Pensioni: Consulta boccia norma Fornero sul blocco dell’adeguamento. Cgil e Uil “ora ridare soldi ai pensionati”

Si apre un ‘buco’ di 5-10 miliardi, il Governo assicura: “prova non facile ma troveremo soluzione”. “Siamo qui per risolvere le questioni complesse”, afferma una fonte di Palazzo Chigi, non un comico di ‘Zelig’…

20150430-pensioni-adeguamento-655x436


Roma – La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma del decreto Salva Italia – varato dal governo Monti – che prevede il blocco dell’adeguamento delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps maturate nel biennio 2012-13.

Il provvedimento stabiliva che “in considerazione della contingente situazione finanziaria“, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, “è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo Inps, nella misura del cento per cento“.

Per effetto di tale disposizione l’indicizzazione al 100 per cento si aveva solo per pensioni fino a tre volte il trattamento minimo Inps, “mentre le pensioni di importo superiore a tre volte il minimo non ricevono alcuna rivalutazione: il blocco integrale della perequazione opera, quindi, per le pensioni di importo superiore a euro 1.217,00 netti“.

Secondo la Corte, “l’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio“. “Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale continua la sentenza – fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalita’ del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.)“.

20150430-Elsa-Fornero-Imagoeconomica-655x436

Quest’ultimo – conclude la Consulta – è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 della Costituzione“.

Da qui la decisione di considerare incostituzionale la norma.

I pensionati interessati da questa sentenza sono sei milioni. Un fatto che causa un ‘buco’ per le casse dello Stato che – a seconda delle fonti – va da cinque ai quasi 10 miliardi di euro. Un effetto inatteso, che però mostra con quanta perizia abbia agito il Governo Monti e, in particolare, con quanta lucidità abbia sovrinteso il dicastero del Lavoro la professoressa Elsa Fornero. 

Secondo i sindacati, in particolare lo Spi-Cgil che circa un mese fa ha diffuso uno studio su questo tema, la platea di pensionati interessanti alla norma è di poco più di 5,5 milioni di persone, alle quali non sarebbero stati corrisposti complessivamente 9,7 miliardi di euro, pari ad una perdita media pro-capite di 1.779 euro.

L’Avvocatura dello Stato invece aveva posto sul piatto della bilancia, quale contropartita all’eventuale accoglimento del ricorso, la cifra di circa 5 miliardi che lo Stato avrebbe dovuto restituire ai pensionati: circa 1,8 miliardi per il 2012 e 3 miliardi per il 2013.

Il sindacato ricorda che nel biennio 2012-2013 l’adeguamento delle pensioni è stato bloccato per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.400 euro lordi. Ma aggiunge che “nel biennio 2014-2015 invece l’adeguamento è stato sull’intero importo della pensione con una percentuale del 100% solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il trattamento minimo mentre decresce per le altre categorie d’importo dallo 0,95% fino allo 0,40%“.

Per questo, è la conclusione, la perdita per i pensionati e dunque il costo per le casse pubbliche si aggira sulla cifra di poco meno di 10 miliardi di euro.

Palazzo Chigi, prova non facile ma troveremo soluzione – Stiamo verificando l’impatto che la sentenza della Consulta può avere sui conti pubblici. Non sarà una prova facile, ma non siamo molto preoccupati. Siamo al Governo proprio per risolvere le questioni complesse – riferiscono fonti del Governo, non comici di Zelig per dare risposte certe e chiare, per trasformare le eventuali criticità in opportunità”. “Dunque calma e gesso – conclude la fonte di Palazzo Chigi che ha parlato con le agenzie di stampa italiane – studieremo la sentenza, troveremo la soluzione“.

Sembra uno scherzo, non lo è.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favore “Mi piace” sulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie in anticipo!