Coldiretti: il consumo del pane è al minimo storico, I cinque pani italiani protetti dall’Unione Europea

L’associazione dei coltivatori diretti evidenzia l’analisi condotta in collaborazione con Ixè, secondo cui il consumo di pane in Italia è in caduta. Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano 1,1 chili di pane a persona al giorno. Alla base modifiche della dieta, la crisi ha contribuito al calo del consumo: si usa meglio, si butta meno

La Pagnotta del Dittaino D.O.P. - prodotta nell'Ennese - è uno dei cinque tipi di pane italiano protetti dall'Unione Europea
La Pagnotta del Dittaino D.O.P. – prodotta nell’Ennese – è uno dei cinque tipi di pane italiano protetti dall’Unione Europea

Roma – Non è mai stato così basso il consumo di pane degli italiani, sceso nel 2014 al minimo storico, per un quantitativo di circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona.

È quanto emerge da uno studio della Coldiretti da cui si evidenzia che nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno. Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane, nel tempo sceso drasticamente – sottolinea la Coldiretti – tanto che nel 1980 era intorno ai 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 a 197 grammi, nel 2000 a 180 grammi, nel 2010 a 120 grammi e nel 2012 a 106 grammi per arrivare a meno di 100 grammi già nel 2013.

A determinare il contenimento dei consumi è senza dubbio soprattutto il cambiamento delle abitudini alimentari, ma anche il fatto che più di quattro italiani su dieci (42 per cento) mangiano il pane avanzato dal giorno prima, con una crescente, positiva tendenza a contenere gli sprechi favorita anche dalla crisi, secondo l’analisi Coldiretti/IXE , da cui si evidenzia peraltro che appena una minoranza del 2 per cento butta il pane superfluo.

Diverse sono le tecniche utilizzate per evitare quello che una volta veniva considerato un vero sacrilegio, con il 44 per cento degli italiani che lo surgela, il 43 per cento lo grattugia, il 22 per cento lo dà da mangiare agli animali, mentre nel 5 per cento delle famiglie il pane non avanza mai.

Sono ben il 24 per cento gli italiani che – sottolinea la Coldiretti – utilizzano il pane raffermo per la preparazione di particolari ricette che vengono spesso dalla tradizione contadina. Complessivamente la spesa familiare per pane, grissini e cracker in Italia ammonta a quasi 8 miliardi all’anno. In pole position tra le preferenze, il pane artigianale, che rappresenta l’88 per cento del mercato, ma con un consumo in costante calo.

Cresce invece negli ultimi anni la domanda dei prodotti i sostitutivi del pane come cracker, grissini e pani speciali.

Il prezzo del pane è peraltro fortemente variabile lungo lo Stivale con valori che raddoppiano tra Napoli, dove costa 1,90 euro al chilo, e Bologna dove si spende 3,95 euro al chilo, mostrando una incredibile variabilità tra le diverse città, con valori tra i 3,51 euro al chilo a Milano, 2,66 a Torino, 2,71 euro al chilo a Palermo, 2,48 a Roma e 2,83 a Bari.

Negli ultimi anni si è assistito ad un ritorno al passato, con oltre 16 milioni gli italiani che almeno qualche volta preparano il pane in casa, secondo il rapporto Coldiretti/Censis 2014. Resistono però – continua la Coldiretti – i pani tipici locali, in un Paese come l’Italia che può contare su oltre 300 varietà, dalla ‘Ciopa’ del Veneto al ‘Pane cafone’ della Campania, dal ‘Perruozzo’ del Molise al ‘pan rustegh’ della Lombardia, dalla ‘Micooula’ della Val D’Aosta alla ‘Coppia ferrarese’ dell’Emilia Romagna fino alla ‘Lingua di Suocera’ piemontese.

Non va dimenticato peraltro che l’Italia può annoverare cinque tipi di pane riconosciuti addirittura dall’Unione Europea: Coppia ferrarese (I.G.P.), Pagnotta del Dittaino (D.O.P.), Pane casareccio di Genzano (I.G.P.), Pane di Altamura (D.O.P.) e il Pane di Matera (I.G.P.).

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favore “Mi piace” sulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie in anticipo!