Boston: il messaggio del terrore. Una pentola a pressione usata come bomba.

Tecnica, modalità operative, obiettivi. E le contromisure possibili per non uccidere la nostra libertà. Sicurezza di prossimità, responsabilità civica e fiducia nelle istituzioni

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Dalla notte scorsa sono in corso le esibizioni degli opinionisti tuttologi sulle bombe di Boston. In un momento in cui ancora non c’è chiarezza su matrice e fini degli attentati. Però alcune considerazioni di carattere generale sono possibili.

Innanzitutto il tipo di ordigno: una bomba che fa pensare a un mina Claymore, cioè un’arma micidiale, composta da una carica esplosiva e biglie d’acciaio che vengono proiettate al fine di uccidere o ferire gravemente chi si trovi nei pressi al momento dello scoppio. Quindi essenzialmente non un ordigno demolitore di strutture, ma destinato a colpire la gente, uccidere o ferire il maggior numero di persone possibile. E infatti i feriti hanno lesioni gravissime agli arti inferiori.

Seconda considerazione: una bomba di questo tipo può essere relativamente piccola, facilmente trasportabile e occultabile, altamente micidiale, se in mezzo a un assembramento di persone.

Terza considerazione: a botta calda si è fatto riferimento all’anniversario dello Stato di Israele, ma in realtà il “messaggio” resta per ora non leggibile, anche se da un minuto all’altro potrebbe essere disvelato dallo stesso o dagli stessi attentatori che dovrebbero avere tutto l’interesse a firmare il “colpo”.

Anche la città oggetto degli attentati ha un senso: è apparentemente fuori dagli itinerari del terrore. Per gli Stati Uniti rappresenta un simbolo importante, significativo, ma fuori dagli Usa nella visione collettiva le città-simbolo sono New York, Washington, Los Angeles, San Francisco e via di seguito. Sembra una scelta “acculturata” e il messaggio sposa livello culturale e livello popolare. Le bombe sono esplose a quando stavano arrivando gli atleti “comuni”, cioè non i professionisti della corsa, il “popolo” delle maratone. Leggerei un doppio messaggio: uno diretto all’establishment l’altro al popolo americano.
Ritorna così il principio che un terrorista determinato difficilmente può essere fermato, soprattutto in una società industriale avanzata, nella quale democrazia diffusa e ampia libertà sono patrimonio comune e nessuno ha intenzione di sacrificare la libertà alla sicurezza.

Il terrorista quindi sceglie il tempo, il modo, il luogo, l’obiettivo del suo attentato, del suo “messaggio” e non c’è servizio di sicurezza che possa fermarlo. Potrà creargli difficoltà, costringerlo ad allungare i tempi, a cambiare obiettivo, ma alla fine il terrorista farà il suo attentato.

Ultima considerazione: i servizi di sicurezza. Signal intelligence, electronical intelligence, cioè sorveglianza elettronica di ogni tipo, aiutano, soprattutto nella fase delle indagini successive, perché sarebbe impensabile mettere sotto controllo un’intera popolazione (anche se non mancano gli esempi), ma la prevenzione è soprattutto Human intelligence, e in particolare il cittadino-agente di sicurezza, con l’osservazione, la prudenza, la collaborazione con le forze di polizia. Questo comporta il rischio di una catena di sospetti, di una sindrome paranoica. È il rischio alternativo alla libertà di terrorismo. Vedremo la risposta americana.

Aggiornamento

Sembra emergere un primo elemento sugli attentati di Boston. Le bombe sarebbero state fatte con pentole a pressione riempite di esplosivo, biglie di cuscinetti a sferra, spezzoni di metallo e altre frammenti… In Italia una bomba simile seminò la morte a Brescia, a piazza Arnaldo, nel 1976: era stata confezionata con 800 grammi di esplosivo da mina al nitrato di ammonio. Proiettò schegge a 50 metri di distanza.

I frammenti elettronici possono essere o il timer oppure la ricevente dell’impulso che ha fatto chiudere il circuito elettrico e ha provocato l’esplosione. Sono ordigni che non hanno bisogno di una grande preparazione tecnica, ma che comunque non possono essere fatti da un principiante. Ho un dubbio: se la pentola a pressione è stata chiusa bene ed è stata pulita una volta caricata con l’esplosivo, un cane anti bomba avrebbe potuto fiutarla? Altra cosa. anche Obama aspetta la rivendicazione. Staremo a vedere.…

Ultimo aggiornamento 16 Aprile 2013, h. 18.44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

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