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Non siamo cittadini di un Paese normale se i magistrati inquirenti (che non sono giudici) possono andare in televisione a commentare indagini in corso. Non è coerente con il nostro sistema giudiziario, stiamo sviando dall’ordine costituito. Colpa dei magistrati? Non credo. Il difetto alberga nella politicizzazione della magistratura, eredità di un sistema istituzionale fatto non di pesi e contrappesi, ma di catenacci reciprocamente bloccanti e quindi di lotta tra poteri.
La politica deve fare molti passi indietro per poter ridare autorevolezza a un potere fondamentale per il funzionamento dello Stato. Il peccato originale tramandato dall’autoritarismo fascista dovrebbe essere cancellato da un battesimo democratico ormai tatuato sulla pelle degli italiani. La fine della partitocrazia come nuova Liberazione.
Dovuta premessa, che non significa peraltro delegittimazione della magistratura, ma solo sollevazione di un problema di funzionamento (senza alcuna originalità) delle nostre istituzioni giudiziarie, parte essenziale della competitività di un Paese. La nostra crisi è anche crisi giudiziaria.
Giovanni Vantaggiato – eccezione alla regola del detto “in nomen est omen” – è l’assassino di Melissa Bassi, morta a sua insaputa per il concorso di idee imbecilli di un idiota. Per dirla con le parole di Hannah Arendt e del padre di Melissa (che esempio di grande dignità e civiltà!): la straordinaria banalità del male e la tragica distruzione di due famiglie in un colpo solo.
I magistrati cercano riscontri alle dichiarazioni di questo benzinaio di Copertino di 68 anni, lucido e adamantino nella sua oscura follia omicida di nazista dell’anima, di folle esecutore di un incomprensibile ordine di morte appiccicato sulle spalle di una ragazza di 16 anni, come fosse il classico foglio attaccato da un burlone compagno di scuola. Al posto di “asino chi legge” c’era scritto “morte terribile” su quel foglietto capitato sulle spalle di Melissa Bassi.
Non c’è il movente, secondo i magistrati, increduli nel ritenere plausibile la giustificazione di un imbecille imbestialito dal veder crollare il proprio piccolo mondo di agiatezza, magari conquistata con fatica propria e della propria genie. Non c’è ovviamente giustificazione per l’atto barbaro del piccolo Eichman del Salento.
C’è solo lo spazio per una riflessione: un idiota matricolato può dare inconsapevolmente la misura dell’immaturità di un popolo. Le dotte analisi degli esperti e degli autopromossi criminologi un tanto al chilo sono state travolte dalla fatua corsa di morte, meditata e organizzata da un piccolo uomo, un uomo invisibile fino al gesto inconsulto e tragico di padre che uccide una figlia altrui senza alcun motivo.
Un fatto che riguarda tutti noi, imputati e giudici di una Norimberga dell’anima sociale di questo Paese.
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