Appello per un’insurrezione civile
Il crollo del cavalcavia sulla A14 è l’ultimo episodio di una storia drammatica che può diventare tragica: la dissoluzione dell’Italia come Paese unito. Non sarebbe un epilogo felice, ma l’anticamera di una lunga pagina di terrore. Serve una scossa civile, perché l’Italia può essere salvata solo da noi (e da chi la ama)
Di episodi potremmo elencarne un’infinità, tutti dolorosi per chi ama l’Italia e sente di onorare la propria Patria con lealtà civica e costituzionale, in un quadro di difficoltà evidenti, perché il cittadino perbene avverte di avere lo Stato come nemico, non come alleato.
Il crollo del cavalcavia sull’A14, nel tratto tra Loreto e Ancona, è l’ultimo di questi episodi tragici causati dalla idiozia di qualcuno che non ha operato con responsabilità. Saranno i magistrati a individuare le responsabilità penali, ma ci sono ambiti di responsabilità civica intollerabili e su cui tutti siamo obbligati a riflettere ed agire, pena un epilogo tragico per il Paese intero: la dissoluzione. Un disvalore, nonostante le premesse dell’Unità d’Italia, su cui sarebbe manieristico ritornare in questa sede.
Quindi, di fronte al disfacimento del Paese, dobbiamo farci un esame di coscienza e un esame di incoscienza, perché questo stato di cose è stato causato dalla disattenzione civica, dalla prevalenza del senso di appartenenza alla parte e non al Paese, dall’egoismo incivile di ciascuno di noi.
Serve, dunque, un’insurrezione civile, contro la cialtroneria e la corruzione della burocrazia, contro la qualità infima degli amministratori delle autonomie locali, contro la prevalenza della parte sul bene comune, il Paese, l’Italia.
Lo scivolamento verso la dissoluzione dell’Unità dell’Italia non sarebbe un valore, sarebbe la premessa di una oscura pagina di terrore, perché il Paese frammentato sarebbe preda di forze geopolitiche oscurantiste (apertis verbis: dell’imperialismo islamico che preme da Sud-Est) foriere di un arretramento civile.
Ciascuno di noi spernacchi i delinquenti dell’intelletto, che non agiscono cullandosi nel recinto dei propri stipendi più o meno corposi. Ciascuno di noi tolga il saluto personale agli amministratori locali inetti. Ciascuno di noi bersagli di critiche urticanti i cretini con responsabilità pubbliche, rimanendo nel recinto della critica civile, ma con la forza del sarcasmo che fa saltare i nervi.
Studi americani dimostrano che le burocrazie possono bloccare uno Stato semplicemente applicando alla lettera le regole di funzionamento delle strutture nazionali.
Serve un ribaltamento del paradigma, perché la burocrazia italiana – in ogni ambito del servizio pubblico – senta addosso gli occhi del cittadino. Una battaglia che merita un impegno combattente: salvare l’Italia e renderla più civile per i nostri figli e nipoti. Non possiamo fallire in questa battaglia di civiltà, che coinvolge tutti gli italiani e tutti coloro che – pur non essendo italiani di nascita – amano questo Paese come parte della Patria comune Europa.
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