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Motori | Provata a Ginevra la Mitsubishi MiEV, di John Horsemoon (14.3.2012)

Motori


La casa casa nipponica studia nuovi sistemi di gestione energetica
Provata a Ginevra la Mitsubishi MiEV
Citycar interessante, ma prezzo esorbitante
di John Horsemoon

Articolo pubblicato il 14.03.2012 | h 12.00

Tag: auto, automotive, auto elettrica, motorizzazione alternativa, green economy, ambiente

SPECIALE 82° SALONE DI GINEVRA
La storia dell'automobile raccontata dalle locandine
del Salone di Ginevra dal 1982 al 2012

Una delle novità più importanti del Salone di Ginevra 2012 è la possibilità di provare alcune delle novità elettriche lanciate o in via di lancio sul mercato. Il tradizionale “Pavillon Vert”, abbandonati i sotterranei del Palexpo, ha trovato una nuova collocazione all'esterno, di fronte agli ingressi del Salone dell'Auto, in una tenso-struttura dedicata. Una collocazione con un valore simbolico, perché le auto elettriche escono dagli studi di progettazione o da alcune ardite proposte di nicchia e si presentano al consumatore normale.


La Mitshubishi MiEV provata a Ginevra (Foto THP)
 

Accanto al padiglione di esposizione, in uno spazio apposito – l'Essais Vert – è stato allestito una sorta di box dei veicoli in prova, quasi tutti targati. Tra queste la Mitsubishi MiEV e la Bolloré Pininfarina (per leggere il relativo articolo cliccare qui).


I sedili posteriori della Mitshubishi MiEV (Foto THP)
 

La Mitsubishi MiEV è il prodotto di un progetto congiunto tra la casa nipponica e il gruppo Peugeot-Citroën, che ha messo in listino le sorelline transalpine Citroën C-Zero e Peugeot iOn. La vettura è una citycar con quattro posti comodi e un bagagliaio limitato, ma sufficiente per un uso cittadino: spesa, “servizio di trasporto pargoli”, palestra, lavoro. Il peso di 1100 chili in condizione di marcia risente del pacco batterie sul pianale.

La casa indica un'autonomia di circa 150 chilometri nel percorso misto, che si riducono a 90 in condizioni climatiche invernali, a causa dell'uso del climatizzatore o di ogni altro servomeccanismo che consumi l'elettricità delle batterie.

In partenza, l'indicatore dell'autonomia segna “65 chilometri”. Usciamo dal complesso del Palexpo e ci immettiamo sulla A1 che porta a Losanna. La MiEV non è un fulmine di guerra in accelerazione, ma si destreggia bene nel traffico. La velocità massima di 130 km/h è realistica, ma non la raggiungiamo per il volume della circolazione. Dopo qualche chilometro usciamo dall'autostrada e ci immettiamo sulla rete viaria extra-urbana, tra il vicino confine con la Francia, l'aeroporto e la zona attorno al Palazzo delle Esposizioni. La vettura ha una buona frenata, equilibrata, che attiva il sistema di recupero dell'energia. Conveniamo con il nostro accompagnatore sulla silenziosità di marcia. Si sente appena il rotolamento delle gomme.

Il lungo giro ci serve per verificare la bontà del progetto franco-nipponico (le tre sorelle sono praticamente identiche e le differenze si limitano alla carrozzeria ma sono tali da non mutare il progetto e il comportamento della vettura). Un leggero sottosterzo nelle curve strette e lente rende la macchina più guidabile all'utilizzatore normale. L'EPS di serie assicura la sicurezza in stabilità, importante per un'auto che ha una carreggiata stretta rispetto al passo. L'assetto morbido non produce  rollio eccessivo, né imbarcata in frenata. Manca un segnalatore acustico di presenza, che però sarà presto imposto a tutte le auto elettriche da una “lungimirante” direttiva europea (se si aspetta il legislatore statale, soprattutto italiano, campa cavallo...).

Ritorniamo verso Ginevra e notiamo l'assetto morbido delle sospensioni, che attutiscono tutte le asperità del manto stradale (e pure qualche buca: capita anche in Svizzera, per gli amanti del detto “tutto il mondo è paese”). I dossi di rallentamento vengono superati senza alcun effetto sul comfort, anche grazie alla coppia piatta del motore che consente di superare senza esitazione ogni situazione. Non abbiamo mai provato a suonare il clacson, sia perché non ce ne è mai stato bisogno, sia per quella sindrome da risparmio energetico che assale ogni guidatore consapevole di auto elettriche. Non dubitiamo funzioni. Il nostro coequipier di Mitsubishi aziona, a titolo dimostrativo, il comando del climatizzatore e subito l'autonomia “crolla” di 15 chilometri. Lo spegniamo, non ce n'è bisogno: i 14 gradi centigradi sembrano 24 a Ginevra.

