifiche competenze necessarie all’esercizio delle funzioni – sarebbero chiamati ad agire in borghese o in divisa in azioni di monitoraggio sul territorio e di primo intervento, nelle more dell’arrivo delle forze specializzate in caso di evento terroristico o di qualsiasi emergenza richieda la dislocazione sul territorio di unità di primo intervento medico, tattico e strategico (si pensi alle unità NBCR, Nucleare Batteriologico Chimico e Radiologico).

In Francia, la Guardia Nazionale consentì ai cittadini la difesa dei valori della Rivoluzione dal 1791 al 1870, così come negli Stati Uniti la medesima denominazione era stata adottata per le truppe dei 13 Stati: un evidente richiamo agli stretti legami tra le due esperienze rivoluzionarie al di qua e al di là dell’Atlantico. Un nome per tutti, il Marchese de La Fayette, eroe dell’Indipendenza Americana prima, poi protagonista dei moti rivoluzionari in patria.

La creazione del corpo della Guardia Nazionale potrebbe essere conclusa in tre mesi, con procedura legislativa d’urgenza e con un Testo Unico valido in tutti gli Stati membri dell’UE e approvato da ciascun Parlamento statale.

Una Guardia Nazionale su base statale avrebbe, a nostro avviso, due evidenti benefici, uno tecnico, l’altro politico-istituzionale. Dell’aspetto tecnico abbiamo già detto: capacità di agire sul terreno urbano in condizioni combat ready, anche sanitarie.

L’aspetto politico-istituzionale, invece, riguarderebbe un incremento della partecipazione popolare alla costruzione dell’Unità Europea, partendo da unità combattenti ausiliarie statali, accessibili ai cittadini di tutti gli Stati membri residenti nello Stato di riferimento.

Nell’ipotesi francese, cittadini europei di origine italiana, spagnola, tedesca, bulgara, rumena (per fare solo alcuni esempi) – ma residenti in Francia – potrebbero partecipare al mantenimento della sicurezza statale transalpina, con spirito Nazionale europeo e capacità di difendere le istituzioni democratiche e la popolazione dell’Esagono (e così via per tutti gli Stati membri dell’UE).

Due aspetti che potrebbero ribaltare il paradigma decadente dei valori comuni europei e, inoltre, bilanciare le istanze di rafforzamento militare che in questi giorni provengono da Berlino, creando il primo vero prodromo di Difesa Europea distinta in Forze Armate uniche e in Guardie Nazionali statali, in cui dovrebbero confluire in futuro le attuali FFAA di ciascuno Stato membro, una volta avviata la fase federale dell’Unione.

È fuor di ogni ragionevole dubbio, infatti, che nessuno Stato europeo è davvero indipendente e sovrano, capace di agire uti singulo in campo globale e perfino regionale. L’unità politica del Continente, indispensabile premessa istituzionale di una evoluzione federale e di Forze Armate uniche, è un obiettivo oggi apparentemente più difficile per le diverse convulsioni ‘indipendentiste’. Ma è altrettanto certo che l’Unione Europea attuale è inadatta a contrastare i marosi della Storia e, anzitutto, la minaccia più grave alla sopravvivenza culturale, valoriale e religiosa dell’Europa tutta: il jihadismo islamico.

La statua di Eugenio di Savoia ricorda nella Heldenplatz dell’Hofburg a Vienna (sotto) la posta in gioco nel settembre del 1683, quando le truppe ottomane vennero fermate alle porte della capitale del Sacro Romano Impero: la sopravvivenza dell’Europa cristiana.

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Oggi le mura di fortificazione dell’Europa – baluardo per le Libertà – sono in ogni strada, in ogni piazza, in ogni spiaggia estiva, in ogni parco divertimenti, in ogni luogo pubblico in cui le forze jihadiste possono attaccare civili indifesi e, teoricamente, indifendibili.

Ci sono due modi per cercare di difendere la popolazione, con qualche grado di capillarità.

La prima è distribuire le armi alla popolazione in età di servizio militare, per trasformare il popolo in soldati.

La seconda è dare armi, equipaggiamento e capacità di agire a un numero di persone più ristretto, selezionato, formato, addestrato e tecnicamente preparato al combattimento urbano, che possa intervenire – con modi riconoscibili dalla popolazione – per difendere le persone.

Non ci sono altri modi per cercare di minimizzare i danni producibili da un nemico codardo, vigliacco, viscido e irrazionale. Il popolo prema sui propri rappresentanti perché la difesa nazionale europea trovi una sintesi a livello di Stati con un corpo ausiliario del modello ‘Guardia Nazionale’.

Ultimo aggiornamento 18/07/2016, ore 11.41.00 | (Credit photo: Ministère Intérieur, @Place_Beauvau; Wikipedia) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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