Eutanasia, dal Belgio arriva il primo sì anche per i bambini

Con tredici voti favorevoli e quattro contrari il Belgio dice il suo primo sì all’eutanasia anche nei minori che si trovano nella fase terminale della malattia e nei quali uno psicologo abbia valutato una “capacità di discernimento”. Il provvedimento di legge dovrà, però, passare adesso dal Parlamento 

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Il Belgio apre all’eutanasia anche nei bambini malati, senza fare differenza d’età. Un momento di svolta storica su un tema tanto complesso che ha trovato una maggioranza solida da parte delle commissioni competenti del Senato, ma che dovrà ora essere discusso in plenaria. A votare positivamente nelle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato belga, ben tredici politiche belghe ad accezione dei cristianodemocratici francofoni e fiamminghi (chH e CD&V) e del partito di estrema destra fiammingo Vlaams Belang. Unico discrimine sarà la “capacità di discernimento” e dunque di giudizio, valutata da uno psicologo, che accompagnerà eventualmente il bambino verso la “dolce morte”. Occorrerà, inoltre, l’autorizzazione dei genitori.

Una proposta di legge destinata a far discutere, sia in Belgio che nel resto d’Europa soprattutto per ciò che riguarda la consapevolezza che può possedere un bambino su una decisione così rilevante. Un dibattito cominciato nello scorso dicembre, ma che solo ora ha visto arrivare i primi pareri positivi anche dalla politica. Se il provvedimento sarà approvato in Parlamento, i bambini che si trovano nella fase terminale della malattia, potranno, dunque, decidere di porre fine alle loro sofferenze attraverso l’eutanasia. La proposta è nata nell’ambito della revisione della legge sull’eutanasia per gli adulti che in vigore in Belgio dal 2002, secondo paese ad averla adottata dopo l’Olanda, dove la pratica è possibile solo dai 12 anni in poi e che ha visto registrare 2002 si sono registrati 5 casi.

Ma mentre in Belgio si decide sul sì definitivo, non sono mancate le polemiche già a partire dal Bel Paese. «Si è di fronte ad una materia complessa che deve essere affrontata con cautela, attenzione, consapevoli – ha rilevato Antonio Telesca, vicepresidente del Consiglio nazionale degli psicologi – che le problematiche vanno analizzate caso per caso». «Va comunque chiarito – aggiunge – che lo psicologo non può essere la sola figura cui demandare l’onere di una scelta così gravosa; come in altre situazioni, lo psicologo può contribuire, per la parte di sua competenza, al completare la conoscenza ed il quadro complessivo della condizione del singolo soggetto». Ma ancora: «L’eutanasia – ha commentato il vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), Lorenzo D’Avack – è un problema complesso, con argomentazioni a favore e contro. Ma se tale eventualità può essere discussa in relazione ad un soggetto adulto in grado di intendere e volere, ipotizzare invece l’estensione dell’eutanasia ai minori credo che sia, dal punto di vista bioetico, inaccettabile».

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