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FRANCIA, TERRORISMO
La striscia di sangue di Mohammed Merah
Le lezioni di Tolosa e la sicurezza sussidiaria
L'intelligence e la sicurezza di prossimità devono remare nella stessa direzione
di Vincenzo Scichilone
Articolo pubblicato il 23.03.2012 - h 16.20 (ultimo aggiornamento 24.03.2012, h 2.55)
Tag: Mohammed Merah, strage di Tolosa, Al Qaeda, terrorismo islamista, intelligence, polizia, Gendarmerie Nationale
Mohammed Merah è l'ultima conferma in ordine di tempo che il mondo non è un posto sicuro, ma – parafrasando Churchill – non ne abbiamo uno migliore. Il giovane pluri-
RUOLO DEI SERVIZI DI INFORMAZIONE E DI INTELLIGENCE
Merah era monitorato dai servizi di informazione. Il DCRI (Direction centrale du renseignement intérieur) lo aveva interrogato lo scorso autunno, ma non lo aveva considerato pericoloso. Come François Heisbourg, esperto di difesa e autore del recente “Espionnage et Renseignement” (Odile Jacob), rileva nell'intervista pubblicata oggi su “Liberation” (“Merah n’a pas été adéquatement surveillé”, di Alexandra Schwartzbrod) c'era un elemento importante per non allontanare gli occhi dal franco-
Alcune circostanze interessanti avrebbero dovuto far riflettere. La data di avvio dell'azione di Merah – 11 marzo – è altamente simbolica, perché coincide con la “Giornata della memoria delle vittime del terrorismo” indetta dall'Unione Europea nell'anniversario dell'attacco a Madrid dell'11 marzo 2004 (191 morti, 1800 feriti). Le prime indagini, al contrario, sono state rivolte più ai circoli nazifascisti che all'estremismo islamista. Troppo spazio al politicamente corretto? E a che livello è la cooperazione internazionale, soprattutto in ambito NATO, visto che Mohammed Merah risulta nella black list dei terroristi dell'FBI, da cui era considerato soggetto pericoloso?
La competenza operativa mostrata da Merah, durante tutta la sua operazione di terrore diffuso sul territorio, è segno di un background di conoscenze che non può essere da autodidatta. Sarebbe interessante capire chi lo ha formato e con quali finalità. La rivendicazione postuma di Al Qaeda non aggiunge niente, perché oggi Al Qaeda è un brand in franchising che dice poco dei pupari del terrore di volta in volta dietro alla operazioni di teatro. Piero La Porta ieri ha ipotizzato su “Italia Oggi” ("I fanti russi in funzione antiterrorismo sbarcati nel porto siriano di Tartus", Italia Oggi, 22.03.2012) che Merah potesse essere un agente operativo dei servizi siriani (molto attivi all'estero) e che tutta l'azione possa essere stata una risposta in territorio francese alla “guerra segreta” della Francia contro Assad. Più nello specifico, una risposta all'arresto di tredici militari delle forze speciali francesi a Homs. Ipotesi suggestiva ma non irrealistica.
Un buco informativo tra il DCRI, che risponde al ministero dell'Interno e ha un centro di coordinamento periferico a livello di prefettura, occupandosi di informazioni per la sicurezza interna; e il DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure), che invece risponde alla Difesa e si occupa di intelligence estera, potrebbe perciò essere il presupposto della libertà di azione del terrorista solitario (ma col supporto della famiglia). Nessuno si sarebbe preoccupato di capire perché, come, per quanto tempo Merah fosse andato in Afghanistan e Pakistan e per quali finalità. Probabile che questa “sottovalutazione” sia stata creata da problemi di budget, che limitano le attività di sorveglianza attiva sui potenziali pericoli sul territorio, ma forse anche da un corto circuito tra intelligence, servizi di informazione interna e polizia sul territorio.
SICUREZZA DI PROSSIMITÀ' E SUSSIDIARIETÀ
La soluzione non può essere solo istituzionale, ma va messo a punto un protocollo efficace per regolare correttamente il rapporto tra cittadinanza e forze di polizia. Rapporto bilanciato da entrambi i versanti della catena di collegamento, sulla base di un principio non esplicito, ma tenuto nella giusta considerazione: meglio un falso allarme in più, che un morto in più. A tal proposito, le prime testimonianze raccolte sono al limite del desolante. Una vicina di casa di Merah ha dichiarato, sotto tutela dell'anonimato, di averlo più volte segnalato alla polizia, senza ottenere alcun risultato.
Questo dimostra non tanto le lacune tout court delle forze di polizia (in Francia, come in Italia), ma il fatto che troppo spesso le autorità competenti non tengono in adeguato conto le segnalazioni dei cittadini, generando come valore aggiunto un aumento della sfiducia civica (il vostro cronista ha vissuto situazioni al limite del grottesco, a sud dell'Italia, come al nord, lasciandone traccia esplicita: dando subito nome, cognome -
DE-
Il presidente Sarkozy, cosciente che i fatti di Tolosa avrebbero avuto riflessi positivi sulla propria campagna elettorale per le imminenti presidenziali, ha dato ordine di catturare vivo Merah. Il RAID (Research, Assistance, Intervention, Deterrence, omologo dei nostri NOCS), il reparto di agenti speciali e di assalto della Polizia Nazionale, ha improntato tutta l'azione a questo obiettivo, ma tecnicamente qualcosa è andato storto.
Una testimonianza è il video che vi proponiamo, del canale all news francese BFMTV, della durata di oltre otto minuti. Una battaglia campale in città, che ha sollevato critiche e interrogativi. Di un certo rilievo le riflessioni e i quesiti posti da Christian Prouteau, fondatore del GIGN (Groupe d'intervention de la gendarmerie nationale, omologo dei nostri GIS dei Carabinieri), il quale si è chiesto «come mai la migliore unita' della polizia non è riuscita a fermare un solo uomo? Bisognava riempirlo di gas lacrimogeni. Non avrebbe retto cinque minuti. Invece hanno lanciato granate, mettendo l'uomo in uno stato psicologico che l'ha incitato a proseguire la guerra». Un monito per le azioni future.
Le emergenze come quella di Tolosa di due giorni fa andrebbero de-
I giornalisti siano assolutamente liberi di cercarsi le notizie, ma le unità tattiche sul terreno dovrebbero godere di un alone di segretezza assoluta, che dovrebbe riguardare anche le metodologie operative e le tattiche utilizzate.
Da osservatori, vedere le foto degli operatori del RAID con il volto scoperto (che noi abbiamo celato per senso di responsabilità) alla fine della lunga operazione di assalto alla casa di Merah, ci fa concludere che evidentemente si è smarrita la bussola della realtà e non si comprende che, grazie alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il mondo è un posto troppo piccolo per divulgare segreti che andrebbero tutelati, oltre che troppo pericoloso per non tenerne conto.
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