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All’Udienza generale il Papa ricorda: «la Chiesa è “cattolica” e “apostolica”. Ossia è “universale” e “missionaria”»

“Se gli apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a pregare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo”. “Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora!” – Video integrale

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Città del Vaticano – Quando si dice che la Chiesa è “cattolica” e “apostolica” significa che essa è “universale” e “missionaria”, “in uscita”, come lo furono gli apostoli. Questo significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità”, “avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana” e “essere consapevoli che la nostra fede è ancorata all’annuncio e alla testimonianza degli stessi apostoli”.  L’ha detto oggi Papa Francesco che ha continuato a dedicare alla Chiesa le catechesi per l’udienza generale.

Alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro, tra le quali il Papa è lungamente passato con la jeep bianca, fermandosi anche per accettare un sorso di mate, Francesco ha anche sottolineato il valore dell’opera dei missionari. “Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora!”.

Udienza generale del 17 Settembre 2014

Francesco ha cominciato la sua riflessione chiedendo qual è “effettivamente” il significato delle parole “cattolica e apostolica” contenute nel Credo e “che valore hanno per le comunità cristiane e per ciascuno di noi?”. “Cattolica – ha spiegato – significa universale. Una definizione completa e chiara ci è offerta da uno dei Padri della Chiesa, dai primi secoli, san Cirillo di Gerusalemme, quando afferma: «La Chiesa senza dubbio è detta cattolica, cioè universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri». Segno evidente della cattolicità della Chiesa è che essa parla tutte le lingue.

E questo non è altro che l’effetto della Pentecoste: è lo Spirito Santo, infatti, che ha messo in grado gli Apostoli e la Chiesa intera di far risuonare a tutti, fino ai confini della terra, la Bella Notizia della salvezza e dell’amore di Dio. La Chiesa così è nata cattolica, cioè “sinfonica” fin dalle origini, e non può che essere cattolica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti”.

“La Parola di Dio oggi si legge in tutte le lingue, tutti hanno il Vangelo nella propria lingua, per leggerlo. E torno sullo stesso: è sempre bene prendere con noi un Vangelo piccolo, per portarlo in tasca, nella borsa e durante la giornata leggerne un passo. Questo ci fa bene. Il Vangelo è diffuso in tutte le lingue perché la Chiesa, l’annuncio di Gesù Cristo Redentore, è in tutto il mondo. E per questo si dice la Chiesa è cattolica, perché è universale”.

“Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata «in uscita», che è nata missionaria”. “Se gli apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a pregare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma tutti sono usciti per il mondo, dal momento della nascita della Chiesa, dal momento che è venuto lo Spirito Santo. E per questo la Chiesa è nata ‘in uscita’, cioè missionaria. È quello che esprimiamo qualificandola apostolica, perché l’apostolo è quello che porta la buona notizia della Risurrezione di Gesù”.

“Questo termine ci ricorda che la Chiesa, sul fondamento degli Apostoli e in continuità con essi – sono gli apostoli che sono andati e hanno fondato nuove chiese, hanno fatto nuovi vescovi e così in tutto il mondo, in continuità. Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in ‘uscita’, a predicare – è inviata a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio. Anche questo deriva dall’evento della Pentecoste: è lo Spirito Santo, infatti, a superare ogni resistenza, a vincere la tentazione di chiudersi in sé stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio … se un gruppo di cristiani fa questo – ‘Noi siamo gli eletti, noi solo’ – alla fine muoiono. Muoiono prima nell’anima, poi moriranno nel corpo, perché non hanno vita, non sono capaci di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici. Ed è proprio lo Spirito a condurci incontro ai fratelli, anche a quelli più distanti in ogni senso, perché possano condividere con noi l’amore, la pace, la gioia che il Signore Risorto ci ha lasciato in dono”.

“Che cosa comporta, per le nostre comunità e per ciascuno di noi – ha poi domandato – far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica? Anzitutto, significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro. Significa inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali, che ci chiudono in noi stessi”.

“Far parte della Chiesa apostolica vuol dire essere consapevoli che la nostra fede è ancorata all’annuncio e alla testimonianza degli stessi Apostoli di Gesù – è ancorata là, è una lunga catena che viene di là; e perciò sentirsi sempre inviati, sentirsi mandati, in comunione con i successori degli Apostoli, ad annunciare, con il cuore pieno di gioia, Cristo e il suo amore a tutta l’umanità”. “E qui io vorrei ricordare la vita eroica di tanti, tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la loro patria per andare ad annunciare il Vangelo in altri Paesi, in altri continenti. Mi diceva un cardinale brasiliano che lavora abbastanza in Amazzonia, che quando lui va in un posto, in un paese dell’Amazzonia, in una città, va sempre al cimitero e lì vede le tombe di queste missionarie, sacerdoti, fratelli, suore che sono andati a predicare il Vangelo, apostoli. E lui pensa: tutti questi possono essere canonizzati adesso, hanno lasciato tutto per annunciare Gesù Cristo. Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora! Ringraziamo il Signore di questo. Forse fra tanti giovani, ragazzi e ragazze che sono qui, qualcuno ha la voglia di diventare missionario: vada avanti! E’ bello questo, portare il Vangelo di Gesù. Che sia coraggioso e coraggiosa!”.

“Chiediamo allora al Signore – ha concluso – di rinnovare in noi il dono del suo Spirito, perché ogni comunità cristiana e ogni battezzato sia espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica.

(AsiaNews)