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Il manifesto dei professori per la Terza Repubblica semi-
Presidenzialismo e doppio turno, per salvare i partiti o il Belpaese?
Aprire subito la stagione (ri)costituente per l'Europa e l'Italia
di John Horsemoon
Articolo del 12.06.2012 -
Il manifesto dei professori segue di qualche giorno la “grande proposta” di Angelino Alfano e Silvio Berlusconi per fare uscire dalla palude dell’immobilismo l’Italia, ammalata di assemblearismo e di partitocrazia. Termini intimamente connessi con la natura corporativa delle istituzioni italiane, l’unico Paese occidentale in cui il cittadino ha una posizione subordinata nei confronti dello Stato, fino all’inversione dell’onere della prova in materia fiscale. Roba da fare accapponare la pelle ai padri liberali della patria, da far gongolare chi nell’Impero Sovietico vide il sole del progresso e dell’avvenire.
I firmatari si appellano ai partiti in Parlamento perché promuovano una riforma costituzionale in senso sempi-
Basterebbe questo per risollevare l’Italia? O non è forse un modo elegante, accademicamente fondato e culturalmente rilevante per dire ai partiti “sveglia, muovetevi nel vostro interesse, il sistema sta per crollare”? Lo ha in fondo evidenziato
La fonte della proposta è però di indiscutibile competenza, sicché sorge il legittimo sospetto che sia davvero una sorta di punta di spillo infilzata nelle terga dei partiti, ormai fuori dalla realtà che li circonda, incapaci di interpretare i segni di una crisi che li travolgerà tutti. Una sveglia impertinente con intenti salvifici.
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La proposta dei professori è come la bandiera bianca sventolata nelle corse automobilistiche americane che indica ai piloti in pista “the last lap”, l’ultimo giro. Un messaggio chiaro, perché l’Italia è all’ultimo giro, ostaggio dei kapò di un lager di mediocrità, di cialtroneria personale e professionale, di connessioni con la criminalità. Non accade in nessun altro Stato dell’Occidente politico che almeno quattro regioni (Puglia, Campania, Calabria e Sicilia) siano sottratte all’effettivo controllo dello Stato e che emissari dello Stato siano accusati nelle aule di giustizia repubblicane di aver trattato con la “criminalità organizzata” (per ordine dei politici!!!), con il fine di interrompere una campagna militare contro la popolazione civile e innocente. Inimmaginabile altrove.
Dunque, presidenzialismo e legge elettorale maggioritaria a doppio turno sono una ottima soluzione, ma solo per una parte del problema. Gli esponenti più giovani delle aggregazioni politiche dovrebbero avere il coraggio di de-
Sarebbe piuttosto utile far convergere gli sforzi di area liberale e “conservatrice” (tra virgolette per sottolineare che il conservatorismo valoriale italiano è chiamato a essere rivoluzionario...) e dare al Paese una proposta innovatrice integrata, da realizzare nel modo canonico, ossia attraverso un’Assemblea Costituente, soprattutto nel momento in cui tutti gli Stati europei sono chiamati a decidere di varcare il ponte dell’attuale assetto confederale e di erigere un vero Stato federale europeo.
Aprire la stagione rivoluzionaria federale, nazionale ed europea, per non sfuggire alle responsabilità della Storia e per soccombere di fronte alle pressioni geopolitiche da Oriente e dal Nord Africa. Questo serve alla comunità italiana e all’Europa. Senza queste scelte coraggiose, continueremmo a maneggiare quell’erba trastulla cui si riferirono Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati nel 1918.
Da allora sono passati 94 anni, di cui 30 passati in inutili spargimenti di sangue, i restanti di pace e prosperità sotto la bandiera blu e le dodici stelle dorate. Servono altri argomenti per convincere che l’architettura federale può salvare l’Europa e l’Italia?
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