Editoriali | Le elezioni amministrative vinte dall’Uomo Qualunque e da Chi non c’è, di Vincenzo Scichilone - 23.05.2012 -

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Editoriali | Le elezioni amministrative vinte dall’Uomo Qualunque e da Chi non c’è, di Vincenzo Scichilone - 23.05.2012

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Chi vince, chi perde, l’asino e le carrube

Le elezioni amministrative vinte dall’Uomo Qualunque e da Chi non c’è
Grillo megafono del Movimento 5 Stelle, gli astenuti di chi non ce la fa più

Débâcle del centro-destra e della Lega, vince il centro-sinistra ma il PD non vince e non perde...
di Vincenzo Scichilone

Articolo pubblicato il 23.05.2012 - h 09.40 | Tag: amministrative 2012, Grillo,Movimento 5 Stelle, astensionismo

Come di consueto, si sono sprecate le analisi politiche dopo il secondo turno delle amministrative dello scorso fine settimana. A bocce ferme, vogliamo dire la nostra. Anzitutto, per rendere chiara (ulteriormente) la nostra posizione: l’esito generale equivale al suono della campana dell’ultimo giro per la partitocrazia.

Grillo rappresenta il megafono di un movimento popolare libero ed è riuscito a vincere le amministrative non tanto per la piattaforma politica credibile, ma perché ha proposto un metodo nuovo di fare politica che riduce lo spazio tra rappresentanti della volontà popolare e il detentore della sovranità, il popolo, chiamando alla responsabilità della partecipazione civica diffusa a favore del benessere comune. Il successo del Movimento 5 Stelle esprime la politica civica, non la politica partitocratica, parla dei problemi (non sempre con argomenti condivisibili, ma sempre concreti) non dei massimi sistemi e cambia il criterio di selezione del ceto politico, disarticolando la logica impiegatizia dei vecchi partiti e aprendo alle forze fresche della società. I dubbi sulla reale capacità di governare saranno presto abbattuti dall’esercizio dei doveri di governare il territorio.

Il comico genovese è l’unico leader politico (perché questo è) che non può ambire a esercitare un eccesso di potere derivante dalla propria leadership.

Beppe Grillo, leader megafono del Movimento 5 Stelle
Beppe Grillo, leader megafono del Movimento 5 Stelle

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Non è un Bersani che può affermare “dove non vinciamo non perdiamo”, affermazione che si commenta da se; non è un Alfano che dice “ora ci rinnoveremo”: perché non l’avete fatto prima? Non è un Maroni che afferma “la colpa è delle indagini e dell’esposizione negativa sui media”, una semplificazione: la gente che vota o voterebbe la Lega Nord ha dato corpo al proprio dissenso sul modo in cui è stato condotto il partito negli ultimi anni. Alla prima occasione ha presentato il conto.

Grillo urla e lancia slogan, ma i protagonisti sul territorio sono altri, non sempre in sintonia con il leader. Questo cambia - può cambiare - la storia del Paese e può dare all’Uomo Qualunque la forza di diventare il Cittadino Attivo con un ruolo fondamentale nella rinascita dell’Italia post-partitocratica.

Ne è conferma l’altro vincitore delle amministrative, l’Astenuto. Come un amante sfiduciato e sospettoso di un tradimento che rinuncia al partner (al netto dell’astensione strutturale) per punirlo, l’Astenuto è il secondo protagonista della Rivoluzione Italiana del 2012. Siamo i primi a utilizzare la definizione “Rivoluzione Italiana”, ma questa è. La fine della Partitocrazia è la fine del ruolo di chi “vive di politica”, non per la politica, secondo la profezia di Max Weber.

Gli astenuti non sono di destra o di sinistra, sono cittadini disillusi da un sistema che ritengono mendace, incline al latrocinio, autoreferenziale, incapace di amministrare onestamente il paese e intimamente legato alla burocrazia invadente e al debito pubblico imperante. Punto. A questa classe dirigente con l’astensione è stata semplicemente negata la legittimità di continuare nella propria azione partitocratica, fatta di sottogoverno, di municipalizzate governate da riciclati e da raccomandati della politica, infarcita di inefficienze diffuse che pesano sul carico fiscale che pesa sul cittadino e sulle imprese.

I partiti cosiddetti “tradizionali” sono ormai staccati dalla realtà sociale del Paese e vivono in un mondo che non esiste più. Grillo lo ha capito e ha precorso i tempi, appoggiando la nascita di un movimento di base in grado di amministrare il Paese. È un grimaldello che può aprire la porta al rinnovamento del Paese, ma non sarà un obiettivo di facile conseguimento.

Se vogliamo fare rinascere il Paese non possiamo più dare il voto a queste mummie e abbiamo il dovere di dare consenso a gente perbene, giovane e con idee nuove. Votare un candidato che abbia più di 40 anni è, secondo il nostro modo di vedere le cose, un modo sbagliato di rinnovare il Paese. Votare la stessa persona, per lo stesso ruolo istituzionale e amministrativo per più di due volte un’autentica cialtronata.

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