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Scozia, l’appuntamento con la Storia che tiene con il fiato sospeso tutta Europa (non solo il Regno Unito)

Oggi il referendum popolare che segnerà comunque un giro di boa. Se vince il Sì, si rompe l’unione con l’Inghilterra, il Galles e l’Irlanda del Nord; se vince il No in ogni caso in Europa ci si dovrà confrontare con un pericolo che non è scampato: la frantumazione degli Stati può riprendere a novembre, con il referendum in Catalogna, mentre altri cavalieri dell’apocalisse indipendentista senza-fondamento vanno in giro per il Continente dalla Bretagna alla Sicilia

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Londra – Il 18 Settembre 2014 sarà l’Indipendence Day per la Scozia o diverrà il Saving United Kingdom Day? Meno di 24 ore per scoprirlo, con un filo di sudore freddo sulla schiena delle teste pensanti di tutta Europa, perché deve essere chiaro: il problema sussiste per tutta l’Unione Europea, i suoi assetti presenti e futuri, la sua capacità di riprendere quell’iter pensato da Padri Fondatori verso una meta precisa, oggi perseguita per via surrettizia di un funzionalismo esasperato e cavalcato dai rigoristi senza-se-e-senza-ma.

Per la Scozia (e l’Europa) è arrivato dunque un nuovo appuntamento con la Storia, con tanti indecisi ancora e i due fronti mobilitati a caccia dell’ultimo voto. I sondaggi darebbero un lieve vantaggio del “No”, ma l’incertezza regna …sovrana, tanto che la Sovrana – Sua Maestà Elisabetta II – ha rimandato a venerdì (in luogo di stasera) il tradizionale ballo nel castello di Balmoral, dove domani si potrebbe ballare e tirare un sospiro di sollievo ovvero ballare mestamente (con tanti fantasmi in testa) e sospirare per la fine della Gran Bretagna come l’abbiamo conosciuta noi.

20140918-better-together-312x154Sul fronte unionista si insiste: l’indipendenza della Scozia porterà solo maggiore “incertezza”, tanti problemi, isolamento, sgancio dal treno dell’UE (con annessi e conn€ssi…). Gli indipendentisti, invece, non parlano di fiumi di miele, cascate di latte (corretto con il whisky, of course), salmoni che risalgono le correnti già affumicati, ma poco ci manca. 

Il Premier britannico, David Cameron, ha ribadito che non si dimetterà se vincessero i “Sì”. Visitando una fabbrica nel sud dell’Inghilterra, Cameron ha ricordato che “sulla scheda non c’è il suo nome”: saranno le elezioni del 2015 a decretare il suo futuro lavorativo. 

L’inquilino di Downing Street ha però ammesso di sentirsi “nervoso” in vista di una consultazione che lui stesso ha20140918-yes-scotland-312x154 avallato, con l’accordo politico sottoscritto con Alex Salmond nel 2012. Il First Minister, leader del fronte del “Sì”, ha voluto rassicurare che in caso di vittoria punterò a “un accordo di buon senso” con Londra perché la Scozia possa mantenere la Sterlina in raccordo con la Banca d’Inghilterra. Fantasie per tranquillizzare gli indecisi, perché sarà difficile che il Cancelliere per lo Scacchiere dia l’assenso a mantenere un vincolo con un nuovo Stato, che porterà (porterebbe) difficoltà in sede europea.

Sean Connery, storica punta di diamante del fronte indipendentista, ha rimediato una figuraccia: non si recherà a votare, perché per motivi fiscali non si sposterà dalla propria residenza alle Bahamas: non può tornare in Gran Bretagna proprio per non trovare l’esattore delle tasse della Corona a presentargli il conto. 

Il fronte indipendentista ha guadagnato il sostegno di Rupert Murdoch, al quale l’indipendenza della Scozia servirebbe per mettere a buon frutto l’amicizia personale con il First Minister, Alex Salmond, onde trasferire la sede del proprio impero dei media (Fox News, Sky, New York Post, The Times, etc) proprio nel neo-Stato indipendente. Lo spostamento di “New Corporation” di Murdoch è stata per certa negli ambienti finanziari londinesi: la notizia è stata rilanciata dal London Evening Standard e da fonti interne al movimento indipendentista, che punta a esaltare le radici scozzesi della famiglia del magnate dei media. Significativo il fatto che lo Scottish Sun sia uscito ieri con una pagina, la terza, ospitante un annuncio a pagamento del “Comitato del Sì”, in luogo delle consuete bellezze femminili in abiti succinti o, addirittura, senza.

La borsa di Londra  è stata l’unica tra quelle europee a chiudere in leggera flessione ieri: un chiaro messaggio dagli ambienti finanziari per una scelta oculata.

Il fonte del “No”, invece, guadagna due sostenitori attesi: Bill Clinton e Mariano Rajoy.

L’ex presidente americano comprende probabilmente le ripercussioni di un ridimensionamento della Gran Bretagna anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove il seggio permanente del Regno Unito sarebbe occupato da uno stato non più esistente. Per Clinton, la vittoria del no invierebbe “un potente messaggio” di unità a “un mondo lacerato dai conflitti di identita’”, ovvero “è possibile rispettare le differenze, pur vivendo e lavorando insieme”. In un momento tanto delicato sullo scenario internazionale, immaginare che l’UK possa perdere il seggio permanente all’Onu fa tremare le vene ai polsi di chi capisce (e sa) questi meccanismi.

Più diretta al fronte interno, invece, la posizione del Primo Ministro iberico, Rajoy, che ha tenuto a sottolineare come l’Unione Europea non sosterrà i territori che dovessere secedere dagli Stati nazionali e ha indicato nei processi separatisti (in Catalogna come nelle Fiandre, in Bretagna come in Sicilia o Sardegna) la mina che potrebbe fare implodere la stessa costruzione europea. Un’eventuale Scozia indipendente incontrerebbe il veto della residua “Grandetta Bretagna” per la futura adesione, così come negativo sarebbe il voto di Spagna e Italia, dove correnti indipendentiste si registrano dal Veneto alla Sicilia. 

Tuttavia da domani, comunque vada il voto di oggi, anche l’Unione Europea e il processo di integrazione si dovra confrontare con una verità indiscutibile: che fine ha fatto l’approdo federale che era nello spirito del processo di integrazione europea avviato 9 Maggio 1950 con la “Dichiarazione Schuman”? 

Che fine ha fatto la road map verso gli Stati Uniti d’Europa? Un tema su cui anche la Gran Bretagna dovrà rivedere molte posizioni…

(Credit: AGI)