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La crisi istituzionale del processo di integrazione dell’Europa
Problema: gli Stati nazionali europei esercitano un’effettiva sovranità nazionale?
Federazione o Confederazione per il futuro dell’Europa?
Risposta a Piero Ostellino. L’attuale assetto istituzionale comunitario ha oltrepassato il vallo confederale, ma bivacca e non giunge al compimento federale.
di Vincenzo Scichilone | Articolo del 14.07.2012
Tag: Tag: confederazione, federazione, Stati Uniti d’Europa, crisi istituzionale, processo di integrazione europea, allargamento, Euro
Piero Ostellino, sul “Corriere della Sera” di lunedì scorso, è intervenuto sul dibattito in corso circa l’evoluzione della costruzione europea. Il titolo del suo intervento, «Costruire gli Stati Uniti d'Europa ma resistere alle tentazioni dirigiste», ha una marcata impronta liberale, che condividiamo.
L’Unione Europea è un malato che può riprendesi da solo, ma solo se prenderà coscienza delle proprie forze e se nelle istituzioni politiche che ne sono il fondamento -
Oggi, una miscela di euro-
Il ragionamento di Ostellino è puntuale quando richiama il “principio di effettività”: una norma dell’ordinamento deve essere effettivamente rispettata e l’ordinamento deve avere gli strumenti per imporne il rispetto a chi si trova nei confini di quel dato ordinamento. Non è sufficiente che la norma sia enunciata, posta, ne occorre il generale rispetto, indice di esistenza in vita dell’ordinamento stesso. Il concetto è particolarmente rilevante in sede comunitaria con estesi riflessi sugli ordinamenti nazionali. È il nodo di un dibattito che dovrebbe puntare sulla effettiva capacità degli ordinamenti nazionali -
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Il quesito più corretto sarebbe però: gli Stati nazionali dell’Unione Europea esercitano effettivamente la sovranità nazionale, sia all’interno che all’estero? O non sono forse sovrastati -
Piero Ostellino, ragionando su modello seguito nel dibattito tra federalisti e antifederalisti nell’Unione nordamericana di Stati generata dagli Articoli di Confederazione del 1777, giunge alla conclusione che l’Unione Europea dovrebbe evolvere non già verso una “devoluzione” dei poteri a un Super-
Una analisi che non ci convince più nella premessa che nella conclusione, perché un processo federale non è mai calato dall’alto, semmai è avviato da élite responsabili, può essere realizzato solo attraverso un passaggio referendario popolare. Oggi il concetto di suffragio universale è diverso da quello in auge nel 1787 nelle ex colonie nordamericane, ma senza il processo referendario statale -
Diverso è il processo di avvio di una Confederazione, una Lega di Stati, che è un processo eminentemene diplomatico e lascia ai margini il popolo sovrano. In fondo, la Corte Costituzionale tedesca, nell'esame del ricorso sulla legittimità costituzionale della ratifica del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sta ragionando su una circostanza fondamentale:
Riprendendo le similitudini tra il processo di integrazione delle Tredici ex-
Il problema -
Il punto centrale è esattamente questo. Oggi in Europa, come allora in Nord-
L’Unione Europea/Confederazione ha i propri “Articoli di Confederazione”: sono i trattati che hanno istituito, modificato e integrato dal 1951 a oggi le istituzioni prima comunitarie, poi europee/unioniste. Il tentativo della “Convenzione sul Futuro dell’Europa” (2001-
Il percorso era stato avviato nel 2001 con la Dichiarazione di Laeken del 15 dicembre, emessa dal Consiglio Europeo con l’intento di superare il Trattato di Nizza dell’anno precedente e convocante ufficialmente la “Convenzione”, che aveva un duplice ambizioso obiettivo: all’interno, di riavvicinare la distanza tra cittadini e istituzioni europee, quindi di affrontare il nodo del potenziamento dei meccanismi democratici dell’Unione; all’esterno, di affrontare le sfide poste all’ordine internazionale dopo l’attacco agli Stati Uniti d’America dell’11 Settembre.
La “Convenzione” è stata una sorta di soviet politico-
I cittadini degli Stati membri oggi sentono l’Unione Europea estranea alla propria vita e ne percepiscono più i vincoli che il dividendo in termini di benessere, più gli effetti invasivi che le opportunità. È questa la defaillance più evidente dell’intera classe dirigente europea, politicamente trasversale: non aver impresso al processo di integrazione europea un approfondimento, oltre che un allargamento. In Italia -
Man mano che il sistema bipolare internazionale Est-
In definitiva, l’attuale Confederazione europea ha di fronte a se due sole opzioni: l’implosione e il conseguente disgregamento; l’approfondimento del legame in senso federale, anche a partire da un nucleo ristretto iniziale.
Nella prima ipotesi, l’Unione Europea è destinata in pochi anni a sfaldarsi, mentre gli Stati nazionali saranno fagocitati -
Nella seconda ipotesi, quella che noi auspichiamo, un nucleo centrale di Stati può perseguire la via dell’unione indissolubile dei destini, attraverso l’istituzione di una repubblica federale d’Europa che assuma i poteri esclusivi nelle macro-
Una Confederazione non ci serve più, serve uno Stato Federale con al vertice un monarca a tempo, un presidente eletto dal popoloperché -
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