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CRONACA, ITALIA
E' caccia all’uomo del telecomando
Brindisi, gli inquirenti non navigano nel buio, ma prendono qualche abbaglio
La disinformazione colpisce perfino Sandro Ruotolo, che funge da specchio per le allodole
di Vincenzo Scichilone
Articolo pubblicato il 22.05.2012 - h 02.20 | Tag: strage,, Brindisi, Ruotolo, indagini
I social network rendono difficile il lavoro di giornalisti navigati, figurarsi di chi -
Della tentata strage di Brindisi (fortunatamente tentata e speriamo non si debba considerarla tale per l’aggravarsi delle condizioni delle ragazze ferite: a proposito, forza!!!) si è detto tutto, si sono succedute analisi, si sono escluse alcune matrici, per esempio quella mafiosa, ricorrendo a stereotipi interpretativi sconfessati dai fatti. Si è detto che la mafia non uccide i ragazzini. Il figlio di Giuseppe di Matteo fu sequestrato, torturato, ridotto ad una larva, soffocato e infine il cadavere fu sciolto nell’acido, ultimo oltraggio inumano. Ogni volta che ne parliamo o ne scriviamo, ogni volta che scioriniamo le tappe di questo calvario ci viene il sangue agli occhi e vacilla -
La mafia e gli inumani individui che si proteggono sotto l’ala satanica della criminalità organizzata hanno ripetuto questi riti efferati ogni volta che è stata resa esecutiva la condanna capitale inferta a qualche affiliato, reo di aver infranto il codice giuridico di quest’accozzaglia di gente senza alcun collegamento con l’umano consesso. Ogni argomentazione che escluda un ruolo della criminalità organizzata nella bomba di Brindisi è dunque sbagliata in via di principio, così come il contrario.
Non si può premere sugli inquirenti con la fretta richiesta dai palinsesti televisivi, perché si corre il rischio di scatenare la furia popolare e di violare a piè pari molti articoli del codice penale e qualche capitolo delle norme deontologiche.
Ieri pomeriggio, il noto giornalista Sandro Ruotolo ha pubblicato su Twitter una foto (che pubblichiamo sotto), con il seguente messaggio: "abita qui il sospettato della strage di Brindisi". Sospettato. Non indagato. Non incriminato. Non rinviato a giudizio.
Poco prima ne aveva pubblicato pure il nome e il cognome. Successivamente, è trapelato che gli inquirenti avessero trovato in casa di C.S. (evitiamo di scrivere le generalità per esteso, visto l’epilogo infruttuoso) materiale definito "interessante". Giornali? Fumetti porno? Documenti dello IOR? Il numero di telefono di Forte Braschi? Quello di una potenza straniera? Una multa per divieto di sosta? L’email di Balotelli o quella della sua ex fidanzata? Non è dato sapere, accontentiamoci di sapere che fosse "interessante".
Poco dopo, su La7, nel corso dello Speciale Elezioni, Enrico Mentana ha confermato le generalità dell’individuo sottoposto a controlli, perché risultava avere le caratteristiche del soggetto immortalato da una telecamera di sorveglianza: un braccio offeso, la camminata claudicante, l'abbigliamento usato di solito (giacca scura e scarpe sportive).
Dunque, Ruotolo (Mentana e tutti gli altri, noi abbiamo omesso il nome, ma ci siamo caduti in parte: nosra culpa!) è stato protagonista, probabilmente inconsapevole, di una vera e propria operazione di disinformazione. Noi la foto dell’abitazione non l’avremmo pubblicata, né avremmo fornito particolari sensibili, tanto meno via Twitter, mettendo a serio repentaglio i vicini di casa e i parenti di questa persona, in quel momento neanche iscritto nel registro degli indagati. Non risulta peraltro alcuna marcia indietro di Ruotolo, probabilmente ignaro che i post su Twitter possono essere cancellati (ammesso e non concesso che si capisca la gravità delle affermazioni riportate).
La frittata però era stata fatta e la conseguenza più grave -
Quell’assalto era, né più né meno, un tentativo di fare un passo indietro nel tempo e nello spazio, con trasferimento ipso facto nel Far West del XVIII Secolo, per applicare la legge del taglione senza processo, in barba ai luoghi (Italia) e al tempo (Anno del Signore 2012). Quanto meno lo sceriffo della Contea meriterebbe una tirata d’orecchi e forse qualche calcio nelle terga andrebbe dato a certi impiegati delle strutture dello Stato in cui si dirigono le indagini. Ma tant’è.
Pur comprendendo la rabbia dei nostri concittadini brindisini, sarebbe utile che ciascuno degli attori in campo recitasse la propria parte con il massimo della cautela e del senso di responsabilità, perché sia chiaro a tutti che dare in pasto all’opinione pubblica “un colpevole” -
Noi non siamo nel Far West, noi siamo cittadini italiani, compatrioti di Cesare Beccaria, nonostante la classe dirigente -