Calcio criminale ad Avellino

L’aggressione del presidente dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, di Luca Toni e di un suo amico ad Avellino mostra come la violenza non si ferma in uno sport diventato terreno di sfogo sociale. La violenza non è più tollerabile, se necessario si fermi tutto. Ma ora, punizioni esemplari senza se e senza ma – L’aggressione raccontata da Luca Toni (Hellas Channel YouTube)

Ad Avellino poteva accadere la tragedia, come a Roma, dove il povero Ciro Esposito venne ferito nel corso di una battaglia urbana intollerabile in un Paese civile. Esposito morì, dopo mesi di sofferenza. La sua famiglia attende giustizia.

Ieri, ad Avellino, un gruppo di farabutti – pseudo-tifosi della locale squadra che milita nella serie cadetta – stava per replicare la tragedia, assaltando l’automobile su cui viaggiavano il presidente dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, Luca Toni e un suo amico (che era alla guida). Calci all’auto, vetri rotti, una bottiglia lanciata contro Setti, miracolosamente illeso; la prontezza di riflessi di chi era alla guida, capace di (e fortunato a) divincolarsi con una manovra di emergenza da una rotatoria che poteva essere il crocevia delle loro vite.

Assurdo.

Assurdo che ci fossero dei vigili urbani nei pressi e che non siano intervenuti (come Toni ha dichiarato in sede di denunzia alla Digos).

Assurdo che il comandante dei vigili urbani di Avellino minacci Toni di querela: si dovrebbe scusare, spiegando quel che è spiegabile.

Assurdo che dei selvaggi incivili assaltino persone di una squadra ospite.

Assurdo che in quasi tutte le partite siano schierati migliaia di appartenenti alle Forze dell’Ordine, per evitare le carneficine.

Assurdo che gli autobus delle squadre debbano essere scortati.

Tutto questo in Italia per non è assurdo, è diventato quasi normalità, perché il calcio viene tollerato come valvola di sfogo delle peggiori pulsazioni delinquenziali, come via di fuga da responsabilità superiori, come palestra per impegnare la gentaglia criminale che assedia la società e che in queste occasioni scarica tensioni, frustrazioni e inciviltà.

In questo scenario, Agnelli Jr cederebbe alle pressioni di ambienti criminali, vanificando ogni ragionamento di legalità e rendendo impossibile al presidente della Vattelappesca Football Club di poter resistere ai facinorosi locali, che agiscono perfino meglio, grazie all’oscurità della periferia anonima.

L’aggressione raccontata da Luca Toni (Hellas Channel YouTube)

Per questo motivo, la Giustizia Sportiva e quella ordinaria sono chiamate alla una decisione che costituisca un tornante definitivo: ad Avellino o a Verona, a Bolzano o a Pantelleria, a Paperopoli o a Vattelappesca, fatti come questo devono automaticamente significare la qualifica del campo per almeno sei mesi. Nessuna esitazione contro i violenti, nessuna tolleranza verso le tolleranze – più o meno dichiarate, più o meno ammesse – delle società di calcio verso costoro, verso gli ambienti in cui maturano queste forme di follia civica, verso i farabutti che pensano di essere sportivi.

Occorre separare il grano dello sport e il loglio della violenza. Non bastano le scuse, le dichiarazioni di rammarico, gli atti di contrizione e di dolore: servono le legnate giudiziarie (sportive e non), per tracciare la linea e definire il prima e il dopo.

Il calcio è diventato manifestazione di criminalità organizzata, con la copertura delle società sportive, per quieto vivere, per accettazione supina motivata da paura o per coinvolgimento diretto.

È ora di fermare questa follia. Punto.

(Immagine di apertura da video di Hellas Channel su YouTube) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.