Motorsport | F1 2012 | Sebastian Vettel succede a se stesso sul trono iridato ed entra nella storia della Formula 1. In Brasile vince Button su Alonso, grazie al sacrificio di Massa, di JH - 26.11.2012 | THE HORSEMOON POST -

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Motorsport | F1 2012 | Sebastian Vettel succede a se stesso sul trono iridato ed entra nella storia della Formula 1. In Brasile vince Button su Alonso, grazie al sacrificio di Massa, di JH - 26.11.2012 | THE HORSEMOON POST

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F1, GP Brasile,  Gara:  La pioggia, prima annunciata e poi smentita, arriva a pochi minuti dal via e influenza la gara.
Sebastian Vettel succede a se stesso sul trono iridato ed entra nella storia della Formula 1. In Brasile vince Button su Alonso, grazie al sacrificio di Massa
Hamilton, Button e Hülkemberg danno spettacolo, ma alla fine prevale Doctor Rain, che chiude il mondiale 2012 come lo aveva aperto: con una vittoria. Vettel da 22° a 6° con la monoposto danneggiata. Ma in Ferrari si ha ancora il coraggio di parlare di "mancanza di fortuna".
di John Horsemoon | Articolo del 26.11.2012
Tag:   F1, GP   Brasile, Gara, Sebastian Vettel, Fernando Alonso, Kimi Räikkönen, Lewis Hamilton, Jenson Button, Mark Webber, Felipe Massa, Romain Grosjean, Nico Rosberg, Sergio Perez, Red Bull, Ferrari, McLaren, Lotus-Renault, Mercedes, Sauber-Ferrari, Force India-Mercedes, Williams-Renault, Scuderia Toro Rosso-Ferrari, Caterham-Renault, Marussia Cosworth, HRT-Cosworth

Sebastian Vettel, tre titoli iridati di fila per entrare nella storia della Formula 1
Sebastian Vettel, tre titoli iridati di fila per entrare nella storia della Formula 1

Nelle scuole di giornalismo si insegna che la notizia si deve dare nelle prime tre righe: chi, quando, dove, come, in che modo, perché. Non dando notizie, ma limitandoci a commentarle (almeno per ora), confessiamo una certa difficoltà questa sera. Ci proviamo, perché il commento e la notizia si confondono.

La notizia: nessuno meglio di Jenson Button può interpretare "Jenson Button", il Doctor Slippery della Formula 1. Dove si scivola e le situazioni di aderenza della pista sono mutevoli, a prova di mal di testa al muretto, al box virtuale o in altri luoghi in cui si spalma la capacità decisionale di taluni – tutte in linea con il mantra della "riduzione dei costi" - allora statene certi, il campione del mondo del 2009  c'è  (se la macchina lo assiste e se altri non lo mettono fuori gioco). Lo ha mostrato a tutti, oggi, per l'ennesima volta, salendo con autorevolezza in cattedra e indicando l'unica via per arrivare al successo in condizioni di incertezza estrema. Usare la testa. Button è la certezza in condizioni incerte, l'ossimoro vincente, il pilota che chiude il mondiale di F1 del 2012 così come lo ha aperto: con una vittoria. Se la McLaren gli avesse dato la monoposto competitiva, sarebbe stato tutto un altro discorso.

Il secondo e il terzo gradino del podio hanno ospitato i due piloti della Ferrari, ma la posizione avrebbe dovuto essere inversa, se fosse valso il merito. Fernando Alonso deve ringraziare Felipe Massa (ancora più convincente dell'asturiano) per avergli donato il secondo gradino del podio, altrimenti il suo posto oggi sarebbe stato – a essere benevoli – il gradino più basso. Le lacrime di Felipe Massa – terzo – forse erano anche motivate da questo, oltre che dall'emozione di risalire sul podio della gara di casa, per la prima volta dal 2008 e da quel titolo sfuggito per "merito" di un doppiato (e di Luigino Hamilton che non si arrese se non sotto la bandiera a scacchi).

