Motori

La Cassazione ferma gli autovelox selvaggi, ma il problema sicurezza sulle strade non è risolto

Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e piloti, ma molto disattenti e un po’ cialtroni alla guida

Autovelox come quello adottato da questi tutori dell'ordine non potranno più essere usati, dopo il pronunciamento della Cassazione
Autovelox come quello adottato da questi tutori dell’ordine non potranno più essere usati, dopo il pronunciamento della Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito, con sentenza del 23 maggio scorso, che non è lecito nascondere gli autovelox per sorprendere gli automobilisti, di fatto interrompendo l’uso indiscriminato degli strumenti di rilevazione di velocità nascosti dietro alberi o dentro auto-civetta; ovvero collocati all’uscita di una curva in modo da determinare una vera e propria trappola. Sul tratto dell’A1, prima di Firenze in direzione nord, ce ne sono alcuni collocati in modo pericoloso, perché gli automobilisti spesso tendono per istinto a frenare di colpo (anche se non viaggiano oltre il limite), causando situazioni pericolose, soprattutto con traffico intenso.

Per essere regolari, gli autovelox dovranno essere ben visibili, annunciati da un cartello collocato almeno 400 metri prima del punto di rilevazione. Le amministrazioni che non dovessero applicare queste regole rischiano di essere portate in tribunale per truffa e a pagare i danni che ne conseguono. Un effetto in apparenza discutibile, ma non se si tiene conto degli abusi perpetrati soprattutto da parte di certe amministrazioni locali, che usano la leva dei controlli di velocità per rimpinguare le casse sempre più esigue, distraendo i fondi ottenuti dagli usi indicati dalla legge – il miglioramento della rete viaria e della circolazione stradale – per coprire altre voci del bilancio.

In effetti, la sentenza della Suprema Corte intende porre fine agli abusi di alcune pubbliche amministrazioni, soprattutto in ambito locale, non certo l’opera di dissuasione (e sanzione) dei comportamenti scorretti alla guida, anche se si deve tenere conto dei dati statistici raccolti dall’Aci (ultimi dati disponibili quelli elaborati per il 2011) e capire che la velocità è causa di incidenti solo nel 9,4 per cento dei casi nelle strade urbane e nel 18,1 per cento nelle strade extra-urbane.

Su strade urbane la causa principale rimane il mancato rispetto della precedenza (19,6 per cento), mentre su strade extra-urbane la guida distratta o l’andamento indeciso è il primo motivo di incidente. Un dato significativo, se si tiene conto che la distrazione è la seconda causa di incidente su strade urbane, prima ancora della velocità; e che la terza causa su strade extra-urbane è il mancato rispetto delle distanze di sicurezza.

Dati che necessiterebbero un’analisi più laica, senza pregiudizi, in modo tale da poter ragionare sul fatto che la velocità è pericolosa anche quando è troppo bassa (soprattutto in autostrada). Le recenti modifiche al codice della strada e l’introduzione di un sistema complesso di patenti non hanno risolto il problema di fondo: quello italiano sarà pure un popolo di poeti, santi e navigatori, ma spesso alla guida esercita tutte le virtù, tranne quella di guidare bene e con coscienza. Basta osservare il comportamento prevalente nei tratti autostradali a tre corsie, in cui occupare la corsia di destra – come imporrebbe il codice – ai più sembra come scalare la collina del disonore.

Forse è un’idea – gettata con nonchalance – alle forze di polizia: chissà che in autostrada, multando gli aficionados immotivati della corsia centrale e di quella di sorpasso – non si riescano a recuperare le risorse perse per le limitazioni poste dalla Cassazione all’utilizzo indiscriminato degli autovelox.

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Per scaricare l’analisi statistica curata dall’Automobil Club d’Italia, cliccare qui

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.