Metafisica biblica, explicatio terminorum: di che cosa stiamo parlando?

Nello scorso articolo abbiamo introdotto il termine “metafisica”, senza dare di esso spiegazione alcuna. Conviene, tuttavia, dare conto della terminologia utilizzata con una breve analisi dei termini per cercare di esplicitare adeguatamente di che cosa stiamo parlando

Al pari dell’omonima dottrina, il termine “metafisica” è di origine greca, significa letteralmente “oltre le cose fisiche”. Come tutti sanno τὰ μετὰ τὰ φυσικὰ “le cose quelle oltre la fisica” è la dicitura che Andronico di Rodi (I sec. a. Cr.), pubblicista dello Stagirita, attribuì ai quattordici libri di Aristotele che, nell’ordine della pubblicazione, venivano dopo i libri della Fisica. Al titolo imposto dall’autore alla propria opera, Πρώτη φιλοσοφία, Filososofia prima, la posterità ha preferito quello assegnato dagli editori, cioè Metafisica, perché più efficace e pregnante per esprimere il contenuto dottrinale degli scritti; in essi Aristotele si proponeva di scrivere riguardo all’essere in generale e all’Essere supremo. 

A partire dalla tarda antichità, al significato letterale del termine si sostituì definitivamente il significato dottrinale e μετὰ venne ad indicare non più una mera successione materiale, ma un trascendimento speculativo nel contenuto degli scritti

Nel Medioevo l’espressione fu tradotta con il termine di metaphysica o transphysica e a cominciare da Averroè, venne intesa come sostantivo singolare.

Il termine Metafisica, così come è nato, indica dunque un trascendimento speculativo; dallo studio della Fisica, della natura, della physis, allo studio di ciò che si trova oltre la natura oltre la physis: alla Metafisica. Il punto di arrivo di questo cammino, porta a concepire un insieme di tesi e dottrine tra loro connesse sulle quali è basata una visione della realtà tutta e il contenuto di dette dottrine riguarda l’essere, la distinzione tra essere increato e l’essere creato, l’uno ed il molteplice, il divenire, la materia, la temporalità, l’uomo, l’anima umana, la corporeità, la libertà, il pensiero, l’azione, e così via.

A partire dall’esperienza concreta in cosmologia, in fisica, in biologia il pensiero umano, può, per mezzo di un’analisi induttiva, risalire all’ordine metafisico. Ed è così che si costituisce una metafisica fondata nell’esperienza ciò che fece lo stesso Aristotele. Dall’esperienza alla metafisica: un cammino ascendente, induttivo, che parte dal visibile e dal concreto.

Dunque, la metafisica è l’analisi razionale dei problemi che si impongono all’intelligenza umana, appartenenti alla realtà oggettiva, conosciuta attraverso le scienze sperimentali; problemi che le scienze sperimentali, in quanto tali, non sono capaci di trattare e che tuttavia si impongono all’intelligenza umana. È l’analisi razionale dei problemi che si impongono a partire dalla realtà oggettiva (Cfr Paolo Inghilesi [a cura di], Le idee fondamentali della metafisica cristiana, Morcelliana, Brescia 1963, versione originaria Claude Tresmontant, Les idées maîtresses de la métaphysique chrétienne, Esquisse, Éditions du Seuil, Paris 1962).

A partire da ciò che emerge dai testi della Sacra Scrittura possiamo trarre la struttura metafisica contenuta nella Rivelazione. Non solo, ma nelle opere che, nel corso di duemila anni, la Chiesa ha prodotto definendo il suo pensiero, testi solenni formulati da scritti di Padri e Dottori della Chiesa, da concili ecumenici o da Papi si trovano affermazioni propriamente metafisiche. È importante considerare che in questi testi, non sono questo o quel pensatore, questo o quel Padre o Dottore della Chiesa ad esprimere le proprie idee, ma la Chiesa universale, cioè cattolica.

Infatti, il pensiero cristiano, quantunque frutto di molteplici autori, è un pensiero organico e convergente; i Padri della Chiesa, i Dottori ed i Padri conciliari mai vollero fare un’opera originale, ma al contrario si sforzarono di sentire cum Ecclesia: c’è, nella Chiesa, un universo di pensiero, strutturato, organico, riconoscibile all’interno del quale i Padri vollero e vogliono situarsi e la convergenza dei testi lo testimonia.

Questo ha permesso l’esplicitazione di quello che è un pensiero organico, estremamente elaborato, ma omogeneo, molto più di quello riscontrato in qualsiasi altra scuola filosofica e di pensiero. Nelle scuole filosofiche, pur riscontrandosi una tradizione di pensiero, delle tesi costantemente sostenute ed una certa omogeneità di pensiero, tuttavia si nota che gli autori non esitano a uscire dalla tradizione e a proporre tesi nuove e ardite, a volte contrarie a quelle dei loro maestri.

Nella Chiesa ciò non avviene; gli autori, Padri e Dottori, si prefiggono esplicitamente come scopo quello di rimanere fedeli al pensiero della Chiesa senza deviare da esso; si guardano bene dall’inventare alcunché di originale e fanno di tutto per rimanere nel solco della tradizione; invocano costantemente i loro predecessori, e soprattutto fanno sempre riferimento alla Sacra Scrittura, che è la regola ed il criterio di ogni tesi e di ogni dottrina: è un pensiero collettivo mai singolo ed è, questa, una delle grandi differenze che si riscontrano per esempio tra le scuole filosofiche e la Chiesa.

Quando la Chiesa sente una dottrina come difforme, collettivamente, mai ad opera di un singolo o di un gruppo, opera una scelta con consenso unanime. Essa non ha seguito e non segue i suoi più grandi Dottori in tutte le loro dottrine, ma reagisce e si oppone a tesi troppo eccentriche e difformi dal pensiero unanime, ma difformi soprattutto, dagli insegnamenti della Sacra Scrittura, come per esempio la dottrina esposta da Origene nel Περί Άρχόν (Perì Archòn). 

In questi tempi procellosi, nei quali si ammassano parecchie nubi all’orizzonte e pare che uno scisma incombente sia inevitabile, è importantissimo ribadire questo concetto: sentire cum Ecclesia.

La Chiesa, infatti è un organismo vivo, è il Corpo di Cristo e – come ogni organismo vivente – si ribella e rigetta tutto ciò che la danneggia, tutto ciò che l’avvelena. Occorre dunque avere fiducia nella capacità immunitaria di questo singolare organismo, ben sapendo che “le porte degli inferi non prevarranno” (“Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam“, Mt 16, 18).

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