Piccoli brividi, i mostri di R.L. Stine riprendono vita al cinema

Esordio sul grande schermo per la famosa collana per ragazzi partorita dallo scrittore di Columbus che qui ha le fattezze di Jack Black

Non c’è alcun dubbio che oggi i film fantastici per pre-adolescenti siano stati rimpiazzati (o per meglio dire, fagocitati) dai cinecomics che ogni anno inondano impunemente milioni di sale cinematografiche, privando la fascia di pubblico che va dai 9 ai 12 anni di quella meraviglia mista a orrore che fece la fortuna (e mostrò il talento visionario) di cineasti come Joe Dante, Chris Columbus o Tim Burton. È in questa categoria di riferimento che dobbiamo inserire una pellicola come Piccoli brividi.

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A cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila non esisteva bambino sulla faccia del pianeta che non avesse sul proprio scaffale almeno uno dei volumi partoriti dalla macabra e giocosa mente di R.L. Stine; e proprio di tutto quell’universo narrativo, il film è un sincero omaggio, impreziosito ancor di più dalla voglia di costruire un discorso meta-cinematografico che coinvolga direttamente lo spettatore più affezionato e che strizzi l’occhio al neofita.

Lo spunto iniziale, come ogni storia che si rispetti, è un mero pretesto narrativo per innescare il rocambolesco evolversi degli eventi: Zach si trasferisce insieme alla madre da New York al Delaware; quello che non sa è che dietro agli spessi occhiali del suo burbero e misterioso vicino si nasconde in realtà lo scrittore R.L. Stine, celebre per aver spaventato intere generazioni di ragazzini con i suoi volumi del terrore: Piccoli brividi.

Tenendo a mente il target cui facevamo riferimento ad inizio discorso, è chiaro che la scelta di non prendersi mai veramente sul serio risulti vincente, soprattutto per uno spettatore abituato ad essere bombardato dal chiasso assordante e futile di tanto cinema d’intrattenimento (infantile) attuale. Il rimpianto per una costruzione narrativa più matura (al timone avrebbe dovuto esserci proprio Tim Burton!) rimane, soprattutto per quel che riguarda la definizione di uno stile visivo che nelle mani del mestierante Rob Letterman appare piatto e monocorde. A salvare baracca e (è proprio il caso di dirlo) burattini, è l’ironia contagiosa di un Jack Black costantemente sopra le righe e a suo agio nel rendere gigione il suo personaggio; il cast di contorno se la cava discretamente, eccetto il protagonista maschile, pietrificato nella sua unica espressione facciale. Perfettamente azzeccate le musiche del sempre frenetico Danny Elfman.

Piccoli brividi invaderà le sale italiane dal 21 gennaio prossimo.

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