THE HORSEMOON POST ©2012 | Motorsport | F1 2012 | Bernie Ecclestone ha chiesto la testa di Adam Parr a Frank Williams - 28.03.2012 -

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THE HORSEMOON POST ©2012 | Motorsport | F1 2012 | Bernie Ecclestone ha chiesto la testa di Adam Parr a Frank Williams - 28.03.2012

Motorsport > F1 > commenti


F1, Williams
Uno scenario interessante dietro le dimissioni del presidente del Gruppo Williams
Bernie Ecclestone ha chiesto la testa di Adam Parr a Frank Williams
Williams sarebbe nelle mani del "Padrino" della F1

di John Horsemoon

Articolo pubblicato il 28.03.2012 - h 21.25

Tag: F1, Frank Williams, Adam Parr, Bernie Ecclestone, Patto della Concordia,

Lunedì mattina abbiamo fatto qualcosa che assomiglia molto a un salto, sulla sedia in cui poggiamo le nostre auguste propaggini per – ahinoi – molto tempo ogni giorno. Il salto non era motivato dal licenziamento di Felipe Massa, che molti chiedono come grazia a San Luca di Montezemolo. Abbiamo difeso Massa per tanto tempo, ora tocca al pilota brasiliano difendersi. Se c'è qualcosa che non gli torna in Ferrari, si esprima, perché la sua carriera sta andando più a rotoli di un rotolo (perdonateci la ripetizione) di carta igienica inseguito da cani e bambini su un prato fiorito... (ma questa è un'altra storia...).

Il salto cui accennavamo è stato motivato da uno stringato comunicato stampa, arrivatoci alle 8 del mattino, che ci dava notizia delle inattese dimissioni di Adam Parr da presidente della Williams. Stranamente l'intestazione del mittente recava “Williams Grand Prix Holdings”, come a dare alla circostanza una eco importante, in distonia con le sintetiche dichiarazioni di circostanza (che vi risparmiamo: chi fosse interessato, può leggersi il documento riprodotto per intero). Ma a ben vedere l'indirizzo email era quello solito (lo abbiamo celato per riservatezza).

“Fulmine a ciel sereno” è in questo caso un eufemismo, perché Adam Parr era l'erede designato dal fondatore a presiedere il gruppo industriale creato da Frank Williams & Company (in primis Patrick Head) e le dimissioni comunicate il giorno dopo una giornata complessivamente positiva (Bruno Senna, in un colpo solo, ha azzerato le critiche su di se e portato più punti in una gara di quanti ne abbia realizzati il team lo scorso anno) sono sembrate veramente una bomba atomica, per uno dei team storici del Circus, l'ultimo “garagista” potremmo dire, ispirandoci alla definizione che Enzo Ferrari diede dei costruttori britannici.

Adam Parr, dimissionario presidente della Williams
(Foto Williams Holdings)
Il comunicato stampa della Williams che rende note le dimissioni di Adam Parr
 

“Cosa c'è dietro?” è stato il quesito più ricorrente in questi giorni. Abbiamo indagato e sulla base di alcune fonti riservate oggi possiamo delineare un quadro più chiaro della situazione che ha condotto Adam Parr a lasciare la Williams (e forse la F1 definitivamente).

Parr non ha nobili natali, ma questo non gli ha impedito di laurearsi a Cambridge solo con la propria capacità, senza eredità di sangue. Non possiede un pedigree motoristico, ma questo non gli ha impedito di assurgere ai vertici di un prestigioso costruttore di Formula 1. Insomma, è un uomo capace e dalle risorse intellettuali robuste, uno che pensa e sa farlo senza suggeritori. Persone con questo profilo potrebbero non essere adatte a vivere in un mondo – come quello della F1 – in cui alla competitività in pista si associa un affollato retrobosco affaristico a latere, in cui lo sport trova poco spazio, non sono ben visti i liberi pensatori. Una personalità dalla mente indipendente può diventare un “rompiscatole”, soprattutto se cerca di fare gli interessi dell'azienda nel lungo termine, ma con una passione imprenditoriale, non certo motoristica.

