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Cultura
Musica e costume popolare
La kermesse musicale come metafora del nostro tempo
Festival di Sanremo, riti e liturgia di un appuntamento
del calendario, laico ma non troppo
Sotto i riflettori tutto, ma non la musica
di Giulio Pirrotta
Articolo pubblicato il 27.02.2012 - h 18.00
Tag: Festival di Sanremo, musica, spettacolo, Noemi, Emma, Arisa, Gianni Morandi, Belen Rodriguez, Rocco Papaleo, Mazzi, Mazza, Elisabetta Canalis
Non ho seguito la parte musicale del 62° Festival della canzone italiana di Sanremo. Il Festival è oggi un evento nazionale di costume, e anche di musica, che si ripete di anno in anno a ridosso del Carnevale e prima della Quaresima, quasi a perpetuare antiche – molto antiche – usanze italianissime, che risalgono al medioevo e, passando per quelle che regolavano le ottocentesche stagioni d’opera lirica, giungono a noi attraverso la kermesse canora sanremese.
Poco mi è giunto delle caratteristiche, della qualità dei brani musicali e delle interpretazioni degli artisti più o meno giovani e noti che si sono ‘arrampicati’ sul temuto palco del Teatro Ariston. Queste notizie sono state mese in secondo piano grazie alla maggiore attenzione, più ‘puntuta’, data alle discussioni e alle polemiche sulle opinioni e sui comportamenti dei protagonisti della manifestazione sul palco, ma anche intorno e al di fuori di esso.
“Nulla di nuovo…”, si dirà, tranne che quest’anno mi è parso più evidente – forse anche per ragioni anagrafiche e di inclinazione culturale – il meccanismo di comunicazione e di significato che ruota attorno a questa ‘pietra miliare’ dell’anno culturale del nostro paese.
Il Festival della canzone italiana di Sanremo, mette in chiara evidenza la realtà e il ruolo della cosiddetta ‘mass communication’ o anche ‘comunicazione sociale’, esercitato attraverso mezzi tecnologici in continua evoluzione, quali le varie forme di tele-
L’evento costituisce quasi un ‘rito’, un momento forte di costruzione/riconoscimento dell’identità italiana e questo al di là dei contenuti e dei messaggi proposti di volta in volta, del maggiore o minore riconoscimento e condivisione degli stessi da parte dei partecipanti al ‘rito’. Tutti, per conoscenza diretta o indiretta, si trovano a parlarne, a commentarne, a sentirne.
In forza di questo imponente meccanismo, quanto accade, viene detto e viene fatto a Sanremo in quei giorni, amplificato e portato all’attenzione dai mezzi di comunicazione e dagli organi d’informazione, fa e farà nel tempo tradizione e memoria: contenuto di cultura di come eravamo e di come siamo, come comunità. La coscienza di questa realtà – la mia vuole essere comunque un’interpretazione empirica – conferma e giustifica la constatazione che il ruolo della canzone, se non è secondario, è comunque quello di uno tra più elementi che fanno di ‘Sanremo’ l’evento che è, con buona pace dei melomani (come me).
A ciascuno di noi, al di fuori e al di sopra del ‘bombardamento’ comunicativo cui siamo stati sottoposti, resta ovviamente il compito di dare lo spazio e il valore che riteniamo a questo messaggio ‘nazionale’, all’interno del nostro portafoglio di conoscenza e cultura di ciascun anno.
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