THE HORSEMOON POST ©2012 | Politica Italia | Il maldestro tentativo di commissariare la Sicilia in violazione della Costituzione copre i casini di UDC e PD... - 21.07.2012 -

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THE HORSEMOON POST ©2012 | Politica Italia | Il maldestro tentativo di commissariare la Sicilia in violazione della Costituzione copre i casini di UDC e PD... - 21.07.2012

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POLITICA,  ITALIA
La richiesta di dimissioni a Raffaele Lombardo
Il maldestro tentativo di commissariare la Sicilia in violazione della Costituzione copre i casini di UDC e PD...
Le castagne dal fuoco a Casini e Bersani non le può togliere Monti. Lombardo gongola, governerà senza governare.
di Vincenzo Scichilone  | Articolo del 21.07.2012
Tag: Costituzione 1947, Statuto Speciale Siciliano 1946, Raffaele Lombardo, Mario Monti, Sicilia, default, fallimento,


Se l’Europa unita avesse il senso che dovrebbe già avere (almeno secondo il disegno dei Padri Fondatori, che però erano d’altra pasta...) e se il processo di integrazione europea non si fosse scontrata con l’inedia di una classe politica continentale inadeguata alle sfide contemporanee (anche per mancanza dei fondamentali, indice di un processo di selezione da rivedere in toto), parlare di Statuto Speciale in Sicilia dovrebbe essere argomento di esclusiva competenza degli storici. Invece, rimane questione centrale nel dibattito politico siciliano, come totem intoccabile.

Per chiarire, non siamo affatto appassionati al tema dell’autonomismo contemporaneo, perché riteniamo vetusta la querelle e pensiamo che in una prospettiva federale - italiana ed europea - ogni regione dovrebbe essere uguale alle altre. Perfino il Trentino-Alto Adige, che ha un’articolazione autonoma tutelata da un trattato internazionale tra Austria e Italia, dovrebbe rassegnarsi all’autonomia “normale”, con buona pace di chi si erge a difensore di antistoriche posizioni, con il solo scopo di mantenere un’illusoria e sintetica separatezza.

Il presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo
Il presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo
 

E ancora, il Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo non ci ha mai convinto, per tanti motivi: anzitutto per il discutibile modo di governare e per il sovvertimento del risultato elettorale. Però un cosa è criticare, anche aspramente, un'altra è disinformare e prendere lucciole per lanterne.

Martedì scorso Lombardo è stato informato a mezzo stampa
di una lettera inviatagli dal capo del governo Monti, con cui gli si chiedeva conferma delle prossime dimissioni, promesse dal “governatore” siciliano per la fine del mese.

Questa missiva arrivava dopo l’intervista rilasciata al “Correre della Sera” dal vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, in cui si paventava l’imminente fallimento della Sicilia. Dichiarazioni probabilmente ispirate da da chi aveva l’interesse per farlo e che nella prima serata di martedì 17 erano in parte rimodulate dallo stesso industriale siracusano, nel corso di una intervista telefonica a “Zapping” su RadioUno, durante la quale chiariva che le preoccupazioni non erano in realtà per il debito (intorno ai 5 miliardi di Euro), ma per la parte dei crediti vantati dalla regione (circa 15 miliardi), ritenuti in parte inesigibili (potete ascoltare l'intervista dal minuto 59.59 in poi, dal podcast del programma, cliccando qui) Ne seguiva la canea nota a tutti e il “contrordine” del giorno dopo. Lombardo comunque confermava le sue dimissioni per fine mese. Perché Lombardo si dimetterà entro luglio e perché ha dichiarato che qualcuno vorrebbe rimanesse?


Ci sono due spiegazioni per capire il gorgo politico attorno alla Sicilia, la prima regione ad aver votato nel 2011 la riduzione dei parlamentari (da 90 a 70). Peccato però che lo Statuto Speciale siciliano sia una norma costituzionale, dunque va modificato con una complessa procedura che prevede il doppio passaggio previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Sicché la modifica statutaria entrerà in vigore solo dopo che Camera e Senato ne avranno concluso l’iter costituzionale.

La mossa di provocare le elezioni anticipate,
da tenere entro tre mesi dalle dimissioni del presidente, serve alla Sicilia per evitare che l’Assemblea Regionale Siciliana possa “subire” la riduzione dei parlamentari già approvata, perché arriva prima che lo statuto siciliano sia modificato. Altro che spending review!

Qualcuno però ha maldestramente tentato di impedire questa soluzione, suggerendo a Lo Bello e a Monti il tema del default della Sicilia, poi rivelatosi una patacca bella e buona. Si dirà: una mossa tattica per evitare che le nuove elezioni si svolgessero con il vecchio assetto. Neanche per sogno.

Il tentativo di commissariare la Sicilia - al di là delle ipotesi descritte dall’articolo 8 dello Statuto Siciliano (norma costituzionale, repetita juvant) - sarebbe una violazione della Costituzione, che metterebbe il presidente del Consiglio dei ministri e il Capo dello Stato nella condizione di essere posti in stato di accusa di fronte al Parlamento.

I suggeritori maldestri - Alfano? Casini? Bersani?
(ma noi propendiamo per gli ultimi due: Alfano è un avvocato preparato, non può fare questi errori madornali...) - avrebbero tutto da guadagnare se Lombardo non si dimettesse o se fosse sollevato “manu militari” con un commissariamento, che però attualmente non trova alcun presupposto giuridico.

UDC e PD in Sicilia, promessi sposi per la prossima legislatura con il senatore D’Alia presidente designato, si devono scontrare con il “Ciclone Crocetta” (altro che Minosse...). L’ex sindaco di Gela, città prossima al dissesto finanziario seguito all’allegra gestione a suon di feste e festini, ha sbaragliato il campo rigettando le primarie di partito e di coalizione, beccandosi con Claudio Fava, ma ne ha condiviso la stessa strategia anti-partitica, con ampio uso di social network per raccogliere i sostenitori di una auto-candidatura alla presidenza della Regione Siciliana.

Del resto, non ci si poteva aspettare di meglio da parte di gente che ha per anni scimmiottato le primarie, un processo democratico complesso e garantito costituzionalmente negli Stati Uniti d’America, ma in Italia lasciato alla libera interpretazione degli stregoni di turno. Oggi, al tempo di Obama e dei social network, non è il partito che propone la candidatura, ma un gruppo su Facebook che lancia la proposta: alla personalità politica non resta che “aderire” e “accettare”. Sarebbe una bella favola, peccato che chi scrive (così come molte altre persone) sia stato inserito nel gruppo “Crocetta Presidente” a propria insaputa (e cancellato immediatamente, dopo averne chiesto conto, senza neanche una scusa di circostanza). Vi invito a valutare il “discorso di accettazione della candidatura” di Rosario Crocetta, pubblicato su You Tube (qui).

La mossa “golpista” per sollevare Lombardo, bloccare il rinnovo dell’ARS con le vecchie regole (e 90 deputati) e togliere le castagne dal fuoco al PD e all’UDC non è riuscita e non avrebbe potuto essere portata a compimento, se non mettendo a rischio di impeachment sia Monti che Napolitano. Circostanza che dimostra la debolezza della classe politica italiana: del resto, basta rivedere le interviste de “L’Ultima Parola” del 20 luglio 2012 ai parlamentari sul Fiscal Compact (qui), per dare ragione a un’espressione popolare: “siamo nelle mani di nessuno!

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