Tutto il resto appartiene alla cronaca. Webber quarto, dopo averne fatte più di Carlo in Francia, perfino cercato di superare il plurititolato compagno di squadra (ma solo per finta, per mettere pressione a Hülkemberg). Il tedesco Hülkemberg quinto, dopo aver dato una "culata" inguardabile a Lewis Hamilton, nel tentativo di riprendersi il comando della gara, tenuto prima per quasi 30 giri: la punizione del Drive Through, a nostro avviso, non era meritata. Un normale incidente di gara considerato alla stregua di una scorrettezza. Urge ridefinire le regole.

Ancora, Sebastian Vettel, sesto alla fine, dopo aver dovuto risalire la classifica dal fondo (22° alla fine del primo giro, mica mandorle), porta a casa il terzo titolo iridato e completa il trionfo dei bibitari, senza ascoltare ancora una volta il muretto box (fermati al settimo, non c'è alcun bisogno di superare Schumacher!). Con la macchina in disordine, dopo il botto all'inizio. Una risposta inequivocabile a chi – chi? - aveva dichiarato di lottare contro la maccina di Adrian Newey, come se il venticinquenne di Heppenheim non ci avesse messo, non ci metta e non ci metterà del proprio. Del terzo titolo iridato parleremo fra un po'.

Il Kaiser – Michael Schumacher – saluta la compagnia (definitivamente? Mah...) con un settimo posto e dopo sette titoli mondiali e una serie indistruttibile di record. I tre anni passati alla Mercedes ne hanno mortificato il talento, la qualità di pilota, ma forse hanno reso più tonde le qualità umane. Lasciarlo andare a fine 2009 è stato per la Ferrari la più sontuosa sciocchezza industriale, commerciale e di comunicazione della storia dell'imprenditoria contemporanea. Schumacher e Ferrari erano divenuti due termini sinergici. Ora urgerebbe una spericolata operazione di recupero, nel segno del rispetto del reciproco valore. Ma non avverrà, perché a Maranello non c'è sufficiente coraggio per dire "abbiamo sbagliato".

E poi, gli ultimi tre classificati in zona punti più Petrov. Vergne a punti nel "silenzio dei media", come direbbero quelli colti; Kobayashi nel solito stile samurai, nono, meriterebbe di stare in F1 anche il prossimo anno. Kimi Räikkönen, persosi nelle stradine di servizio all'altezza della Junçao, come un automobilista qualsiasi in lotta con il navigatore satellitare: tornare indietro appena possibile, pare di sentire. Ultima nota per i classificati va a Petrov, che regala alla Caterham il decimo posto nel mondiale costruttori e gli annessi bonus in dollari sonanti, con l'undicesimo posto finale. Il russo ha finito, almeno per il momento, la sua esperienza in F1, nonostante una gara costante e senza sbavature.

Sebastian Vettel dunque succede a se stesso e mette in bacheca una fantastica tripletta iridata: 2010, 2011 e 2012. Una rimonta straordinaria, supportata da un team altrettanto stupefacente. Adrian Newey e lo staff tecnico non si sono arresi di fronte alle avversità, alle variazioni regolamentari (quasi disposte ad hoc), agli inconvenienti. La Red Bull ha mostrato di aver saputo creare un ambiente, prima che un gruppo di tecnici, proattivo e in cui la collaborazione competitiva è tesa al successo collettivo. Chi mette sullo stesso piano l'apporto di Webber e di Massa sbaglia, a nostro avviso, perché Webber è stato libero di giocare la propria partita fino a quando la logica – prima che la matematica – non lo avesse eliminato dalla lotta per il titolo.

Fernando Alonso ha il merito di aver spronato la squadra e di non essersi arreso se non sul podio finale, di fronte all'evdenza dei fatti, ma è il terzo mondiale perso all'ultima gara (2007, 2010, 2012), una ferita dura da rimarginare. Il pilota asturiano sbaglia quando afferma di aver perso il mondiale a Spa (a causa dell'incidente innescato da Romain Grosjean) e a Suzuka, dove Vettel non sarebbe stato punito per averlo ostacolato in qualifica. Anzitutto perché l'incidente in gara è una possibilità e a Spa Grosjean ci mise tanto, ma forse in combutta con altri (Maldonado?). A Suzuka la manovra ostacolante di Vettel l'ha vista solo il pilota di Oviedo.

