Sebastian Vettel ha conquistato la Pole Position del GP degli Stati Uniti e ha inviato un messaggio inequivocabile al Circus: il mio successore sarò io stesso... Ma la lotta per la pole non stata del tutto incontrastata, perché Lewis Hamilton ha tentato di frapporsi tra la prima posizione e la monoposto blu progettata da Adrian Newey. Il ritardo, 109 millesimi, non è tale da togliere il fiato e da consentire l'utilizzo del sostantivo "dominio", quanto meno nei confronti delle monoposto di Woking e delle due Lotus-Renault. Al contrario, il distacco sulle Ferrari è imbarazzante: quasi 1''280 su Massa e addirittura 1''643 su Alonso, che aveva sulla monoposto le ultime novità aerodinamiche, assenti sulla F2012 di Massa.
Webber, terzo tempo, ha preceduto infatti le due Lotus di Grosjean e Räikkönen, con lo svizzero-francese arretrato di 5 posizioni per la sostituzione del cambio sulla sua monoposto. Partità nono. Michael Schumacher ha tirato fuori dal cilindro un 6° tempo spiegabile solo attraverso l'esperienza, precedendo Massa, Hülkemberg, Alonso e Maldonado, ultimo della Top Ten.
Una gara in salita per Alonso, le cui probabilità di successo nella rincorsa per il titolo mondiale si sono decisamente assottigliate. Resta un margine di incertezza sia nel fato delle corse, perché tutto può accadere, che in un mezzo mistero emerso alla fine delle qualifiche. Nella Q3 le Ferrari hanno girato con gomme medie (banda bianca) usate. Stefano Domenicali ha giustificato questa scelta con la difficoltà di mandare in temperatura le gomme. Sicché le monoposto potranno partire con il treno di gomme nuovo superstite e poi giocare su un run più lungo, per fare gara sulle Red Bull.
Azzardi e tentativi, ma il quadro vero è che alla Ferrari sanno che senza una rottura nella Red Bull di Vettel, il titolo iridato è già del tedesco. Sarebbe il terzo consecutivo. Questo stato emotivo traspare dalle parole di Massa, più realiste, mentre Alonso – giustamente – mantiene alta la tensione di tutti, perché tutto può accadere.
Hamilton certamente farà una gara all'attacco, perché vuole vincere con la McLaren-Mercedes e prendere due piccioni di gratitudine con una fava. Il mercato americano è l'unico mercato occidentale che è tornato a progredire in temrini di vendita di auto. La McLaren, nel segmento di nicchia delle supercar, e la Mercedes per tutto il bouquet di produzione, ringrazierebbero.
Analogo discorso per la Lotus, che non è messa male in griglia e che potrebbe tentare il colpo a sorpresa e approfittare di ogni imprevisto.
La prima eliminatoria vedeva Vettel in prima posizione (1'36''558), mezzo secondo più veloce di Hamilton, quasi 7 decimi di Webber. A sorpresa, grazie alle qualifiche effettuate con le gomme medie, Grosjean e Senna, rispettivamente al 4° e 5° posto, con il brasiliano seguito dal compagno di squadra Maldonado. Button, settimo, precedeva massa, Hülkemberg e Schumacher, ultimo della Top Ten. Fernando Alonso, undicesimo, precedeva Räikkönen, di Resta, Kobayashi, Vergne, Perez e Rosberg, ultimo degli ammessi alla fase successiva. Risultavano eliminati Ricciardo, Glock, Pic, Petrov, Kovalainen, de la Rosa e Karthikeyan, che abbandonava anzitempo la sua HRT ai lati della pista vicino alla curva 2.
In Q2, sempre Vettel comandava la banda, ancora una volta mezzo second opiù veloce del secondo, questa volta il Suo compagno di team, Mark Webber. Terzo posto a sorpresa per Felipe Massa, che precedeva Hamilton, Grosjean, Maldonado, Hülkemberg, Schumacher, Alonso e Räikkönen, che chiudeva la Top Ten. Il primo degli eliminati dalla lotta per la pole era Bruno Senna, davanti a Jenson Button, che lamentava negli ultimi minuti di perdita di potenza al motore e finiva le prove ai box. Paul di Resta, sulla seconda Force India, precedeva Vergne, le due Sauber di Vergne e Kobayashi e Rosberg, al quale evidentemente il circuito di Austin non va giù.
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