La CGIA di Mestre valuta positivamente il taglio dell’Irpef del Governo: 9 mld di consumi in più

Dall’inizio della crisi alla fine del 2013, i consumi sono diminuiti di 66,5 miliardi di euro, soprattutto colpendo l’acquisto di beni durevoli. Se non si rilancia la domanda interna, la crisi non si può superare

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Venezia – Se il governo taglierà 10 miliardi di Irpef ai lavoratori che guadagnano meno di 25 mila euro l’anno, 9 miliardi verranno spesi per nuovi acquisti. A stimare gli effetti delle buste paga più pesanti – che Matteo Renzi ha promesso a partire da maggio – è la Cgia di Mestre, che è giunta a questo risultato analizzando i dati relativi alla propensione media al consumo delle famiglie degli operai e degli impiegati che beneficeranno dei tagli dell’Irpef.

Se le famiglie interessate dalla sforbiciata all’imposta manterranno una propensione al consumo media individuata sulla base dell’ultima indagine campionaria che, secondo la Banca d’Italia, è pari all’88,6 per cento, dei 10 miliardi in più che questi italiani riceveranno in busta paga, 8,86 saranno spesi per fare nuovi acquisti, mentre i restanti 1,14 miliardi verranno risparmiati.

A beneficiare di questa nuova spesa, sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, saranno “innanzitutto gli alimentari e le bevande“, con la spesa per questo settore che “aumenterà di oltre 2,3 miliardi di euro“. 

Altri 2 miliardi interesseranno i trasporti e quasi 1,3 miliardi gli altri beni e servizi che includono gli acquisti dei prodotti e dei servizi per la cura della persona, i pasti fuori casa, alberghi, etc. L’abbigliamento e le calzature registreranno un aumento pari a 670 milioni, mentre i mobili e gli elettrodomestici per la casa un incremento di 588 milioni di euro“, stima Bortolussi.

La Cgia ricorda anche che i consumi delle famiglie rappresentano la principale componente del nostro Pil. Nel 2013 i consumi hanno rappresentato il 60 per cento della ricchezza prodotta in Italia (935 miliardi di euro correnti a fronte di un Pil di 1.560 miliardi di euro correnti).

Dall’inizio della crisi alla fine del 2013 – segnala Giuseppe Bortolussi – i consumi delle famiglie italiane al netto dell’inflazione sono crollati del 7,6 per cento”. Questo significa che “la spesa, in valore assoluto, è diminuita di 66,5 miliardi di euro“. Un calo che ha colpito anzitutto “i beni durevoli: tra il 2007 e il 2013 la contrazione è stata del 28,1 per cento“.

Renzi – conclude l’analisi di Giuseppe Bortolussi – ha fatto bene a lasciare più soldi in tasca ai redditi più bassi“, perché – come insegnano i fondamentali dell’economia, i redditi più bassi sono quelli più elastici sotto il profilo dei consumi. “Solo rilanciando la domanda interna abbiamo la possibilità far ripartire la nostra economia“, afferma il segretario generale della CGIA di Mestre, che individua peraltro anche altre categorie socio-economiche da sostenere per superare il momento difficile, “i lavoratori autonomi, gli artigiani, i commercianti e i piccoli imprenditori“, ossia quelle categorie “che vivono quasi esclusivamente dei consumi dei territori in cui operano“.

(Credit: AGI) .