Nei giorni dell'ultimo gran premio in Malesia Ecclestone ha rivelato, con stringatezza e inusitata riservatezza, di essere a un passo dalla conclusione del processo di rinnovo del “Patto della Concordia”,  che regola la vita commerciale del business F1. Ma la sottoscrizione non è stata apposta da tutti gli attori e si vocifera che tra i non firmatari vi siano la Mercedes e la Williams. Da indiscrezioni – avvalorate oggi anche da Der Spiegel - risulterebbe che alla Ferrari sarà concesso uno status privilegiato, con un bonus annuale di 50 milioni di dollari, contro i 35 ottenuti da Red Bull (oltre a quelli per la Scuderia Toro Rosso) e McLaren.

Le nostre fonti ci indicano che tra le dimissioni di Adam Parr e il rinnovo del “Patto della Concordia” ci sia un nesso stretto, perché le opinioni del futuro ex-presidente della Williams (da venerdì prossimo: finirà il mese come un dipendente qualsiasi licenziato dalla propria azienda) si sarebbero scontrate con quelle di Ecclestone su un così diverso trattamento delle squadre.

Indirettamente, questa circostanza avrebbe nuociuto a Frank Williams, il quale sarebbe stato invitato – senza alcuna diplomazia – a liberarsi di Parr. Sir Frank Williams – secondo le nostre fonti – sarebbe letteralmente “nelle mani di Ecclestone” dal punto di vista finanziario e non avrebbe fatto altro che adeguarsi alla richiesta del padre-padrone della F1.

È noto che il detentore dei diritti commerciali della F1 abbia “salvato” nel passato il team britannico da una forte crisi di liquidità, attraverso il pagamento anticipato della quota di diritti televisivi percepiti dalla Formula One Management di Ecclestone e poi distribuiti parzialmente ai team. Probabilmente Parr ha contrattato il rinnovo della “Concordia” su basi ritenute più confacenti al blasone del team, mentre Ecclestone sarebbe interessato più a porre velocemente le basi per far sopravvivere la gestione della F1 a se stesso, attraverso la creazione di una società quotata alla borsa di Singapore e con un ruolo importante rivestito da Ferrari e Red Bull, mentre la McLaren sarebbe freddina verso questa ipotesi (e Whitmarsh avrebbe derubricato la partecipazione a competenza di un ramo finanziario dell'azienda di Woking).

La “dolcezza” melensa delle parole di circostanza dietro il commiato non deve trarci in inganno. Parr non è uno sprovveduto e conosce tanti aspetti della vita della Williams, dove presto potrebbero avere qualche problema finanziario con Pastor Maldonado. Il venezuelano è sostenuto personalmente dall'autocrate presidente Hugo Chavez, che però sta lottando contro un cancro e in ogni caso sarà presto soggetto a un'altra campagna elettorale. Sulla sponsorizzazione di Maldonado c'è in corso in ogni caso una indagine del Congresso venezuelano, perché sarebbe stata deliberata illegalmente dalla cricca di Chavez. Conviene a tutti lasciarsi con il sorriso sulle labbra.

Williams sarebbe però in una situazione di debolezza e la durezza di Parr nella contrattazione con Ecclestone non lo avrebbe di certo rasserenato sulle prospettive future. L'uscita di scena di Parr sarebbe perciò il prezzo della tranquillità finanziaria, assicurata al sofferente Frank, il quale però sarebbe stato costretto a mantenere nelle proprie mani il controllo esecutivo del team (insieme con il resto dei soci, tra cui il socio austriaco Toto Wolff, citato espressamente nel comunicato). In questi termini sarebbe da interpretare il fatto che il nuovo presidente della Williams, Nick Rose (già presidente non esecutivo del Gruppo Williams), non assumerà alcun ruolo esecutivo, come invece aveva Parr.

Insomma, chi tocca Ecclestone nella migliore delle ipotesi cambia lavoro, perché quando c'è un business da gestire non si può essere eleganti e pensare troppo liberamente. Come insegnano a Cambridge.

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