Nel tragitto parliamo dei progetti di Mitsubishi, pioniera nella ricerca in materia di motorizzazione elettrica fin dal 1966. Quest'anno a Ginevra la casa nipponica ha riproposto un ulteriore affinamento del progetto “MiEV House”, un innovativo concept di casa ecologica presentato per la prima volta al Salone di Tokyo del 2009 e poi ulteriormente calibrato nell'edizione dello scorso anno. Questo progetto condensa le frontiere dello sviluppo cui sono chiamati i centri di ricerca internazionali attorno ai principi dell'efficienza energetica e dell'uso razionale delle risorse, dalla domotica alla motorizzazione elettrica, sia ibrida che pure electric. Una sfida per la neo-modernità prossima ventura. Con la collaborazione di altri due rami della casa dei Tre Rombi – Mitsubishi Corporation e Mitsubishi Electric – è stato sviluppato l'EMS, Energy Management System, un'interfaccia intelligente in grado di integrare le smart grid elettriche con la capacità di bordo delle vetture elettriche. L'EMS è un sistema interattivo volto all'ottimizzazione dello sfruttamento energetico della potenza elettrica stoccata nelle batterie a elevata capacità, in modo da gestire in modo intelligente le fasi di ricarica, con predilezione per le fasce notturne per evitare i picchi delle ore di punta. A tutto beneficio della bolletta energetica individuale e collettiva, tema molto caro ai giapponesi, che proprio due giorni fa hanno celebrato un anno dal disastroso tsunami che ha cambiato la storia del Paese.

Accanto all'EVS la Mitsubishi sta lavorando al EIS, Electric Vehicle Integration System, un protocollo di gestione integrato all'EMS domestico che è destinato al monitoraggio continuo dello stato di carica delle batterie degli EV (Electric Vehicles), in modo da razionalizzarne i processi di ricarica in funzione delle abitudini d'uso. A tutto vantaggio degli utilizzatori, che potranno trovare la vettura sempre “pronta all'uso”; ma vantaggi anche in materia di riduzione dei costi.

 


La MiEV House



Lo studio di ricarica wireless

 

Mitsubishi Motors sta lavorando anche in una prospettiva di lungo termine e ha avviato un progetto avveniristico, ma già tecnicamente possibile, in collaborazione con l'americana Witricity Corporation e con un'altra industria del Sol Levante, la IHI Corporation. Il progetto è finalizzato alla ricerca e allo sviluppo di sistemi di ricarica wireless destinati ad alimentare e ricaricare veicoli elettrici. Questi sistemi si serviranno di un trasmettitore annegato nell'asfalto che trasferirà l'energia elettrica a un apposito ricevitore installato in vettura. Lo sviluppo dei sistemi wireless potrà contribuire alla soluzione dell'attuale problema di autonomia delle automobili elettriche, perché renderà possibile la ricarica ai semafori, nei parcheggi cittadini, nei centri commerciali e in altre infrastrutture, anche con l'ausilio di sistemi di comando a distanza (per esempio attraverso gli smartphone) e senza alterare più di tanto l'equilibrio urbanistico delle città. Le innovazioni infrastrutturali potrebbero essere programmate insieme a lavori di manutenzione e adeguamento di altre reti, con una sensibile contrazione dei costi e un impatto migliore sotto il profilo urbanistico. Sembrerebbe fantascienza, ma è già realtà.

Ritorniamo all'Essais Vert e il viaggio con la MiEV targata “AG 106 313” è finito. Il nostro coequipier, gentilissimo, preciso nelle indicazioni, corretto nel fornire dati reali, non claim da spot pubblicitario, ci mostra i due sistemi di ricarica utilizzabili. Il primo rapido, che consente di “rifornire” le batterie all'80% in 45 minuti, attraverso un'apposita colonna di ricarica istallata dal proprio gestore o in una stazione pubblica di ricarica. Il secondo metodo più lento – circa sei ore – attraverso un trasformatore in dotazione alla vettura da attaccare alla normale presa domestica. La batteria è garantita tre anni o 200.000 chilometri. Nota di servizio: alla fine del test, dopo circa 18 chilometri di percorso misto, la “lancetta” digitale dell'indicatore di autonomia segna “59 chilometri”. Segno che alla guida abbiamo prodotto più elettricità di quanto ne abbiamo consumata, attraverso un uso attento della frenata e dell'acceleratore elettronico. Una guida in souplesse, la più adatta alla città e forse non solo.



Nota dolente finale, il prezzo: in Italia, esclusa IPT, ammonta attualmente a 36.803 Euro. Unici optional disponibili sono la vernice metallizzata (403 Euro) e la verniciatura speciale (655 Euro). Le auto elettriche non pagano tassa di proprietà per cinque anni e dovrebbero ricevere un trattamento migliore dalle assicurazioni; possono accedere alle aree a traffico limitato senza pagare alcun ticket. Una consolazione, benché magra. Il prezzo è destinato a contrarsi con l'incremento delle vendite, ma senza incentivi seri  e disincentivi per le auto più inquinanti (dal pozzo alla ruota), la diffusione della motorizzazione elettrica sarà più lenta. Eppure, è sicuramente il futuro della mobilità cittadina e parte della soluzione dei problemi della mobilità extra-cittadina.


La prova è stata effettuata il 7.03.2012, dalle 12.00 alle 12.55


© Riproduzione riservata



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