Si potrebbe obiettare facilmente che Vettel ha patito due rotture dello stesso particolare (Valencia e Monza), ma sarebbe difendere la Red Bull e qui noi non intendiamo difendere che la verità.

Anche Stefano Domenicali sbaglia, quando si trincera dietro la mancanza di fortuna, perché dovrebbe sapere quanto Enzo Ferrari affermasse in merito alla fortuna nelle corse: semplicemente non esiste. "Alonso meritava il titolo", sicuramente. "Ci è mancata la fortuna", una corbelleria. Red Bull e Sebastian Vettel sono stati semplicemente più bravi.

A Maranello occorrerà un'analisi della stagione senza salumi sugli occhi. E sarà necessario capire che la teoria del gallo unico nel pollaio è solo una scorciatoia per coprire l'incapacità (o mancanza di volontà) di saper gestire due risorse importanti. A noi non è sembrato un caso che Massa si sia improvvisamente sbloccato, appena palesatasi la possibilità di concorrere anche per il titolo costruttori.

Ai livelli di competizione della Formula 1 attuale, la differenza tra le prestazioni dei piloti alberga in piccoli particolari, sicché il rendimento di un pilota può subire un'influenza negativa anche da una macchina non del tutto a posto. Alla Ferrari sanno se Massa ha avuto sempre lo stesso tipo di monoposto, gli stessi motori, gli stessi cambi di Alonso.

Felipe Massa sa se è giunto il momento di ritirarsi e godersi quanto guadagnato in F1 o continuare a fare il pilota. Negli ultimi tempi è parso rinato e noi, modestamente, alla rinascita dei piloti semplicemente non crediamo. Chi sa guidare lo sa fare e lo saprà fare sempre, ma la differenza può racchiudersi in un solo sostantivo: fiducia.

Massa e il proprio management sanno i termini del contratto con la Ferrari, solo loro conoscono se possono "alzare l'asticella delle richieste" e pretendere dalla Ferrari eguale trattamento di Alonso. Oggi, per l'ennesima volta, Massa ha dovuto fare i salti mortali per dare strada ad Alonso. Si potrebbe dire, se questo non apparisse di vago sapore polemico, "it's ridiculous".

Complimenti a Sebastian Vettel, che entra nell'albo d'oro dei tri-campioni del mondo, insieme a Jackie Stewart, Ayrton Senna, Nelson Piquet, Jack Brabham e Niki Lauda. Ma solo altri due piloti sono stati capaci di vincere tre titoli di fila, in epoche e con mezzi diversi, Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher. Non c'è che dire, una straordinaria compagnia.

Una foto pubblicata da "Repubblica.it" è significativa e ci fa venire i brividi. Michael Schumacher sorride nel guardare Vettel a cavalluccio della sua RB8-Renault, come un bimbo felice. Sembra il passaggio del testimone, il maestro che guarda l'allievo e pensa "ma guarda dove è arrivato quel ragazzino che veniva a girare a Kerpen. Bravo!".

Bravo Sebastian. Ciao e grazie per tutte le emozioni che ci hai dato, Michael. Torna a casa, riportatelo a casa, ora.



GRANDE PRÊMIO PETROBRAS
DO BRASIL 2012

Tipo di circuito: permanente
Lunghezza: 4,309 Km
Numero Curve: 15
Direzione di Marcia: orario
Capacità pubblico: 119.000
Anno di inaugurazione: 1936


Timing
Venerdì 23 Novembre 2012
Libere 1 10:00 – 11:30
(in Italia 13:00 - 14:30)

Libere 2 14:00 – 15:30
(in Italia 17:00 - 18:30)

Sabato 24 Novembre 2012
Libere 3 11:00 – 12:00
(in Italia 14:00 - 15:00)

Qualifiche 14:00
(in Italia 17:00)

Domenica 25 Novembre 2012
Gara 14:00
(in Italia 17:00)

Vincitore
Jenson Button
McLaren-Mercedes Mp4-27



 
 
F1 - GP del Brasile: Classifica dei tempi delle qualifiche
 
 

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