Il Censis svergogna governi e Parlamento sulla sicurezza: record di furti in casa, in 10 anni raddoppiati. Uno ogni 2 minuti

L’11° rapporto del Censis – ‘Diario della transizione’ – smentisce le dichiarazioni elargite all’opinione pubblica dagli esecutivi dell’ultimo decennio.  La cittadinanza si sente abbandonata dallo Stato. Il raffronto con gli altri Stati dell’Unione Europea. Il 30% dei cittadini si sente insucuro, ma forse è un dato corretto al ribasso per la ritrosia della gente di mostrare i propri timori

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Roma – I furti in abitazione sono 689 al giorno, cioè 29 ogni ora: uno ogni due minuti. Questo è il bilancio registrato nel 2014 di una tipologia di reato che ha registrato un’impennata continua e progressiva negli ultimi dieci anni, durante i quali sono più che raddoppiati, passando dai 110.887 denunciati nel 2004 ai 251.422 del 2013, con una crescita del 126,7%. Solo nell’ultimo anno l’incremento è stato del 5,9%.

Questi i dati allarmanti che emergono dall’11° numero del ‘Diario della transizione’, redatto dal Censis, che smentisce i governi in carica dal 2004 a oggi sulla situazione della sicurezza in Italia, che allarma la cittadinanza, lasciata in balìa dei delinquenti, senza potersi difendere, considerata la propensione media dei magistrati a indagare e perseguire chi esercita il diritto legittimo (considerato un diritto dell’Uomo dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo del 1948) della legittima difesa

Il Censis evidenzia che si tratta di un aumento molto più accentuato rispetto all’andamento del numero totale dei reati (+19,6% nel periodo 2004-2013) e dei furti nel complesso (+6%), e in controtendenza rispetto all’andamento dei furti di autoveicoli (-32,2%) e degli omicidi (-29,7%).

La zona d’Italia più colpita è il Nord-Ovest, dove nell’ultimo anno i furti in abitazione sono stati 92.100, aumentati del 151% nel decennio. Oltre il 20% dei furti denunciati è avvenuto in tre province: Milano (19.214 reati), Torino (16.207) e Roma (15.779).

In termini percentuali sugli abitanti, quindi considerando il numero dei reati rispetto alla popolazione residente, in cima alla graduatoria delle province italiane più bersagliate si trovano Asti (9,2 furti in abitazione ogni mille abitanti), Pavia (7,1 ogni mille), Torino (7,1 ogni mille) e Ravenna (7,0 ogni mille).

Le province in cui i furti in casa hanno avuto un incremento maggiore nell’ultimo decennio sono Forlì-Cesena (al primo posto, +312,9%), Mantova (+251,3%), Udine (+250,0%), Terni (+243,7%) e Bergamo (+234,3%).

Tra le grandi città, gli aumenti maggiori si registrano a Milano (+229,2% nel periodo 2004-2013), Firenze (+177,3%), Torino (+172,6%), Padova (+143,3%), Palermo (+128,4%), Venezia (+120,9%), Roma (+120,6%), Bologna (+104,5%) e Verona (+103,4%).

Nel 2013 sono state denunciate a piede libero per furti in abitazione 15.263 persone (+139,6% rispetto al 2004), di cui 1.366 minori (il 9% del totale). E sono state arrestate 6.628 persone, di cui 486 minori (il 7,3% del totale). I detenuti per furto in abitazione e furto con strappo sono 3.530 nel 2014, con una crescita del 131,9% rispetto al 2007.

I ladri scelgono sempre di più le abitazioni private perché oggi negozi, banche, uffici postali e strade commerciali sono maggiormente dotati di sistemi di sicurezza, come le telecamere, in grado di scoraggiare chi vuole commettere il reato o di individuarne il responsabile. E anche perché si è certi di trovare nelle case un bottino da portare via, soprattutto in una stagione di crisi e di forte incertezza riguardo al futuro, in cui gli italiani hanno ridotto i consumi e hanno preferito tenere i propri risparmi ‘sotto il materasso’.

I dati, sottolinea il Censis, testimoniano una presenza consistente di stranieri sulla scena del crimine: anche questo un dato che smentisce le fandonie propalate dai Governi di sinistra e dai partiti che dell’immigrazione clandestina hanno fatto una bandiera ideologica. Nell’ultimo anno tra i denunciati a piede libero gli stranieri sono il 54,2% (8.627 persone), tra gli arrestati il 62% (4.112: +31,4% solo nell’ultimo anno), tra i detenuti il 42,3% (1.493).

Si svaligia sempre e comunque: di notte e di giorno, da soli o organizzati in bande, spesso sfidando gli ignari inquilini mentre si trovano in casa.

Parallelamente all’aumento dei furti, infatti, a disturbare i sonni tranquilli degli italiani è la crescita di un altro reato ancora più allarmante: le rapine in abitazione, con violenza o minaccia ai proprietari. Nel 2013 sono state 3.619, mentre nell’ultimo decennio questo reato ha avuto una crescita spaventosa, +195,4%, con un incremento del 3,7% solo nell’ultimo anno.

A differenza dei furti in abitazione, le rapine sono commesse principalmente al Sud (1.380 nel 2013, pari al 38,1% del totale). Nella graduatoria provinciale in base all’incidenza di questo reato rispetto alla popolazione residente, al primo posto si trova Trapani (14,4 rapine in abitazione ogni 100.000 abitanti), seguita da Asti (14,1 ogni 100.000) e Palermo (13,8 ogni 100.000).

L’aumento dei reati che turbano la quiete domestica porta a un aumento delle preoccupazioni della gente comune. Le famiglie che percepiscono il rischio criminalità nella zona in cui vivono sono passate dal 27,1% del totale nel 2010 al 30% nel 2014. Ma sono dati che potrebbero nascondere una realtà ben diversa, perché la gente ha ritrosia ad ammettere di sentirsi insicura.

Nel raffronto con la situazione esistente negli altri Stati dell’UE, siamo al 6° posto per numero di furti e rapine in abitazione: 4 ogni mille abitanti rispetto alla media europea di 2,9 (i dati di comparazione internazionale sono riferiti all’anno 2012).

Più insicuri dell’Italia sono solo Grecia (7,9 reati ogni mille abitanti), Danimarca (7,8), Belgio (7,2), Paesi Bassi (6,7) e Irlanda (6,1). Ultimi in classifica (cioè i Paesi più sicuri) sono Romania (0,8) e Slovacchia (0,3). Non è una bella consolazione.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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