Cécile Kyenge, ministra per l’Integrazione degli stranieri, ma per la discriminazione politica degli italiani?

Complimenti per la cecità politica: non porgere la mano a un esponente politico locale, reo solo di pensarla diversamente, denota una concezione razzista della politica. A chi è affidata la scorta della ministra della discriminazione?

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Milano – «Non dobbiamo aver paura del meticciato, la nostra ricchezza parte dalle tante culture a cui ci troviamo di fronte. Oltre che dell’integrazione, il mio sarà il ministero dell’interazione, di cui non bisogna temere. Ci sono tante e diversificate proposte in Parlamento, segno che l’Italia è pronta ad approfondire senza piegarsi a pregiudizi e schemi ideologici. È la società che ce lo chiede».

A proferire queste parole è stata la ministra per l’integrazione, Cécile Kyenge, questa mattina a Milano, intervenendo in sala viscontea alla consegna della cittadinanza simbolica a 200 alunni stranieri delle scuole milanesi. La ministra ha affermato che «il meticciato è una realtà, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle strade, la fotografia del Paese ce lo dice ed è – ha concluso Kyenge – una risorsa e non dobbiamo averne paura».

Parole condivisibili, se però il comportamento della Kyenge non fosse dissonante in modo preoccupante. A margine dell’evento, infatti, la ministra originaria del Congo si è resa protagonista di un fatto grave, immortalato dalle immagini rilanciate dall’agenzia di stampa “Omnimilano”. Alessandro Morelli, capogruppo della Lega Nord al consiglio comunale meneghino, ha cercato di stringerle la mano, ma è stato bloccato per motivi ignoti da uno degli uomini di scorta della ministra per l’Integrazione della Repubblica Italiana.

Ci sovvengono due quesiti:

  1. forse la ministra Kyenge pensa che si possa essere favorevoli all’integrazione degli stranieri, promuovendo la discriminazione dei rappresentanti del popolo italiani, ancorché rei di lesa maestà: ossia di pensarla diversamente?
  2. ovvero, questa mattina la dottoressa Kyenge non era a Milano, in modo transitorio, nella sua qualità di ministra italiana, ma in quella di cittadina immigrata dal Congo (ma il quesito varrebbe anche se si trattasse dell’Islanda, ovviamente) e naturalizzata italiana?

Come è evidente, in entrambi i casi saremmo di fronte a un comportamento discutibile nella forma e nella sostanza, oltre il limite dell’accettabile.

Il video in cui si vede Alessandro Morelli bloccato da uno degli agenti di scorta della ministra per l’Integrazione

 

Insomma, nella politica italiana ne abbiamo davvero viste tante, non avremmo mai pensato di dovere assistere alle gesta eroiche di una ministra per l’integrazione che promuove la discriminazione politica verso un partito politico italiano, la Lega Nord, che ha mosso critiche precise alle politiche, alle azioni e alle inazioni delle autorità locali in materia di sicurezza civica, ma che mai ha pensato di bersagliare la persona della ministra con offese. Quando è accaduto (leggi alla voce Borghezio…) non sono mancate le precisazioni e le prese di distanza nette e circostanziate, a partire dal segretario politico, Roberto Maroni, che della Lombardia è transeunte presidente.

Ministra Kyenge, è per caso vietato criticarla? Noi continueremo a difenderla dalle offese, ma anche a porgere critiche al suo operato, ogni volta che penseremo opportuno farlo. A noi delle sue origini non importa alcunché, nel senso che le rispettiamo ma le consideriamo ininfluenti nell’economia del dibattito sull’integrazione e sulla discriminazione.

Allo stesso modo in cui avremmo voluto lei rispettasse Alessandro Morelli, capogruppo della Lega Nord al consiglio comunale di Milano, non un teppista e un provocatore. Sul fatto, peraltro qualcuno si prenda la briga di verificare quale corpo dello Stato scorta la Kyenge e chieda conto dell’operato dell’agente di scorta, perché impedire a un rappresentante politico di incontrare un altro pubblico amministratore è un fatto altrettanto grave. Chi ha dato ordini sbagliati ne paghi le conseguenze, subito.

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