Gioia Tauro: “no alle armi chimiche”, sindaci in piazza
Contro ogni logica e le rassicurazioni del Governo e dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, Premio Nobel per la Pace 2013, si svolgono proteste alimentate dagli amministratori locali, uniti dalla consueta ignoranza e dall’inclinazione a fomentare le paure degli ignari cittadini. Una vergogna nazionale…
Reggio Calabria – Nonostante la pioggia battente si sta svolgendo a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, la manifestazione di protesta indetta dai sindaci della “Piana” contro l’arrivo nel porto di Gioia Tauro della nave Cape Ray che trasporta componenti chimici provenienti dall’arsenale non convenzionale siriano, nel quadro di un accordo concluso con la supervisione delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac-Opcw).
L’Opac è l’organizzazione costituita per promuovere l’abolizione delle armi chimiche dagli arsenali mondiali, con l’obiettivo di impedire la proliferazione della cosiddetta “atomica dei poveri”, visto che per costruire armi chimiche è sufficiente unire sostanze non classificate come “militari”, ma la cui aggregazione dà luogo a armamenti devastanti per la salute umana. L’Opac è stata insignita del Premio Nobel per la Pace 2013, proprio per l’alto contributo alla promozione dei valori della pacifica convivenza e della smilitarizzazione.
Sul palco, in piazza Nunziante, si sono riuniti tutti i sindaci della Piana e il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa. Il sindaco di Melicuccà, Emanuele Oliveri, nel corso del suo intervento ha sintetizzato la posizione dei sindaci, che sono contrari alla presenza di materiali chimici nell’area “senza se e senza ma“, nonostante le rassicurazioni che il governatore Giusepppe Scopelliti ha riferito di avere ricevuto dal presidente del Consiglio Enrico Letta. “Siamo contrari a una scelta calata dall’alto, la nave con le armi siriane non la vogliamo. Né – ha aggiunto Oliveri – vogliamo la Zes, ossia il riconoscimento della Zona economica speciale che Scopelliti ha chiesto a Letta di perorare in Parlamento prima e in Europa successivamente, per avere ospitato la nave“.
“La Zes ce la dovete dare perché ce la meritiamo. Se è vero che quello di Gioia Tauro è il porto principale d’Italia, allora la Zes la rivendichiamo per un territorio che ha già sofferto abbastanza“. Il sindaco di Melicuccà è peraltro sotto inchiesta dal mese di novembre per irregolarità nella gestione della discarica comunale, come ha riportato la stampa locale (si veda articolo di QuiCosenza)
Dopo Oliveri ha preso la parola Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, la quale ha ribadito “non è una scelta ideologica, qui noi sindaci rappresentiamo tutti i partiti, tutto l’arco costituzionale” e ha sottolineato il no a una scelta imposta dall’alto sulla testa dei territori.
Ai sindaci dell’area, così come agli amministratori locali che di tanto in tanto si distinguono per irresponsabilità, bisognerebbe spiegare che la politica estera e di difesa di uno Stato dell’Unione Europea, della Nato e che aderisce ai principi espressi dalla Carta di San Francisco (che istituì l’Organizzazione delle Nazioni Unite) non può essere condotta da persone di cotanta irresponsabile ignoranza e, soprattutto, inclinazione a fomentare le paure dei cittadini, spesso ignari su materie di tal rilevanza.
Sarebbe più utile, per esempio, gestire le i servizi locali con maggiore senso di responsabilità e non gettare il fango della sfiducia verso il Governo nazionale, che tra tante cose sbagliate non mette certo in pericolo la popolazione con un’operazione internazionale inserita in un contesto ampio di sicurezza.
Questo atteggiamento può essere qualificato solo come vergognoso e irresponsabile.
Credit: AGI
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