Opinioni | Cento, mille, ottomila Enrico Laudanna! A Siena si dimostra la vera radice della spending review: il malgoverno, di Vincenzo Scichilone - 2.09.2012 | THE HORSEMOON POST -

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Opinioni | Cento, mille, ottomila Enrico Laudanna! A Siena si dimostra la vera radice della spending review: il malgoverno, di Vincenzo Scichilone - 2.09.2012 | THE HORSEMOON POST

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Un commissario straordinario dimostra il fallimento dell’autogoverno?
Cento, mille, ottomila Enrico Laudanna!
A Siena si dimostra la vera radice della spending review: il malgoverno

Tra la sopravvivenza di un museo e la festa di Capodanno non c’è partita (in chi non risponde alla partitocrazia)
di Vincenzo Scichilone  | Articolo del 2.09.2012
Tag: Siena, commissariato straordinario, spending review, malgoverno, antipolitica

Siena, Piazza del Campo
Siena, Piazza del Campo

A Siena è avvenuto un mezzo miracolo italiano, che rischia però di avere conseguenze serie, almeno nella mente degli osservatori più acuti e preoccupati per lo stato della democrazia italiana.

Il fatto. Enrico Laudanna, napoletano classe 1947, nominato lo scorso giugno commissario straordinario del comune di Siena, la cui giunta si è sciolta anche per beghe interne a PD e alle questioni che investono la Fondazione Monte dei Paschi, nei giorni scorsi si è trovato a prendere una decisione difficile, secondo il paradigma partitocratico. Facile, facilissima, secondo il buon senso.

Nel dubbio se far sopravvivere il complesso dei musei di Santa Maria della Scala, per esaurimento dei fondi comunali, ha cercato nelle pieghe del bilancio municipale e ha trovato il bandolo della matassa: ha semplicemente stornato le risorse destinate a realizzare la festa di Capodanno, che da qualche anno il comune organizza nelle celeberrima Piazza del Campo. Sic et simpliciter. Una decisione che – come ha evidenziato ieri Goffredo Pistelli su “Italia Oggi” – rischia di «fare storia politico-amministrativa».

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I partitocrati e gli afiocionados della spesa pubblica improduttiva obietteranno che a Siena è stato sottratto un momento importante di aggregazione sociale, che ha attratto frotte di giovani e non, movimentando l’economia locale. Obiezione fondata in parte, perché Laudanna non ha vietato la manifestazione, le ha solo sottratto le risorse finanziarie pubbliche. Nulla toglie che la festa possa essere realizzata ricorrendo a risorse private, magari investite da quegli stessi operatori interessati a creare movimento in città e a rimpolpare le presenze turistiche sul territorio, guadagnando così sia in termini economici che in termini di riconoscenza pubblica. Con piena soddisfazione generale in ottica sussidiaria.


Laudanna ha dimostrato che in tempi di magra come gli attuali, fare una scelta strategica di lungo periodo, come mantenere in vita un museo, e spendere denaro pubblico evanescente e di breve periodo, per organizzare feste e festini, non c’è partita: un museo val bene il silenzio di Capodanno. Ma il napoletano con lunga esperienza prefettizia ha dimostrato, forse involontariamente, forse inconsapevolmente, che la radice vera della spending review è il malgoverno del sistema partitocratico, attento più alle cordate clientelari da sfamare e da accondiscendere che all’interesse generale.

In soldoni, Laudanna ha dimostrato la debolezza – se non il fallimento
– dell’autogoverno democratico delle autonomie locali, vero pozzo senza fondo degli sprechi.

A questo stato di cose si può naturalmente ovviare
, perché il funzionario dello Stato che ha ben operato a Siena non viene dalla Luna, ma ha fatto semplicemente ricorso al proprio buon senso e ha onorato la senesità molto più di tanti amministratori locali, facendo appello a quell’amor di Patria che dovrebbe muovere ciascun individuo di questo meraviglioso e disgraziato Paese. A maggior ragione gli amministratori locali, che dovrebbero essere le vestali delle ricchezze del territorio, ma che spesso si trasformano in maitresse di indecorosi lupanari.

Se la politica politicante non saprà presto rimediare alla cialtroneria imperante, azzerando i meccanismi clientelari e riformulando i criteri di selezione della classe dirigente (con attenzione anche alla consecutio temporum, alla sintassi e all’ortografia), a qualcuno potrebbe venire in mente presto che è meglio avere un commissario prefettizio a presidiare la cosa pubblica locale, piuttosto che personaggi in cerca di voti per motivi che con l’interesse generale non hanno niente a che fare. Questo qualcuno è il popolo, cui appartiene la sovranità. Molti se ne sono dimenticati.

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