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THE HORSEMOON POST ©2012 | Motorsport | CIR 2012 | EV4 | Tragica Targa Florio. Gareth Roberts muore in gara, ma i rally non c’entrano affatto! - di John Horsemoon - 17.06.2012

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L’INCIDENTE DI ROBERT KUBICA NON E’ SERVITO A NIENTE
Tragica Targa Florio
Gareth Roberts muore in gara, ma i rally non c’entrano affatto!

Ogni automobilista rischia la vita ogni giorno in tutta Italia: una vergogna nazionale!
Chi è responsabile di questo scempio?
di John Horsemoon

Articolo pubblicato il 17.06.2012 - h 16.50 | Tag: Targa Florio, guard rail, Gareth Roberts, Craig Breen, Rally Academy

La curva e il guard rail in cui si è schiantata la Peugeot 207 S2000 di Craig Breen e Gareth Roberts (foto navigabili tratte da Google Map, sito rilevato nel 2009)
Gareth Roberts, navigatore di Craig Breen, morto alla Targa Florio 2012
Gareth Roberts, navigatore di Craig Breen, morto alla Targa Florio 2012
 

Avviso: questo è un articolo che non tratterà di sport, tratterà della piaga italiana dell’irresponsabilità. La cronaca è secca: nel corso della ottava speciale della 96^ Targa Florio, la prima della seconda tappa, la Peugeot 207 S2000 di Craig Breen e Gareth Roberts - vincitori lo scorso anno del Pirelli WRC Academy - è uscita di strada dopo otto chilometri dallo start, pochi metri dopo l’intertempo presidiato da cronometristi e commissari di percorso, all’uscita di una sinistra veloce. La vettura ha impattato con la parte anteriore destra su un guard rail, che ha operato come una lama affilatissima e ha aperto la 207 come una lattina di tonno, recidendo la vita del giovane navigatore. I commissari di percorso, distanti pochi metri, hanno attivato immediatamente i soccorsi, ma inutilmente: Roberts era già morto sul colpo.


Secondo un’altra versione, i primi a soccorrere lo sfortunato equipaggio sarebbero stati Matteo Gamba e Alessandro Perico  con i rispettivi navigatori, che partivano in successione, fermatisi alla vista di Breen disperato a bordo della strada. Saranno le indagini della procura di Termini Imerese a chiarire con esattezza la dinamica dei fatti. Noi con questo articolo vogliamo inoculare qualche interrogativo in più, che non riguarda gli aspetti sportivi della faccenda.

L’incidente ha tragiche similitudini con quello accaduto due anni fa al pilota di Formula 1 Robert Kubica e dimostra che nessuno ha imparato niente, circostanza che ci spinge ad alcune considerazioni.

La differenza fondamentale tra una corsa in pista e un rally è che le gare in circuito si svolgono prevalentemente su piste chiuse alla normale circolazione stradale, con alcune eccezioni: la 24 Ore di Le Mans (la cui 80^ edizione si è conclusa proprio oggi pomeriggio) e il GP di Montecarlo si svolgono anche su strade aperte di solito alle auto di serie, con qualche variante. Al contrario, i rallies si svolgono di solito su strade ordinariamente aperte alle circolazione stradale e risentono in modo determinante della sicurezza dei percorsi, amplificandone gli effetti.

Questa distinzione ha per gli addetti ai lavori il sapore dell’affermazione tautologica, diremmo lapalissiana, ma serve per puntualizzare una differenza che sembra sfuggire a pur autorevoli commentatori e colleghi giornalisti, i quali però dimostrano di non sapere una cicca di automobilismo e di automobili.

Sembra, per esempio dagli articoli pubblicati sul “Giornale di Sicilia” di oggi, che l’esito mortale dell’incidente sia l’effetto di una tragica fatalità, in cui la velocità ha avuto un ruolo determinante e, quindi, che in parte la colpa sia di Craig Breen: chi dice questo ignora che il fine di una prova speciale di un rally è di ottenere il tempo migliore, ai fini della classifica. Certo, l’incidente fa parte del gioco, ma in questo caso non si può parlare a nostro avviso di tragica fatalità e di colpa del pilota, il quale può anche sbagliare, ma le condizioni della strada influenzano in modo risolutivo gli effetti.

