Studio svela che l’influenza ci costa quanto una manovra economica: 10 miliardi di Euro all’anno

Lo studio sull’impatto economico dell’influenza sul sistema Italia è stato condotto dal Centro nazionale studi di farmacoeconomia e farmacoepidemiologia respiratoria (Cesfar) di Verona, in collaborazione con il Research & Clinical Governance di Verona e l’AdRes Health Economics and Outcome Research di Torino e ha coinvolto un campione di 1.200 italiani rappresentativo della popolazione generale. Sarà presentato a Venezia in occasione del XIX Congresso nazionale della Società italiana di pneumologia

Verona – Quanto costa al contribuente italiano ogni anno l’influenza? Quasi mezzo punto di PIL. Questo quanto emerge dalle prime anticipazioni alle agenzie della Società italiana di pneumologia, che dal 13 al 15 Novembre terrà a Venezia il XIX Congresso Nazionale, rivelando i dati del primo studio nazionale sull’impatto economico delle patologie connesse all’influenza sull’economia nazionale, condotto dal Centro nazionale studi di farmacoeconomia e farmacoepidemiologia respiratoria (Cesfar) di Verona, in collaborazione con il Research & Clinical Governance di Verona e AdRes Health Economics and Outcome Research di Torino.

I costi sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale sono dell’ordine di 10 miliardi di Euro, quasi una manovra economica.

La prossima stagione influenzale è stata definita dagli specialisti “di intensità media“: tradotto in numeri, i medici italiani si aspettano che almeno 5 milioni di italiani saranno contagiati dall’influenza e dai ‘virus cugini’. Una quantità cui si aggiungeranno gli italiani affetti dalle infezioni respiratorie simil-influenzali di origine virale, che colpiscono durante tutti i 12 mesi, mentre l’influenza vera e propria colpisce solo in un periodo preciso e preventivabile. 

Il costo totale sarà ripartito tra le famiglie italiane – che spenderanno 8,6 miliardi di Euro – e lo Stato – che farà fronte a un esborso di 2,1 miliardi – per un totale di ben 10,7 miliardi: quasi quanto una manovra economica. Le famiglie dovranno affrontare direttamente la spesa più pesante, perché dovranno mediamente spendere 250 Euro per combattere le forme influenzali e parainfluenzali. Tenuto della famiglia media italiana, costituita da tre persone, la spesa affrontata dalla popolazione sarà doppia rispetto a quella a carico del Servizio Sanitario Nazionale, che per ogni malato dovrà sborsare 62 euro l’anno.

I risultati dello studio mostrano che la quota maggioritaria dei costi (il 75%) derivi dall’assenteismo lavorativo e/o scolastico indotto dall’infezione influenzale o simil-influenzale, oltre che dalla spesa per farmaci sintomatici di fascia C e quindi a totale carico del cittadino. La cifra, scorporata, è ripartita in farmaci antitosse, mucolitici, antinfiammatori e aerosol, per i quali si spendono circa 27 Euro l’anno, mentre per il vaccino antinfluenzale si spendono appena 2,40 Euro, anche se potrebbe evitare molti casi di infezione respiratoria da virus influenzali.

La spesa relativa alle giornate lavorative perse per influenza e sindromi simil-influenzali non è percepita dai cittadini, ma ha un impatto molto rilevante per la società – ha spiegato Stefano Nardini, presidente della Società italiana di pneumologiaI costi diretti e indiretti di queste patologie sono molto elevati per le famiglie italiane e questi dati sono molto importanti perché costringono a confrontarci con la necessità della prevenzione. Influenza e sindromi parainfluenzali consumano le risorse del Ssn per i costi diretti dovuti all’assistenza dei soggetti ad alto rischio, ma drenano un enorme quantità di denaro fra i più giovani per i costi indiretti dovuti alla perdita di produttività. Complessivamente – ricorda Nardini – si tratta di un esborso enorme per il Paese: è perciò senz’altro opportuno rivalutare le strategie di prevenzione per le diverse fasce d’età“.

La ricerca è stato condotta dal professor Roberto Dal Negro, responsabile del Centro nazionale studi di farmacoeconomia e farmacoepidemiologia respiratoria (Cesfar) di Verona, in collaborazione con Research & Clinical Governance di Verona e AdRes Health Economics and Outcome Research di Torino, e ha riguardato un campione di 1.200 persone rappresentativo della popolazione generale.

I nostri dati – ha commentato Dal Negro – mostrano innanzitutto che queste patologie riguardano circa il 60% della popolazione e sono molto frequenti: il 52% fa un episodio all’anno, ma il 44% ne fa da 2 a 3 all’anno, e circa il 4% più di 3: per una media di 1,8 episodi/anno. Il costo dei farmaci acquistati per gestirli è ripartito però molto diversamente fra Stato e cittadini: il Ssn spende circa 16 euro, soprattutto per antibiotici e corticosteroidi, mentre le famiglie spendono 27 euro in medicinali di fascia C a totale carico del cittadino, per automedicazione e gestione dei sintomi“.

Per il Ssn – ha ricordato il professor Nardini – la maggioranza dei costi deriva dalla gestione dei pazienti più gravi: il 39% della spesa è imputabile ai ricoveri, il 15% agli accessi in pronto soccorso. Per la società e per le famiglie l’aggravio maggiore è invece causato dalla perdita di denaro connessa alle assenze sul lavoro: l’88% del costo annuo di influenza e sindromi simil-influenzali deriva infatti dalla perdita dei giorni lavorativi, una spesa ‘silenziosa’ che passa quasi inosservata, ma che pesa sui bilanci del Paese per quasi mezzo punto di Pil“.

I dati dello studio – ricorda Dal Negro – mostrano inoltre che un quarto dei soggetti intervistati spenderebbe di tasca propria oltre 20 Euro per prevenire un episodio di influenza o una sindrome simil-influenzale, anche se nel caso dell’influenza la pratica della vaccinazione, pur a basso costo per la famiglia e per il Ssn, risulta ancora sottoutilizzata. Di fatto, nonostante il 70% degli intervistati consideri essenziale la vaccinazione, solo il 14% si vaccina ogni anno e circa il 60% non lo ha mai fatto“. “La discrepanza fra ciò che affermano i cittadini e le effettive azioni sanitarie – osserva però il responsabile del Cesfar di Verona – può riflettere una ancora scarsa conoscenza del problema da parte dell’opinione pubblica, ma anche la necessità di un sostanziale miglioramento delle azioni istituzionali in termini di capillarità del messaggio e di efficienza“.

Insomma, se i privati non sanno, il pubblico non comunica bene le misure di prevenzione per ridurre il peso economico dell’impatto delle sindrome influenzali e parainfluenzali sull’economia nazionale. Al netto dei furbi e degli imbroglioni….

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