Beppe Grillo sull’amnistia proposta dal Capo dello Stato: “lacrime napulitane”…
Stoccata del leader del Movimento 5 Stelle verso il presidente della Repubblica, accusato – neanche velatamente – di aver abbandonato la terzietà propria dell’ufficio che ricopre
Beppe Grillo non le manda a dire a Giorgio Napolitano e, come consuetudine, lo fa con un posto sul proprio blog. “Ieri il presidente dei partiti (in quanto eletto dai loro nominati) Giorgio Napolitano ha detto che il M5S ha un chiodo fisso e se ne frega dei problemi della gente e del Paese” riporta Grillo nel suo intervento, riferendosi alle dichiarazioni rese a Cracovia seguite alle forti critiche, a volte fuori dalle righe (come ha indirettamente riconosciuto lo stesso Grillo,con un post scriptum ripetuto oggi), di alcuni esponenti del M5S verso il messaggio alle Camere con il suggerimento di adottare indulto e/o amnistia, per disinnescare la bomba carceri.
Le sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, che danno tempo all’Italia fino a maggio 2014 per porre rimedio alla vergogna che si vive quotidianamente negli istituti penitenziari italiani, sono un pungolo oggettivo, ma Grillo e gli appartenenti al Movimento non tollerano – forse con qualche fondamento – la bacchettata ricevuta da Napolitano. E infatti Grillo mette il carico da 11, quando afferma che “è lecito” avere il “sospetto che questo appello avvenga per salvare Berlusconi e una miriade di colletti bianchi“.
“Le lacrime napulitane versate per coloro che sono detenuti sono sospette” dice Grillo “da parte di chi è parte fondante di questa classe politica dal 1953 ed è ora nel suo ottavo anno di presidenza. Le carceri sono piene perché molte sono inutilizzate, perché leggi inutili e dannose come la Fini-Giovanardi (anti-droga) sono in vigore, perché i cittadini extracomunitari e comunitari detenuti non vengono mandati nel loro Paese a scontare la pena“.
Si chiede il leader di M5S: “Cosa ha fatto su questi punti, signor Presidente? Con quale urgenza si è mosso in questi anni?“. E, marzullianamente, prova a rispondersi: “si è svegliato ora con una soluzione che non risolve nulla perché la maggior parte di chi verrà scarcerato in pochi mesi tornerà in galera, ruberà ancora, minaccerà ancora, si macchierà degli stessi reati. E il richiamo per i delinquenti degli altri Paesi diventerà una sirena irresistibile: ‘In Italia si può fare ciò che si vuole: passaparola!‘ Il M5S – desidera ricordare Grilli – ha presentato a luglio una proposta per la riforma delle carceri. Nessuna risposta“.
Poi la mette sull’ironia, l’ex comico genovese, che guida il gruppo più movimentista (dal nome…) in Parlamento: “C’erano le vacanze in Alto Adige, signor Presidente? Il blog ha denunciato con filmati, inchieste, interviste le morti in carcere in questi anni. Lei dov’era, signor Presidente? Il blog ha prodotto un libro sugli orrori delle carceri italiane, “La pena di morte italiana”, violenze e crimini senza colpevoli nel buio delle carceri, lei lo ha letto, signor Presidente? Sa per caso chi è Niki Gatti, il ragazzo morto in carcere, signor Presidente? Il M5S ha chiesto più volte l’introduzione del reato di tortura non previsto nel codice penale, unico caso tra le nazioni occidentali, ne era a conoscenza, signor Presidente?“
Infine, Grillo tira le somme e il risultato non è morbido: “lei sa meglio di chiunque che l’amnistia e l’indulto non risolvono il problema delle carceri e aggraveranno i conflitti sociali come è successo con l’indulto del 2006 del mancato carcerato Mastella. Perché lo fa allora, signor Presidente?“. Ma la stoccata finale è tutta per Napolitano. “Lei dovrebbe essere super partes e non lo è quando attacca il M5S, che rappresenta otto milioni e mezzo di italiani, che ha restituito i finanziamenti elettorali, che si è tagliato gli stipendi, che sta ogni giorno nel Paese e tra la gente al contrario del Palazzo che lei rappresenta, signor Presidente. Si è vero” ammette Grillo “abbiamo un chiodo fisso, quello dell’onestà, e non lo baratteremo con nessuno. Su questo lei ha ragione, signor Presidente. Noi non molleremo, si metta l’animo in pace. Ccà nisciuno è fesso”.
Ma per concludere l’intervento, Beppe Grillo ricorre al brocardo latino “repetita iuvant” con la ripetizione dell’indicazione data ieri sera: “Esprimete il vostro pensiero in maniera corretta. Evitate il vilipendio al capo dello Stato“. Insomma, Ccà nisciuno è fesso doppio e senza filtro.