Mercato dell’auto come un terremoto: -7,98 per cento a maggio 2013

Federauto lancia l’allarme default per l’automotive nazionale

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Roma – Il ministero dei Trasporti ha oggi diffuso i dati relativi al mercato auto di maggio, che con 136.129 nuove immatricolazioni fa registrare una flessione del 7,98 per cento rispetto allo stesso mede del 2012. Numeri da panico, soprattutto se rapportati all’aumento di oltre il 10 per cento del trasferimento di auto usate (trasferimenti di proprietà conclusi). Un segno preciso sul fatto che uno dei fattori influenzanti in modo negativo la domanda di automobili è la stretta creditizia attuata dal sistema bancario italiano, che guadagna più a comprare titoli di Stato che a far girare il denaro per rivitalizzare l’economia.

20130604-venditanuovo250x80Non si è fatta attendere la reazione di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, camion e autobus di tutti i brand commercializzati in Italia. «Alcuni per maggio avevano pronosticato un recupero, ma così purtroppo non è. E i primi cinque mesi del 2013 segnano un -11,3% rispetto al pari periodo dello scorso anno – afferma Pavan Bernacchi – e peggiorare i dati del 2012 sarebbe una tragedia per la filiera italiana dell’automotive, che ha bisogno di provvedimenti immediati del Governo, sulla traccia di quelli appena varati per l’edilizia. Il nostro settore – spiega il presidente di Federauto – è come fosse stato colpito da un forte terremoto».

I concessionari di auto italiani chiedono che il Governo Letta studi, insieme a tutti gli attori dell’automotive italiana, una serie di misure che possano rivitalizzare il mercato di auto nuovo, anche con l’obiettivo di innovarne in modo deciso la vetustà media. «Più auto vendute – spiega ancora il presidente di Federauto – significano più fatturati, un circolante meno inquinante e più sicuro, più produzione anche nella componentistica, minor ricorso agli ammortizzatori sociali e più posti di lavoro».

20130604-venditausato250x80Un incremento delle vendite peraltro significherebbe maggior flusso di cassa per IVA e per la tassazione connessa all’automobile, che Federauto quantifica in 3,3 miliardi di Euro, se si riuscisse a riportare il mercato a 2milioni di pezzi di auto nuove vendute. Un obiettivo che a noi, in questo frangente economico, appare decisamente difficile da raggiungere. Resta il fatto che l’analisi di Pavan Bernacchi è condivisibile, perché la filiera dell’automotive italiano soffre da diversi anni di una difficoltà da cui sarà difficile riprendersi, con una perdita di circa 150mila posti di lavoro negli ultimi due anni, con un sacrificio di specializzazione settoriale difficilmente orientabile su altri settori.

Sui dati delle vendite è intervenuto pure Maurizio Spera, presidente dei concessionari Volkswagen-Audi, il quale pone l’accento sui provvedimenti fiscali punitivi per le auto di grossa cilindrata e i marchi premium, attitudine che ha innescato il fenomeno delle immatricolazioni estere e il turismo meccanico, prodotto da chi va in Francia, Austria, Svizzera o Slovenia per effettuare i tagliandi periodici, per sfuggire ai soffocanti controllo del fisco italiano. Secondo Spera, va rilanciata l’idea di «un abbattimento della pressione fiscale su chi acquista e utilizza un autoveicolo» ma sono ormai indispensabili «misure per rilanciare i marchi premium», oltre che una profonda «revisione della fiscalità delle auto aziendali», che deve essere riportato con velocità al livello prescritto dall’Unione Europea (100% della detrazione e abbattimento di ogni limite di spesa). Tra le misure proposte dal presidente dei Concessionari del Gruppo VW-Audi c’è anche il «credito di imposta per le auto acquistate dalle partite IVA e all’abolizione del superbollo per le auto prestazionali».

Federauto nei giorni scorsi ha chiesto un incontro urgente al Governo Letta per discutere della grave crisi che angoscia la filiera dell’automotive italiana, una voce importante dell’economia italiana, rappresentando l’11,4% del PIL, contribuisce al 16,6% delle entrate fiscali nazionali e ha circa 1,2 milioni di occupati tra diretto e indotto.

Numeri, questi ultimi, che non sono solo numeri: sono persone, con famiglie, bocche da sfamare. Una cosa è certa: se non si interviene con acume e con velocità, l’automotive italiana avrà bisogno di un miracolo per risollevarsi in pochi decenni, perché rischia, più che il default, un vero e proprio annientamento.

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.