Heysel, 30 anni fa i 39 morti che bagnarono di sangue il calcio europeo, cambiandolo per sempre. Platini: “mai più”

Platini ricorda quella tragedia: “Non ho mai dimenticato quella partita, come non l’hanno dimenticata tutti coloro che erano presenti quella sera“. La testimonianza del giornalista Emilio Targlia, autore del libro ‘Quella notte all’Heysel‘ in cui ripercorre la vicenda

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Roma – Un bagno di sangue, una strage rimasta impunita: 30 anni dopo la strage dell’Heysel è una ferita ancora aperta. Famiglie intere, andate a Bruxelles con la speranza di festeggiare la prima Coppa dei Campioni juventina, trovarono la morte nel settore Z dello stadio, travolti dalla furia degli hooligans britannici ubriachi.

Hooligans che – approfittando dell’assenza di un servizio d’ordine adeguato, con i poliziotti in ferie dopo la visita del Papa in Belgio (almeno così denuncia di chi quel giorno era lì) – caricarono i supporters bianconeri, che per difendersi si ammassarono contro il parapetto del settore ospiti. La barriera cedette e a decine precipitarono nel vuoto. In 39 persero la vita.

Platini ricorda quella tragedia: “non si ripeta mai più” – Da Zurigo Michel Platini, oggi presidente della Uefa, ricorda le vittime dell’Heysel con un pensiero fisso: “mai più”.”Trent’anni fa, allo Stadio Heysel di Bruxelles, giocai una finale di Coppa dei Campioni che ancora oggi continuo a giocare – scrive Le Roi in una nota pubblicata sul sito della Uefa – Non ho mai dimenticato quella partita, come non l’hanno dimenticata tutti coloro che erano presenti quella sera, che hanno perso uno dei loro cari e per i quali tutto è cambiato in una fatale manciata di minuti“.

Trent’anni dopo, sono il presidente della Uefa, l’organismo che organizzò quella finale, e con i miei colleghi e i miei amici delle federazioni, dei campionati e dei club, lavoriamo quotidianamente per assicurare che l’orrore di quella serata non si ripeta mai più“. “Questo impegno – dice ancora Platini – si è tradotto in un incessante lavoro nel corso di questi anni per garantire la sicurezza degli impianti sportivi di tutta Europa“. E in occasione del trentesimo anniversario di quel drammatico evento, “i miei pensieri sono rivolti alle trentanove vittime e ovviamente ai loro cari, ai quali voglio esprimere la mia vicinanza e ribadire il mio impegno instancabile nel fare tutto cio’ che e’ in mio potere per impedire che una tale tragedia possa ripetersi“, si conclude la nota del presidente della Uefa.

Da allora molto si è detto e scritto, spesso perdendo di vista l’unica cosa che conta: il mantenimento della memoria e della verità, nel rispetto delle vittime e dei loro familiari. Emilio Targlia, giornalista 20150529-TARGIA-Quella-notte-all'Heysel-250x393testimone, nel libro ‘Quella notte all’Heysel’ (Sperlig & Kupfer, 178 pagine, 14,90 euro) ripercorre la vicenda, raccontando quello che ha visto all’interno dello stadio,condividendo lo sgomento, l’incredulità e la rabbia che seguirono.

D – Heysel continua a “vivere” con noi e, spesso, contro la pigrizia della nostra memoria. Qual e’ la prima immagine che viene in mente riavvolgendo il nastro?

R – Un padre di famiglia. Un uomo che, preso da un attimo di follia, mi affida il figlio e tenta di raggiungere il settore Z che avevamo di fronte. È stato un attimo, poi probabilmente si sarà reso conto che non avrebbe potuto essere d’aiuto in nessun modo, ed è tornato indietro. Ma un’altra immagine che resterà indelebile nella memoria è il mio ritorno allo stadio il giorno seguente. Ero andato per portare un mazzo di fiori e mi ritrovai a camminare tra sciarpe insanguinate, macerie e scarpe rimaste a terra.

D – Cosa ha scatenato il tutto?

R – Non fu una sola la causa. Più che altro fu una serie di eventi. Uno stadio obsoleto e fatiscente, un servizio d’ordine non all’altezza e migliaia di inglesi ubriachi pronti a “caricare” i tifosi italiani. Fu tutto sbagliato anche la vendita dei biglietti, troppi, e infine anche il mancato divieto di vendita di alcol.

D – Entrati allo stadio avevate avuto il sentore che potesse accadere qualcosa? Avevate capito la gravità della situazione?

R – Eravamo a conoscenza delle “turbolenze” dei tifosi del Liverpool. Arrivando allo stadio avevamo incontrato inglesi ubriachi e avevamo sentito parlare di risse, ma non pensavamo che la situazione potesse degenerare in questo modo. L’anno prima a Roma c’era stato l’incontro con il Liverpool, in uno stadio grande il doppio, non c’erano stati problemi e tutto era stato gestito bene. Come avremmo potuto immaginare che i belgi sarebbero potuti essere tanto disorganizzati? Qualche tempo dopo si venne a sapere che il Papa, Giovanni Paolo II, quindici giorni prima del mach era andato in visita a Bruxelles e per l’occasione erano stati impiegati i corpi d’elite specializzati nell’ordine pubblico. Il giorno dell’incontro erano tutti ferie.

D – E le forze dell’ordine presenti allo stadio, come intervennero?

R – I poliziotti sul campo erano davvero pochi, io ne contai 5 o 6. Mi dissero che molti erano impegnati fuori dallo stadio, nessuno si rese conto che il rischio e la situazione da tenere sotto controllo era all’interno. Appena iniziò lo spostamento di massa, qualche italiano riuscì a fuggire ‘invadendo’ il campo, ma fu preso a manganellate. Il servizio di sicurezza non era stato nemmeno addestrato sui colori delle maglie delle due squadre, non riuscivano a riconoscere gli hooligans dai tifosi italiani.

D – Le autorità calcistiche decisero comunque di far disputare la partita, è stata una scelta giusta?

R – Assolutamente sì. Sarebbe stato un gesto folle non far disputare la gara. Sarebbero venute a contatto le curve e si sarebbe scatenato l’inferno.

D – Qual è il modo migliore per non dimenticare i 39 morti?

R – Un buon esempio lo ha dato la curva della Juve nel corso dell’ultima partita contro il Napoli, issando uno striscione con i nomi dei 39 tifosi morti nella tragedia. Non bisognerebbe parlare solo di numeri, ma raccontare storie per far capire e non dimenticare. Mi piacerebbe che il Coni, la Uefa, la Lega insomma le autorità calcistiche organizzassero un minuto di silenzio, anche in tutti gli stadi, domenica prossima per il trentennale.

(Credit: AGI)

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