Assedio Sydney: sequestratore identificato. Condannato dal Gran Mufti, ma osannato su web – Diretta TV

Sequestratore identificato: è noto alla sicurezza australiana. Continua il sequestro di un gruppo di persone in un caffè della Lindt nella capitale del Nuovo Galles del Sud. Gli ostaggi potrebbero essere una quindicina, cinque persone riescono a uscire, uno ricoverato in ospedale. Esposta alla finestra una bandiera islamica con la Shahada. Il Gran Mufti australiano condanna fermamente il gesto, ma online molti sostengono il sequestratore. A settembre sventato attacco dell’Is in Australia: 15 arrestati. Progettavano una decapitazione in pubblico

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Sydney – Continua la paura a Sydney, capitale dello Stato del Nuovo Galles del Sud, dove oltre dieci ore fa un uomo si è barricato in una cioccolatteria della Lindt, tenendo in ostaggio un numero ancora non definito di persone, tra 15 e 30. Gli sviluppi – seguiti dai media locali con collegamenti in diretta – riportano una richiesta dell’uomo (la cui identità non è nota o non è stata rivelata dalle forze di polizia e dall’intelligence australiana) ha chiesto di poter parlare con il primo ministro australiano Tony Abbott e vuole che gli venga consegnata una bandiera dell’ISIL, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante guidato dal sedicente ‘califfo’.

Lo ha riferito l’emittente TenNews, che ha parlato con due ostaggi, secondo i quali il sequestratore avrebbe istallato quattro ordigni, due piazzati nel locale in cui si trova con gli ostaggi e altri due all’interno del distretto finanziario della città nei pressi di Martin Place. Uno degli ostaggi, secondo quanto riferito dall’emittente Nine News Sydney sarebbe stato ricoverato all’ospedale Saint-Vincent, ma non si conoscono i motivi.

Cinque prigionieri sono usciti dal bar. La polizia australiana è in contatto con il sequestratore, che ha fatto esporre una bandiera nera recante la Shahada, la dichiarazione di fede islamica, e indossa una bandana nera con una scritta in arabo, di cui però non si riesce a leggere il contenuto.

Il sequestratore è stato identificato dalla polizia, ma Andrew Scipione, Commissioner della Polizia di Stato del Nuovo Galles del Sud, ha chiesto ai media di non divulgarne le generalità. L’uomo è conosciuto da tempo dalla sicurezza australiana, ma non si sa se fosse sotto sorveglianza.

Il numero di ostaggi – tra 15 e 30, secondo fonti non concordanti – sono obbligati ad alternarsi alla vetrata del locale, utilizzati come scudi umani dal sequestratore, che teme di essere colpito dagli sniper (tiratori scelti o, per meglio inquadrare lo spirito dell’operazione, cecchini) disposti attorno all’edificio in cui si trova il caffè. Secondo Chris Reason, cronista del canale Channel 7 – che ha sede proprio di fronte alla cioccolatteria – gli ostaggi potrebbero essere una quindicina, ma è una stima del tutto non confermata dalle forze di polizia, che hanno concesso al giornalista di rientrare nel proprio ufficio per seguire l’andamento della crisi.

Reason ha riferito quindi su Twitter di essere riuscito a scorgere una quindicina di ostaggi tra “donne, uomini, giovani e anziani“, ma nessun bambino. Gli ostaggi vengono costretti dal sequestratore a stare in piedi davanti alle finestre. Lo stesso cronista di Channel 7 La stessa fonte ha fornito una prima parziale descrizione del presunto sequestratore, un uomo di carnagione chiara che indossa una camicia bianca, un berretto nero, è mal rasato e sarebbe in possesso di una fucile a pompa.

Non posso pensare a niente di più terrificante che trovarsi in una situazione di questo tipo e i nostri cuori sono con quelle persone“, ha dichiarato il premier australiano Tony Abbott. “L’Australia è una società pacifica, aperta e generosa“, ha sottolineato. Almeno lo è stata finora, aggiungeremmo. 

Tutto era iniziato in mattinata (ora locale) all’arrivo della gente sul posto di lavoro nella zona di Martin place. Testimoni hanno visto un uomo armato e con una borsa entrare nella cioccolateria dove al momento sembrava si trovassero dieci dipendenti e una trentina di clienti. Le forze dell’ordine hanno evacuato i vicini edifici e circondato l’intera zona. Dopo sei ore circa di assedio, tre persone sono uscite. Ed un’ora dopo altri due ostaggi sono stati liberati.

Una dura condanna per la presa di ostaggi è arrivata dal Gran Mufti di Australia, Ibrahim Abu Mohamed. “Il Gran Mufti – si legge in un comunicato – e il Consiglio nazionale degli Imam condannano questo atto criminale in modo chiaro e ribadiscono che questo genere di azioni è condannato dall’Islam, nello specifico e in generale“.

Molti invece, su siti arabi e non solo,messaggi che inneggiano al sequestratore. “Oh eroi, uccidete tutti gli ostaggi. L’Australia e tutti i paesi del mondo – scrive un lettore a commento di un articolo pubblicato sul sito della tv qatariota al-Jazeera – devono capire che sono stati loro a iniziare“.

Il lettore chiede quindi di “uccidere tutti gli ostaggi, perché il loro paese che fa appelli alla libertà, ci attacca e ci bombarda. Non abbiate pietà dei loro popoli, perché loro sono come i governi che eleggono. Uccideteli tutti e distruggeteli, come loro fanno con noi. Fate in modo che spendano il loro denaro per proteggere sé stessi e non per bombardarci“.

Questa è l’Australia – si legge in un altro commento sullo stesso sito – alleata dei crociati contro l’Is, che odia l’Islam e i musulmani, che prova un rancore che nessuno ha mai visto nella storia dell’umanità. Non dimenticate che la violenza genera violenza e fate attenzione quando attaccate gli oppressi“.

Non mancano i commenti di lettori che condannano il sequestro di Sydney, che sono la maggioranza sul sito di al-Arabiya, tv satellitare concorrente di al-Jazeera. Ma anche sul sito della Cnn in lingua araba si contano decine di messaggi a favore del sequestratore. “Tanti auguri agli australiani – si legge in uno dei commenti – questo è solo l’inizio“.

In un altro messaggio si fa riferimento alle parole del Gran Mufti di Australia, Ibrahim Abu Mohamed, che ha condannato il sequestro definendolo contrario all’Islam. “Il Mufti si comporta come la volpe – si legge – dice una cosa, ma ne pensa un’altra. Quando l’Is sarà più forte, lui sarà il primo a decapitare gli australiani. Lo stesso farà lo sceicco di al-Azhar, che benedirà le decapitazioni“.

Anche su molti siti egiziani non mancano i messaggi di esultanza. Sono numerosi, ad esempio, quelli pubblicati a commento di un articolo su sul sito del quotidiano Youm 7. “Speriamo – scrive un lettore – che arrivi presto il momento dell’America“. 

(Credit: Adnkronos)