Le foto riprodotte all’inizio dell’articolo raffigurano in sequenza la curva “incriminata” -  tratte da Google Map e datate 2009 - sono chiare e vengono confermate da un video recuperato su You Tube (96° TARGA FLORIO CIR - IRC SIMULAZIONE PS. CEFALU', che noi abbiamo scaricato perché è un documento preziosissimo, anche ai fini dell’indagine in corso). La curva dell’incidente è visibile nel filmato dal minuto 11’38’’ al minuto 11’42’’, 4 secondi a velocità conforme al codice della strada, non a passo di gara. Lo stesso incidente, per mille motivi, sarebbe potuto accadere a qualunque automobilista avesse perso il controllo della propria autovettura in quel posto. I rally non c’entrano niente, l’auto da corsa ha semplicemente amplificato un effetto a causa della velocità “istituzionale” si potrebbe dire (perché altrimenti non sarebbe una corsa a tempo, ma una gara di regolarità a passo turistico e a tempo imposto).  

Totò Riolo, che quelle strade le conosce come il corridoio di casa sua, ha affermato che quella curva non si può fare in pieno, i piloti locali lo sanno e alzano il piede. Breen avrebbe patito la scarsa esperienza sul tracciato madonita. Ragionamento che, francamente, fa qualche piega, malgrado la fonte dell'osservazione sia più che autorevole, perché il pilota irlandese non è il primo arrivato e lo ha dimostrato in palcoscenici mondiali, con tutto il rispetto per la Targa Florio che è un patrimonio della cultura automobilistica mondiale, non solo della Sicilia.

Il punto non è però questo, a nostro avviso, perché la questione riguarda piuttosto il modo in cui vengono collocati i guard rail ai lati delle strade. Si badi, non è un problema solo siciliano, ma di tutta Italia. Gli enti proprietari delle strade provvedono alla collocazione di guard rail spesso senza alcun criterio. Quello collocato nel punto in cui è uscita la Peugeot 207 di Breen e Roberts era una lama di coltello puntata alla gola di ogni automobilista in transito. È capitato a Breen e Roberts, avrebbe potuto accadere a chiunque e in qualunque momento.

Su quella stessa strada le barriere di protezione collocate nello stesso modo pericoloso sono numerosissime: non presentano alcuna curvatura all’interno, per dissipare l’energia cinetica ed evitare che possano penetrare le autovetture in caso di impatto, sono trappole mortali per tutti gli automobilisti. Avviene lo stesso in tutta Italia, nell’indifferenza incompetente e con l’impunità di chi si dovrebbe preoccupare della sicurezza stradale.

Ci sarebbe da mettere sotto inchiesta tutta la catena di responsabilità, dal livello ministeriale a quello locale, ma temiamo che la procura di Termini Imerese non avvierà mai un’indagine di così ampio spettro, anche se in fondo lo speriamo, non tanto per appurare responsabilità personali (non solo), ma soprattutto per dare un senso agli incidenti di Robert Kubica e del povero Gareth Roberts, il quale ha immolato la sua vita all’amore per l’automobilismo. Lanciare una campagna per modificare il montaggio delle barriere metalliche dovrebbe servire per salvare la vita dei cittadini sulle strade di ogni giorno, ignari di avere puntata sulla propria gola la lama di un guard rail dietro ogni curva.

Resta un ultimo dubbio sull’organizzazione. Nel video di You Tube e nelle riprese dall’elicottero del soccorso a Breen e Roberts si intravede un camion di trasporto cavalli. Ci sarebbe da capire se fosse parcheggiato in modo adeguato a non creare problemi alla gara.

In memoriam of Gareth Roberts.

© Riproduzione riservata

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