Napolitano ai prefetti: ‘responsabilità e fermezza contro la violenza. Attenzione a infiltrazioni mafiose in PPAA’

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Il presidente della Repubblica, nel 68° Anniversario della nascita della Repubblica Italiana, ha rivolto il tradizionale messaggio ai rappresentanti di Governo nelle province. “Ascoltare le istanze dei cittadini”, afferma Napolitano

Nell’anniversario della Festa della Repubblica mi rivolgo ancora una volta a Voi, rinnovando l’apprezzamento per l’impegno che dispiegate, insieme con le istituzioni rappresentative e le altre articolazioni decentrate dello Stato, nell’affermare i valori di legalità, di coesione e di integrazione, condizione essenziale per essere all’altezza delle difficili sfide che il nostro Paese e l’Europa tutta devono sostenere in una fase così complessa e cruciale per il nostro futuro“. Questo l’incipit della lettera inviata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del 68° Anniversario della nascita della Repubblica Italiana, il 2 Giugno 1946. A seguito del referendum istituzionale – malgrado la macchia di brogli e falsificazioni – il risultato diede alla forma repubblicana la maggioranza.

Un risultato accettato dal Re, Umberto II di Savoia, che in uno storico messaggio consegnò l’Italia a tutti gli italiani e accettò un esito controverso per salvare il Paese da una sanguinosa e insostenibile guerra civile. Esempio di amore per l’Italia quasi incomparabile.

Coloro che, come Voi, rivestono funzioni pubbliche sul territorio costituiscono, infatti, il fronte più esposto alle sfide della quotidianità ed a quelle manifestazioni di malessere che debbono essere affrontate con senso di responsabilità e lungimiranza, non disgiunte dalla necessaria fermezza contro ogni forma di violenza, di illegalità e di prevaricazione“, prosegue il messaggio dell’Inquilino più importante del Quirinale ai rappresentanti del Governo centrale a livello provinciale.

Il rinnovato sforzo che si chiede alle amministrazioni“, afferma Napolitano, “nel farsi carico delle pressanti istanze ed aspettative di cittadini ed imprese, è essenziale per ripristinare quei motivi di fiducia su cui fondare un nuovo spirito di iniziativa ed un nuovo rapporto con le Istituzioni, ineliminabili presidi di democrazia e di tutela dei soggetti più deboli, ma anche centri propulsori di sviluppo economico e sociale“.

Tuttavia il presidente della Repubblica non si nasconde che “in questa delicata fase” occorre “più che mai” al fine di “vigilare affinché sia garantita la funzionalità delle pubbliche amministrazioni, particolarmente contro i tentativi di infiltrazione malavitosa“, ma anche per una “una equilibrata gestione delle situazioni di crisi“. Obiettivi per cui si chiede ai “Prefetti il massimo impegno nell’assolvimento dei peculiari compiti conferiti dalla legge“. Una missione per cui Giorgio Napolitano confida “nella riconosciuta attitudine all’ascolto, al confronto e alla mediazione“.

Auspici che costituiscono il presupposto per rivolgere ai prefetti e “a tutti coloro che con Voi celebrano la Festa della Repubblica” il “più intenso augurio di buon lavoro“.

Il riferimento alle infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione è un fatto inconsueto nei messaggi presidenziali e marca l’emergenza corruzione, che in realtà non è un’emergenza ma un dato consustanziale dell’organizzazione statale italiana, in cui i conflitti di interesse sono diffusi come una gramigna soffocante e colpiscono la pubblica amministrazione, la politica, l’imprenditoria e le professioni.

L’eccesso burocratico e il collegamento tra politica e burocrazia consente questa economia parlallela e illegale, che sarebbe semplice portare a livello asintotico: deburocratizzando il Paese e impedendo le connessioni tra politica, burocrazia e imprenditoria. Ma questo il capo dello Stato non lo dice, almeno in questa solenne occasione. Basta un monito, alla vigilia del 2 Giugno, la festa di tutti gli italiani. Comunque la si pensi.

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