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Inaugurazione ante factum, post multae parolae...
Gela, "aperto" il Teatro Eschilo

Un gruppo di giovani intellettuali inscena un "flash mob" polemico
verso il ritardo nella riapertura del teatro cittadino

di Vincenzo Scichilone

Articolo pubblicato il 1.05.2012 | h 05.10 | Tag: cultura, teatro, Eschilo, Gela

Se, utilizzando una macchina che percorresse lo spazio e il tempo, potessimo disturbare Eschilo negli inferi per un’intervista, probabilmente il premio “Pulitzer” non ce lo leverebbe nessuno; ma rischieremmo altrettanto verosimilmente di sentire parole non liete, nel momento in cui dovessimo chiedere al celeberrimo tragediografo greco, nato a Eleusi, un suo ricordo di Gela, ridente (si fa per dire...) città della Sicilia meridionale, più a sud di Tunisi (in senso geografico). Perché a Gela Eschilo trovò la morte, dice la leggenda a causa di un’aquila che, scambiando la sua pelata per una pietra, lasciò andare una tartaruga  con l’intento di romperla per cibarsene, nel 456 a.C. Una farsa che si trasformò in tragedia, potremmo dire. Unica certezza su cui concordano gli storici è che non morì per un attacco cardiaco mentre assisteva a uno spettacolo di burlesque.

A Eschilo è intitolato il teatro municipale, che dopo anni di abbandono è stato qualche tempo fa oggetto di un’importante opera di restauro, forse di una vera e propria ricostruzione. Malgrado la crisi, la domanda di cultura nella città del golfo è imponente e da più parti si è chiesto a più voci un’accelerazione della riapertura della struttura, per riconsegnarla alla fruizione della città e del circondario.

Qualche mese fa, il sindaco Angelo Fasulo, pressato dalle associazioni culturali attive in città, aveva assicurato una perentoria dead line - il 30 aprile 2012 - per la riapertura del “Teatro Eschilo”, sicché da qualche giorno alcuni interessati si sono presi la briga di controllare se effettivamente ci fossero movimenti “di truppe” che potessero far sperare nell’agognata inaugurazione. Nessuna buona nuova all’orizzonte, con annesso amaro in bocca nel constatare che le promesse dei politici sono sempre più spesso “promesse da marinaio”.

Per trasformare la rabbia in molla positiva, un gruppo di cittadini - alcuni giovani anche per l’anagrafe, altri solo nello spirito indomito - ha pensato bene di organizzare una “inaugurazione morale” del teatro. Insomma, se a Gela si è spesso proceduto a inaugurazioni “multiple” di opere pubbliche, con il solo scopo cialtrone di compiacere il politico di turno, questa gente ha pensato bene di inscenare una “apertura etica” del teatro. A seguito di un appuntamento trasmesso via Facebook, un gruppo di persone (come si può vedere nella foto a destra) si è così riunito ieri sera nello spazio antistante il teatro civico, come anticipato dal Sindaco mesi fa, e ha proceduto al “taglio del nastro”. Il termine è stato dunque rispettato, ma solo nella civica fantasia di gente che si è proprio stufata dell’immobilismo politico e buorcratico.

L’evidente intento polemico del flash mob avrà un seguito, perché queste persone - stanche delle parole vacue, dell’inefficienza burocratica e anche dubbiosa su certe scelte in ordine all’arredo urbano con cui si è recentemente (s)“qualificata” parte del centro storico - continuerà a pungolare sia l’amministrazione che il consiglio comunale, con la convinzione che la popolazione debba far sentire a chi governa il fiato sul collo del controllo civico sull’azione di gestione del territorio.

Qualcuno, con un tono ironico in sintonia con il luogo, ha proposto persino che alla vera inaugurazione sia invitato il presidente del Parlamento Europeo, il socialista Martin Schulz, il quale ha potuto apprezzare de visu le gesta eroicche di alcuni consiglieri comunali nel corso di una recente visita al Parlamento europeo, nella sede di Bruxelles. Occasione in cui, a detta di persone presenti all’incontro ma che vogliono mantenere l’anonimato, alcuni di costoro si sarebbero distinti per il giovanile distacco dalle norme di etichetta e cerimoniale (o forse dalla semplice buona educazione) prescritte per i luoghi istituzionali, soprattutto obbligatorie per “rappresentanti del popolo”. Questa è però un’altra storia, probabilmente più farsa che tragedia, con buona pace di Eschilo.

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