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Motori | Le case straniere in Italia: quattro mosse evitare il disastro, di JH (9.03.2012) | THE HORSEMOON POST


L'UNRAE lancia un grido di allarme per l'intero comparto automotive italiano
Le case straniere in Italia: quattro mosse evitare il disastro
Fisco esoso e credit crunch possibili cause di un annus horribilis dell'auto in Italia
di JH

Articolo pubblicato il 9.03.2012 - h 02.00
Tag: Tag: auto, automotive, UNRAE, crollo immatricolazioni Italia, credit crunch, fisco esoso

Alla vigilia dell'apertura del Salone di Ginevra i rappresentanti dei costruttori esteri in Italia hanno lanciato l'allarme “default” per il sistema automotive nazionale, con una prospettiva difficile da affrontare. Le proiezioni per il 2012 sono da capogiro, in senso negativo: immatricolazioni in calo a 1.370.000 vetture (contro le 1.731.280 auto nuove vendute nel 2011, quasi -20%, dopo una flessione di poco più del 2% tra 2010 e 2011); un crollo delle entrate di IVA per 2,3 miliardi di Euro; oltre 350 mandati revocati tra i concessionari ufficiali; licenziamenti nell'ordine di 10.000 addetti, in gran parte con qualificazione medio-alta ma settoriale, perciò difficili da ricollocare sul mercato del lavoro. A questo si aggiungano le ripercussioni dell'indotto, con una catena negativa che colpirà tutti: si venderanno meno componenti, mettendo in difficoltà il sistema; si farà meno pubblicità e meno comunicazione, perché sarà più difficile vendere le automobili e le case cercheranno di sviluppare un marketing mix più leggero e meno costoso; si leggeranno meno giornali di settore; si utilizzeranno meno servizi turistici in auto, generando ulteriore disoccupazione.

Di fronte a questi scenari orribili l'UNRAE, l'associazione dei rappresentanti delle case automobilistiche straniere in Italia, ha proposto al governo di agire su quattro linee direttrici: un piano triennale di rinnovo del parco circolante; l'applicazione delle norme europee per le auto aziendali; pressioni sul sistema bancario perché modifichi l'attuale politica creditizia, recependo le direttive della BCE e della Banca d'Italia; lotta all'evasione della tassa di possesso.

Il rinnovo del parco circolante andrebbe promosso, secondo l'UNRAE, attraverso incentivi incrementali in ragione della riduzione delle emissioni di CO2. Con questa misura, il cui costo è stimato in circa 507 milioni di Euro, si dovrebbero vendere circa 230.000 auto nuove, che andrebbero a sostituire le Euro 0, 1 e 2 ancora circolanti. Il maggiore introito fiscale derivante dall'incremento delle immatricolazioni andrebbe a compensare i costi, determinando così un'azione praticamente a costo zero. L'UNRAE ha proposto che gli incentivi varino da 800 a 5000 Euro:

  • 800 euro fra 120 e 96 g/km di CO2

  • 1.200 euro fra 95 e 51 g/km di CO2

  • 5.000 euro sotto ai 50 g/km di CO2 .


In materia di auto aziendali, l'UNRAE ha chiesto al governo coerenza europeista. Non si capisce perché si invochino continuamente le “regole europee” in ogni momento della vita pubblica del Paese, se il primo a non rispettare le norme dell'Unione Europea è proprio il governo italiano. Soprattutto non si capisce come le aziende italiane dovrebbero essere efficienti e competitive verso la concorrenza delle altre aziende europee, se devono subire un sistema fiscale incredibilmente oneroso e vessatorio nei confronti dell'auto. Secondo l'analisi dei costruttori esteri, le auto aziendali contribuiscono per oltre il 65% alla creazione del PIL nazionale. L'UNRAE dunque ha chiesto al governo (1) di abbassare il periodo di ammortamento delle auto aziendali a un livello analogo alla media europea, due anni, in luogo degli attuali quattro; (2) di elevare al 100%, in luogo dell'attuale 40%, la deducibilità delle spese, così come avviene nel resto d'Europa; (3) di portare al 100%, come negli altri stati dell'Unione, la detraibilità dell'IVA, in luogo dell'attuale 40%; (4) infine, di cancellare il tetto di spesa ammortizzabile, attualmente stabilito in 18.076 Euro, come avviene nel resto d'Europa. Richieste assolutamente in linea con la crescita economica che si vuole generare, non con il buio della crisi attuale e delle previsioni più pessimistiche.

In materia di credit crunch, l'UNRAE auspica che il sistema bancario riveda la propria politica non favorevole ai consumi, sia individuali che commerciali, stretta creditizia che finisce per essere un ulteriore freno all'economia. Del resto gli indirizzi della BCE e della Banca d'Italia vanno in quel senso. In questo quadro di “rallentamento della morsa” sul settore automotive italiano si innesta la richiesta di rivedere il superbollo previsto per le auto con potenza superiore a 180 KW, manovra da cui il governo si attenderebbe il recupero di 168 milioni di Euro. Recupero che si rivelerà assai difficile, perché nel frattempo la domanda è crollata e, sul fronte dell'usato, si assiste a un continuo deprezzamento delle auto. A tal proposito, noi rileviamo che questo fenomeno potrebbe favorire chi attualmente detiene grandi liquidità finanziarie e vuole utilizzarle per  reinvestire i proventi di attività illecite: non ci vuole molta scienza a pensare, in primis, alla criminalità organizzata.

Infine, l'UNRAE ha suggerito che un miliardo possa essere recuperato dall'abbattimento dell'evasione della tassa di possesso, facile da attuare con i moderni sistemi di rilevazione informatica, adempiendo al ruolo di governo tecnico di marcata impronta europeista.

Resta a nostro avviso un mistero sui motivi che hanno spinto i costruttori nazionali, riuniti nell'ANFIA, a non far proprie le proposte dei colleghi stranieri, improntate al massimo rigore nel quadro di azione europea e europeista dell'attuale governo presieduto dal professor Monti. In parte è spiegabile con la posizione di Sergio Marchionne, contrario a nuovi incentivi, che finirebbero per favorire i costruttori nazionali. Come se il livello del prezzo fosse l'unico parametro tenuto in considerazione dai consumatori. Posizione miope, per usare un eufemismo.

Crediamo che il governo non farà propria alcuna delle manovre proposte dall'UNRAE e, per questo, sarebbe opportuno che le varie associazioni di categoria, civiche e imprenditoriali, promuovessero azioni di protesta civile e non violenta, una specie di sciopero dell'automobilista che desse al governo le esatte dimensioni del problema e la rilevanza dell'impatto della stretta fiscale iniqua sul sistema produttivo del Paese. La sensazione è, infatti, che l'attuale governo sia composto da persone perbene e oneste, ma non del tutto ancorate alla realtà. Chissà quanti degli attuali ministri abbiano mai fatto un pieno di benzina o di gasolio alla pompa...

© Riproduzione riservata


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