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Politica, Italia
Fermare il declino, la rivoluzione signorile a Verona. Assenti dalla politica, richiamati alle responsabilità civiche dalla crisi etica del Bel Paese
L'ottimismo della volontà muove professionisti e imprenditori a sostenere le idee liberali e rivoluzionarie del movimento promosso da Oscar Giannino, Luigi Zingales, Massimo Boldrin
di Vincenzo Scichilone | Articolo del 6.12.2012
Tag: Fermare il declino, Verona, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales, Franco Bocchini, Carlo Fiorini, Luca Grandi, Stefano Tamburini, Barbara Ferrari, Manuela Popolizio
Capita che non ci si occupi della politica per molti motivi. Perché «è una cosa da professionisti, ci pensino loro» o perché «tanto sono tutti uguali, la politica è una cosa sporca»; ovvero ancora perché «ho il mio lavoro, ho grandi responsabilità, devo pensare alla mia famiglia e ai miei dipendenti e collaboratori, non ho tempo».
Poi scopri che tu non ti sei mai occupato della politica e nello stesso tempo la politica si occupava di te, dei tuoi figli, della tua famiglia, della tua azienda, del tuo futuro. Magari rubandotelo. In alcune parti del Paese (Sud, Sicilia compresa) da decenni si respira l'inadeguatezza della classe dirigente, politica e amministrativa, ma l'alternativa è semplice, chiara: ci si adegui al sistema per sopravvivere e si azzera olfatto e vista, mortificando parola e coscienza; si soccombe; o si decide di averne abbastanza e si parte, si emigra. Negli ultimi 24 mesi, dalla Sicilia sono emigrate oltre 900 mila persone, un'emigrazione di massa differente da quella degli anni 50 e 60, costituita da persone scarsamente scolarizzate in cerca di fortuna nel Settentrione d'Italia o all'estero. Oggi partono professionisti, insegnanti, imprenditori, persone di cultura, quella classe dirigente potenziale incapace di perforare il muro dell'intreccio tra politica e criminalità organizzata che opprime in una morsa mortale il resto del Meridione d'Italia.
In altre parti del Paese – come il Veneto, per esempio – gli ultimi decenni sono stati quelli del "miracolo Nord-
D'un tratto allora percepisci che qualcuno ha approfittato della tua (colpevole?) disattenzione, che il livello di tassazione è soffocante non per tua esclusiva percezione, che la politica – a quasi tutti i livelli di governo – ha inquinato la società, ha occupato l'economia, in join (s)venture con la burocrazia ottusa. Arriva il tempo che ti spinge a guardarti intorno, per capire che succede. E finalmente ti poni interrogativi che mai avresti pensato di porre all'attenzione della tua mente: che fare per interrompere la spirale di crisi che colpisce te, la tua famiglia, la tua azienda, i tuoi collaboratori e che rischia di far saltare le certezze ritenute inossidabili?
Alcuni hanno pensato che la situazione non fosse più tollerabile e che si dovesse abbandonare il Paese per salvarsi. Così, dalla Valpolicella Felix molte aziende hanno smontato baracca e burattini e si sono trasferite oltre frontiera: Slovenia, Slovacchia, Croazia, ma molto più spesso in quella Carinzia austriaca, dove si ha a che fare con una burocrazia onesta, con costo del lavoro finanziariamente sostenibile, con una certezza del diritto garantita da un sistema giudiziario non paragonabile con quello italiano, in stato comatoso; con un livello di tassazione – personale e aziendale – sostenibile sotto il profilo finanziario e attrattivo per la qualità del funzionamento della macchina statale. Non pagare le tasse, in quel quadro, è davvero un crimine liberale.
Devono essere più o meno questi i sentimenti delle 150 persone intervenute ieri sera a un "aperitivo rinforzato" organizzato dalla sezione 045-
In soli quattro mesi "Fermare il Declino" ha raccolto in tutta Italia 37.000 adesioni tra professionisti, imprenditori, impiegati, uomini e donne di tutte le età accomunati dalla preoccupazione per le sorti del Paese e mossi dall'ottimismo della volontà per fermare la decadenza dell'Italia, un Paese che mostra un sistema democratico degenerato in partitocrazia, oppresso dai particolarismi corporativi delle caste, tirato a piacimento dalle reti clientelari che si abbeverano di spesa pubblica. Se il 51% dell'economia nazionale dipende dalla spesa dello Stato è evidente che quacosa non funzioni.
Tra uno stuzzichino messicano, una sangria e una birra, i due coordinatori regionali del Veneto – Franco Bocchini e Carlo Fiorini – hanno presentato il direttivo della sezione di Verona e introdotto il programma di "Fermare il declino", in attesa della grande serata con Oscar Giannino, il prossimo 19 dicembre, al "Teatro alle Stimate" di Verona, occasione per scambiarsi gli auguri natalizi e per fare il punto della situazione politica in piena evoluzione.
Una serata produttiva per la sezione scaligera, che ha raccolto 80 nuove adesioni che servono a rafforzare la sezione "045". Sarebbe utile che le prossime riunioni coinvolgessero collaboratori e amici degli aderenti, perché "Fermare il declino" ha bisogno di diventare un movimento popolare condiviso e va spiegato a tutti che la competizione e la libertà di impresa sono la premessa perché il Paese si rialzi, in un quadro di regole certe e condivise su cui deve svolgere il ruolo di moderatore e giudice terzo uno Stato credibile, onesto, capace di aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà, ma distinto e distante dall'intervento diretto in economia.
Oggi non è così e il rischio che si corre è quello che il Paese si svuoti di capacità, di teste pensanti e di braccia creative, se il nuovo che avanza ha le sembianze delle mummie partitocratiche di destra, sinistra e centro che conosciamo. Svizzera e Austria fanno a gara per attrarre l'estro italiano soffocato da uno Stato ladro, rappresentato da una classe politica che ha fallito la missione di sviluppare il Paese. Alla fine della fiera – come direbbe la casalinga di Voghera – a rimetterci sarebbero i ceti meno avvantaggiati, sia in senso culturale che economico, una fine ingloriosa che l'Italia non merita.
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