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THE HORSEMOON POST ©2012 | Politica: Italia, Europa| Gli emolumenti dei politici sono un falso problema, di Vincenzo Scichilone (27.02.2012)

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Analisi Politica

Corruzione primo problema del Paese
Gli emolumenti dei politici sono un falso problema
L'immobilismo e la mancanza di trasparenza sono un pericolo per la democrazia
di Vincenzo Scichilone

Articolo pubblicato il 27.02.2012 - h 18.00 | Tag: casta, politica, istituzioni, crisi morale, corruzione, trasparenza

La polemica sulla cosiddetta casta si fa ogni giorno più feroce. La stessa denominazione, di vago sapore medievale, si deve al brillante studio di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo del Corriere della Sera, che – come ha oggi affermato Myrta Merlino durante l'interessante trasmissione quotidiana “L'aria che tira” su La7 – hanno svolto un lavoro quasi speleologico nei meandri dei conti nazionali, scoperchiando il vaso di Pandora della dissipazione del denaro pubblico, degli sprechi, degli abusi.

Eppure, la questione della retribuzione del ceto politico è a nostro avviso un problema secondario, perché in realtà nasconde almeno altre tre questioni essenziali: la corruzione che permea tutti gli strati sociali e professionali del Paese; la mancanza di trasparenza dell'elefantiaco apparato pubblico, che lascia ampi margini perché la corruzione si annidi e si sviluppi; l'assenza di un ricambio generazionale nella classe dirigente, pubblica e privata.

La retribuzione sarebbe comunque superiore alla media dei colleghi europei, ma anche adeguata a questo parametro appare come mal spesa, se raffrontata ai risultati gestionali. I politici italiani in genere, dal comune al parlamento nazionale, dimostrano una incredibile e ingiustificabile incapacità gestionale. Come amministratori di imprese private sarebbero tutti (o quasi) cacciati su due piedi. Nel rapporto tra retribuzione e risultati ottenuti esiste uno spread assoluto con i colleghi europei. Differenziale che al momento sembra incolmabile.

Il bollettino degli scandali, delle malversazioni, dei furti di risorse pubbliche è ormai quotidiano. I cittadini non si meravigliano più di nulla e questo contribuisce a scardinare il residuo di fiducia nella politica e nella democrazia. Una circostanza molto pericolosa.

Le incrostazioni burocratiche resistono a ogni tentativo legislativo volto a eliminare lacci e lacciuoli. In questo modo ampi spazi della pubblica amministrazione tengono in scacco l'imprenditoria sana del Paese, beneficiando di un canale criminale preferenziale con quella mafiosa incline alla corruzione. Un vero e proprio sistema fiscale complementare, ma illegale, finisce per aggravare le finanze delle imprese ormai ridotte al limite della sopravvivenza da una fiscalità generale da estorsione di Stato.

L'immobilismo che caratterizza la politica e la pubblica amministrazione non è sconosciuta al mondo privato, sia delle imprese che dell'associazionismo. Ci sono in giro sempre le stesse facce, come oggi ha sottolineato Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere”, mentre il Paese ha bisogno di protagonisti nuovi, idee nuove e originali, credibilità rinnovate per fare uscire l'Italia (e l'Europa) dalla crisi psicologica (prima che economica) in cui è piombata.

Vale la pena ricordare quanto accaduto negli ultimi mesi in nord Africa, passato sui media internazionali come la Primavera Araba. A parte lo sfortunato accostamento con la Primavera di Praga del 1968, i moti popolari si sono caratterizzati come reazione a regimi politici immobili, corrotti, i cui protagonisti si sono arricchiti in maniera volgare e spropositata alle spalle della popolazione, spesso costretta a vivere in condizioni di grande difficoltà materiale.

Dietro le manifestazioni di piazza, una moltitudine di giovani ha utilizzato i social network come strumenti di comunicazione e propaganda, dimostrando di essere al passo (se non più avanti) dei coetanei occidentali. Ma in ogni rivoluzione – e quella araba è una rivoluzione – è importante capire chi ne assume il controllo nella fase finale e ne prende le redini di governo. A questo proposito, sembra che i beneficiari ultimi dell'abbattimento dell'Ancien Regime arabo siano i movimenti fondamentalisti islamici. In Egitto i Fratelli Musulmani. In Siria, lo spauracchio della penetrazione della fratellanza islamica sunnita ha smosso gli shiiti di Hamas, a lungo beneficiari del sostegno di Bashar Assad e sodali del regime islamista iraniano, a dichiarare “guerra” all'oculista più cieco del mondo.

In definitiva, movimenti antidemocratici hanno combattuto la corruzione con tutto l'armamentario retorico della lotta democratica, ma rischiano di uccidere ante factum l'embrione di libertà politica faticosamente impiantato nell'alveo sociale arabo. Niente di nuovo sotto il sole.

La crisi economica e la disoccupazione spinsero la popolazione tedesca a mettersi nelle mani di Adolf Hitler, che usò gli strumenti della democrazia per annientare le libertà, così come undici anni prima era accaduto in Italia, grazie al sostegno degli imprenditori a Benito Mussolini. La furia di una oligarchia sanguinaria, in nome della dittatura del popolo, promise a Oriente di annullare le differenze tra ricchi e popolo sofferente. In nome delle utopie del XX secolo, negli ultimi cento anni oltre centocinquanta milioni di individui hanno lasciato anzitempo e in modo violento il mondo. Può accadere di nuovo ed è bene che ciascuno di noi, in privato e nelle manifestazioni della vita sociale, lo ricordi come monito imperituro.

© Riproduzione riservata

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