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POLITICA, ITALIA
La reazione termidoriana prossima ventura
La sollecitazione di Napolitano sulla legge elettorale è un mea culpa o un’invasione di campo?
Nel 2005, chi firmo una legge elettorale scandalosa, approvata dal peggiore Parlamento della storia repubblicana?
di Vincenzo Scichilone | Articolo del 14.07.2012
Tag: Tag: porcellum, mattarellum, legge elettorale, proporzionale, maggioritario
Il 9 luglio scorso, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera ai due presidenti delle camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini, per sollecitarne l’attenzione sulla necessità di arrivare presto all’approvazione di una nuova legge elettorale, posto che l’attuale -
Evitiamo di riflettere sul “comandi!” di Renato Schifani e Gianfranco Fini, due soggetti che guardano il Colle con il palato pieno di saliva, sognando di abitarne le prestigiose stanze per sette lunghi anni.
Tornando all’inusuale appello del presidente della Repubblica, noi nei nostri studi di diritto pubblico eravamo rimasti al presidente della Repubblica notaio-
Invece, Giorgio Napolitano ha deciso di diventare uno stunt-
Il quale invece la firmò, senza rinviarla alle Camere (come avrebbe potuto), mettendo all’angolo sia la maggioranza di allora (centro-
Quella fu nei fatti una ghiotta occasione per serrare le fila partitocratiche, ma il bello doveva ancora venire, perché qualche tempo dopo (novembre 2011) con un colpetto di Stato (passato come un colpo di tosse) il nostro Re Giorgio senza corona, ma con tutto il potere necessario, ha insediato il professor Monti (non prima di blindarne la sicurezza con uno scranno vitalizio a Palazzo Madama) sotto la pressante richiesta di un gruppo di burocrati dell’Unione Europea, ossia di funzionari comuni (e comuni funzionari) dell’attuale Confederazione europea, in assenza di uno uno straccio di norma legale a legittimarne la richiesta/pretesa, lo spirito commissariale, l’intento di bonificare la vita pubblica nazionale (che andrebbe bonificata).
Nella Lega delle Nazioni europee (perché questa è attualmente la forma internazionale dell’Unione Europea), il potere di sostituire un governo democraticamente eletto non può appartenere a nessuno. Diverso sarebbe on parte in uno stato federale, ma solo per gravi e conclamati casi che penetrassero il diritto criminale, non certo per l’incapacità di governo: per quella c’è sempre il giudice supremo democratico, l’elettorato.
Tornando dunque alla lettera del presidente Napolitano sulla legge elettorale, il capo degli stunt-
Le trattative sono state sempre men che trasparenti e per il regime partitocratico è bene che rimangano così. Lo sa perfettamente il presidente Napolitano, malgrado il suo auspicio a favore della trasparenza parlamentare rivolta alla scrittura della legge elettorale.
Soglia di sbarramento al 6%? Preferenze, ma listino bloccato per i primi tre? Ma quali preferenze, non se ne parla? Listino bloccato con ammissione attraverso le primarie? Pochi esempi per un florilegio infinito di cialtroneria di Stato, con PDL (o come si chiamerà), PD (o quel che diventerà) e UDC (UDC...) protagonisti, apparentemente in dialettico scontro, in realtà uniti per tagliare le ali estreme e arroccarsi sulla Torre del Potere.
Non abbiamo la palla di vetro per sapere come finirà, ma forse la proposta più saggia l’ha fatta un altro professore, già presidente del Senato, Marcello Pera; il quale, forse odorando la collocazione “a riposo” politico, ha lanciato l’idea di una Assemblea Costituente da eleggere nel 2013 in occasione delle politiche. Una commissione di 75 “saggi” che avrebbe il mandato di riscrivere la costituzione in un anno, per dare all’Italia istituzioni più moderne e adatte alla realtà storica, coerenti con il processo (per ora pericolosamente surrettizio e non coordinato) di devoluzione di poteri alle istituzioni europee (che necessiterebbero peraltro di una Convenzione Costituzionale vera, non della pantomima del 2002-
Come tutte le buone proposte, non se ne farà nulla. Il rischio però è quello della instabilità politica e del voto di protesta, che magari metterebbe in crisi il sistema, ma lo esporrebbe ad attacchi non solo verbali o finanziari: siamo troppo provinciali come popolo e come comunità, se pensiamo che tutti siano nostri amici e nessuno abbia progetti diversi per noi.
Per ora ci ha pensato Silvio Berlusconi a mandare all’aria ogni proposito di rinnovamento dal basso, almeno nel centro destra, annunciando la sua ridiscesa in campo (ma quando mai se ne era andato, dal campo?). E mettendo in crisi più gli avversari del PD (in preda a bulimia da coalizione), che il PDL stesso (o di quel che ne rimane).
Evidentemente, sul colle più alto di Roma ci sarà un attento “suggeritore” per evitare il diluvio capace di trascinare il sistema partitocratico. Non sarebbe l’ora di rinnovare profondamente e radicalmente la politica italiana, le istituzioni e la vita sociale ed economica dell’Italia, prima che sprofondi nell’ininfluenza?