THE HORSEMOON POST ©2012 | Sport | Calcioscommesse specchio di un Paese senza etica, pubblica e privata, di JH - 29.05.2012 -

Cerca su THP
, ore
Vai ai contenuti

Menu principale:

THE HORSEMOON POST ©2012 | Sport | Calcioscommesse specchio di un Paese senza etica, pubblica e privata, di JH - 29.05.2012

Sport > articoli



Sport



Scandalo senza fine
Calcioscommesse specchio di un Paese senza etica, pubblica e privata

Vietare le scommesse sportive per togliere ossigeno alla criminalità
Le dure parole di Mario Monti sulla deriva etica nella società italiana e sulle pressioni occulte
di John Horsemoon

Articolo pubblicato il 29.05.2012 - h 18.30 | Tag: calcioscommesse, criminalità, minacce

Pierre de Frédy avrà sorriso, nel luogo in cui la Luce illumina tutto, al risuonare delle parole del capo del governo italiano, Mario Monti, dure come un uppercut assestato con maestria, quelli che mettono knock-out  il destinatario, salvo poi spostarne i ragionamenti sull’opportunità di cambiare disciplina sportiva. Ippica? Ping pong? Golf? Briscola in cinque?

Il barone de Goubertin è passato alla storia per una frase che non ha mai proferito “nello sport l'importante non è vincere, ma partecipare“, affermazione fatta in realtà da un vescovo anglicano della diocesi di Pennsylvania,  Ethelbert Talbot, nel corso di una manifestazione di saluto agli atleti che avrebbero poi partecipato ai Giochi Olimpici di Londra del 1908.

Sullo spirito olimpico, Pierre de Frédy barone de Goubertin ebbe a dire che non è importante vincere, ma lottare per la vittoria, non arrendersi mai di fronte alle difficoltà di una competizione sportiva. Insomma, pare di leggere le parole e vedere idealmente le gesta del grande Gilles Villeneuve, uno che a fermarsi non ci pensò mai.

Eppure, quella frase “l’importante è partecipare, non vincere” non sarà mai scrollata dalle spalle del padre dello sport moderno, del quale però è pressoché sconosciuto il monito contro “la follia delle scommesse” in grado di minare lo spirito olimpico, quindi lo sport tout court.

Qualche tempo fa, in una città del meridione d’Italia nota più per le nefandezze di pochi, che per le eccezionali ricchezze culturali, Gela, un giocatore della locale squadra di calcio, Rocco d’Aiello, fece armi e bagagli dalla sera alla mattina, senza mai chiarire davvero i motivi di quella fuga, anche se trapelò la notizia di una sorta di aggressione. Non è mai stato ipotizzato un legame tra l’aggressione di d’Aiello e il mondo delle scommesse; si parlò allora di manifestazioni incivili della tifoseria delusa dai risultati, ma forse la questione avrebbe meritato un’analisi più approfondita al riguardo, perché le parole più significative dette oggi da Mario Monti, a nostro avviso, sono di particolare gravità, perché fotografano una situazione reale: «È particolarmente triste quando un mondo che deve essere espressione di valori alti, come lo sport, si dimostra un concentrato di aspetti tra i più riprovevoli come la slealtà, l'illegalità e il falso».

È questa la descrizione più illuminante di un Paese che ha smarrito le coordinate fondamentali del vivere civile, senza valori, in cui l’arricchimento facile è un fine, non un mezzo per migliorare la vita propria e degli altri. Così, non ci resta che dare pienamente ragione al presidente Monti: non c’è quella differenza che tanti richiamano tra società civile e società politica, perché la seconda è specchio fedele della prima.

L’influenza delle consorterie criminali in Italia ha una rilevanza oggettiva, con quattro regioni sottratte di fatto al regolare controllo della pubblica autorità e una diffusione delle maglie criminali in luoghi che si riteneva immuni fino a poco tempo fa, tanto da far paventare un prossimo effetto di sostituzione tra sistema bancario e criminalità organizzata nel regolare processo di elargizione del credito. Roba da matti, ma anche i matti  in Italia non esistono più per legge...

Non si vede perché quest’aggressività non debba colpire lo sport e il mondo delle scommesse, perché questo è il nodo da sciogliere. Le scommesse, come sosteneva de Goubertin, stanno mettendo in ginocchio i valori dello sport, di tutto lo sport, perché persone dall’etica debole (per usare un eufemismo), ma capaci di manipolare il risultato finale di una disciplina, non esitano di fronte al facile arricchimento e non hanno la forza di resistere alle minacce.

Non abbiamo fatto cenno ad alcuno dei personaggi coinvolti nell’ultima indagine della procura di Cremona, perché il dato è ininfluente sul sistema: di queste operazioni dal dubbio tempismo e dalle discutibili modalità (ma c’è un giudice naturale che sentenzierà: così funziona nei Paesi civili) ce ne saranno sempre di più. Dove non emergono può significare solo che gli attori in campo sono talmente d’accordo, da non far trapelare il benché minimo indizio.

La soluzione non è fermare il calcio, come provocatoriamente proposto dal presidente Monti, ma vietare le scommesse, senza ulteriori esitazioni, e riportare il Paese (anche attraverso lo sport) su binari etici più adatti alla civile convivenza di una nazione avanzata. Lo sport non è che uno specchio fedele dei vizi e della deriva morale dell’Italia, esattamente come la politica partitocratica che, dopo aver soffocato il Paese, lo sta portando a un disastro annunciato.

© Riproduzione riservata

THE HORSEMOON POST NEWSLETTER

Tip
Iscriviti per ricevere
aggiornamenti e promozioni
Traduzione by Google Traslate
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu