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Israele estende la tregua a Gaza. Hamas: “Nessun accordo”. Colpi di mortaio nel Sud

Il cessate il fuoco dalle 8 di sabato mattina fino a mezzanotte. Il ministro degli Esteri Lieberman: “Non ci saranno tregue aggiuntive”. Il portavoce del movimento islamista: nessun accordo per altre quattro ore. Oltre mille i morti palestinesi, tra le vittime 37 soldati israeliani

“Non credo che qualcuno sia soddisfatto di questo cessate il fuoco, ma rispettiamo le richieste umanitarie e quindi abbiamo accettato 12 ore di tregua e 4 ore di estensione. Secondo me non ci saranno tregue aggiuntive”. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, a ‘Ynet News’.

La tregua umanitaria è scattata sabato mattina alle 8 (le 7 ora italiana): il governo Netanyahu ha dato il via libera allo stop dell’operazione per permettere ai civili palestinesi di rifornirsi di cibo e alle organizzazioni internazionali di distribuire aiuti e medicine.

Ma le sirene sono risuonate nel Sud del Paese. Lo riferiscono i media israeliani, precisando che quattro colpi di mortaio sono esplosi nella regione di Eshkol; non sono stati segnalati né feriti né danni. E le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato anche la responsabilità del lancio di razzi. Secondo ‘Al Aqsa Tv’, sarebbero stati lanciati anche razzi Qassam.

L’ultimo missile contro Israele era arrivato sabato mattina pochi minuti dopo le otto ora locale, quando è iniziata la tregua. Precipitato nella regione di Eshkol, non ha causato danni. Gilad Erdan, ministro per le Comunicazioni di Israele ed ex membro del gabinetto di sicurezza, ha detto che Israele “non finirà questa operazione” finché non verrà risolta la questione dei tunnel.

Il piano di Kerry – Il gruppo islamista sarebbe incline ad accettare il piano per una tregua a Gaza messo a punto dal segretario di Stato Usa John Kerry. Lo ha riferito il quotidiano in arabo con sede a Londra ‘Asharq al-Awsat’. Secondo fonti autorevoli di Hamas, citate dal giornale, prima di dare il via libera alla proposta di Kerry, il movimento chiede garanzie sulla fine del blocco e sui tempi che eventualmente porterebbero alla sua revoca.

Il piano del Segretario di Stato si articola di due fasi. Nella prima, è prevista una tregua di una settimana a partire da domenica. In seguito all’entrata in vigore del cessate il fuoco, israeliani e palestinesi dovrebbero dare inizio ai negoziati sulle principali questioni economiche, politiche e di sicurezza riguardanti la Striscia di Gaza.

Il bilancio delle vittime – Sono oltre mille i morti palestinesi dall’inizio dell’offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza. Durante le operazioni consentite dalla tregua in atto sono stati estratti dalle macerie 151 cadaveri. Lo riferisce l’agenzia palestinese Maan sottolineando che tra i corpi vi sono anche quelli di donne e bambini.

Secondo l’Unicef tra le vittime vi sarebbero almeno 192 bambini. Oltre 160mila persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni hanno trovato rifugio nelle strutture dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi.

Prima dell’entrata in vigore della tregua, 18 membri di una stessa famiglia palestinese sono stati uccisi quando un colpo di tank ha colpito una casa nel sud della Striscia. E’ stato ucciso sabato prima delle 8 anche il 15enne Hossam Yassin, nipote dello sceicco Yassin, la guida spirituale di Hamas morto in un attacco israeliano nel marzo 2004.

Due soldati israeliani sono rimasti uccisi in combattimenti a Gaza venerdì notte, portando così a 37 il numero complessivo delle perdite nell’esercito. A quanto ha riferito un portavoce militare, vi sono anche tre soldati feriti gravemente, 13 con ferite medie e 19 feriti leggermente.

Diplomazia al lavoro – Proseguono gli sforzi diplomatici internazionali per un cessate il fuoco più lungo. Da Parigi, i leader della diplomazia internazionale chiedono il prolungamento della tregua umanitaria in vigore a Gaza: “Vogliamo anche tutti ottenere il più rapidamente possibile un cessate il fuoco durevole” ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, al termine di una riunione con Kerry, il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini e i colleghi di Qatar, Turchia, Regno Unito, Germania, oltre all’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton.

Proteste a Londra – Migliaia di persone sono scese in strada a Londra per manifestare a favore dei palestinesi davanti alla sede dell’ambasciata israeliana, chiedendo la fine del conflitto a Gaza. I manifestanti, al grido di “Palestina libera” e “Basta con l’assedio” hanno sfilato per Kensington High Street, nella parte occidentale della capitale britannica”, fino al Parlamento.

Centinaia di persone si sono riunite anche a Ginevra per chiedere la fine del conflitto a Gaza. Gli organizzatori – il partito socialista ginevrino e una trentina di organizzazioni di sinistra – hanno invitato il Consiglio federale a condannare “il massacro della popolazione civile palestinese” e reclamato la fine del “blocco disumano della Striscia di Gaza”.

(Adnkronos)