Emergenza Coronavirus, controterrorismo contro mafie che istigano rivolta sociale

Attraverso i social si organizzano incursioni presso sedi istituzionali, reti commerciali e professionali che continuano a lavorare. Urge piano straordinario


Lanziria (Lanziland) – Le indagini delle Forze dell’Ordine e della magistratura sulle ipotesi di infiltrazione della criminalità organizzata nelle fasce più vulnerabili della popolazione hanno varcato la soglia della indiscrezione, della voce ricorrente, per passare alla fase dell’azione penale: si indaga su chi possa sfruttare le difficoltà economiche di ampie fasce della popolazione nel Meridione d’Italia (ma non solo, si badi), per fomentare disordini e attaccare sedi istituzionali o progettare incursioni a danno di supermercati e panifici, farmacie e tabaccherie, uniche attività rimaste aperte dalla deliberazione del lock-down decisa dal Governo.

Le persone che beneficiano di flussi non ortodossi di denaro (grazie al lavoro nero, ai traffici illeciti, etc) o quelle occupate in settori marginali dell’economia sono in fibrillazione, perché l’impossibilità di svolgere alcuna attività (lecita o illecita che sia) genera penuria di liquidità e conseguente caduta della capacità di provvedere al proprio sostentamento alimentare: necessità basilare per la sopravvivenza.

Il Governo sta balbettando troppo nel prendere decisioni sistemiche di intervento, come hanno fatto altri Stati occidentali, in cui si è deciso di attuare la cosiddetta helicopter money, ossia la distribuzione di risorse finanziarie direttamente a tutta la popolazione, con varie modalità dirette, per impedire una grave precipitazione della capacità di sostentamento e, di conseguenza, un’impennata di proteste sociali a partire dalle fasce più deboli della cittadinanza.

I problemi di ordine pubblico più preoccupanti vengono dal territorio, dalla periferia, in cui possono manifestarsi ‘reazioni’ criminali capaci di interrompere i flussi di rifornimento ai supermercati e ai negozi di generi alimentari, alle farmacie e alle tabaccherie. Occorre però che il Governo adotti alcune contromisure, mezzi di prevenzione attiva che funzionino da deterrente all’attuazione dei progetti criminali che risultano oggi ancora nella fase della progettazione e della pianificazione. Una vera e propria contro-pianificazione, che si concreti come una vera e propria operazione generale di controterrorismo di bassa intensità da attuare sul territorio, coordinato a livello di prefettura e condotto grazie a una certa integrazione delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate dispiegate sul terreno con le le agenzie di sicurezza privata e del volontariato attivo (Protezione Civile, Guardie Venatorie, etc).

Quale prima misura immediata, i supermercati, i negozi di generi alimentari e di detersivi, le farmacie e le tabaccherie andrebbero presidiate con un punto fisso di protezione da personale armato, ricorrendo quanto più possibile all’applicazione del principio di sussidiarietà attraverso il coinvolgimento delle aziende di sicurezza privata, pagate direttamente dallo Stato per l’espletazione di un servizio di sicurezza sussidiaria. Lo stesso personale armato dovrebbe provvedere alla tutela dei gestori di tali attività nel tragitto verso il proprio domicilio o presso istituti bancari in cui versare gli incassi in contante, per estendere a questi momenti la deterrenza verso il compimento di reati predatori, più o meno connotati da violenza.

In secondo luogo, specificamente per le farmacie, bisognerebbe agire sulle rappresentanze sindacali provinciali della categoria, per concordare la sospensione della libertà di apertura quotidiana nei giorni prefestivi e festivi, al fine di alleggerire il piano straordinario di sicurezza prima citato in tali giornate. Si potrebbe, a tal fine, effettuare una turnazione delle farmacie sul territorio, consentendo l’apertura di una o più farmacie di supporto al turno diurno e notturno, ma non di tutte: in questo modo, si manterrebbe ampia la possibilità di approvvigionamento da parte della popolazione, ma si potrebbe ridurre l’impegno delle forze di sicurezza statali e private il sabato, la domenica e nelle giornate festive.

Al riguardo, andrebbe evitata la consegna dei farmaci da parte di personale non preparato: solo personale diretto delle farmacie o volontari della Protezione Civile dovrebbero poter effettuare questo tipo di servizio essenziale, garantendo la indispensabile cornice di sicurezza attiva e passiva per abbattere i rischi di trasmissione del contagio da Coronavirus.

Infine, la magistratura dovrebbe aumentare la pressione psicologica sulle consorterie criminali attive sul territorio attraverso l’espansione di fermi temporanei, l’incremento di perquisizioni domiciliari, lo sviluppo di una campagna di fermi veicolari mirati, unite a idonee attività di monitoraggio (anche con il ricorso alle più recenti tecnologie della sorveglianza), in modo da far ‘sentire’ la presenza dello Stato attraverso l’attività dinamica della polizia giudiziaria, nel quadro della legalità costituzionale vigente.

Il momento è difficile e le emergenze sono inedite per l’Italia, che peraltro patisce un gap culturale in materia di sicurezza preventiva. Le ‘antenne’ di base – cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua ultima conferenza stampa – sono i sindaci dei comuni italiani, che devono diventare parte attiva nel processo di produzione e implementazione della filiera della sicurezza civica, onde prevenire il ‘contagio criminale’ delle consorterie mafiose: un impegno che coinvolge ciascuno degli attori politici, amministrativi e sociali dei vari livelli di governo, indispensabile per difendere la residua quiete della popolazione.

(Immagine: screenshot da trasmissione ‘Le Iene’, Italia Uno) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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